Le Répondeur, di Fabienne Godet

In programma oggi al Nuovo Sacher di Roma per i Renzez-vous del cinema francese, il film gioca con la tematica dell’identità e crea la giusta tensione drammatica per i risvolti comici

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OPEN DAY FILMMAKING & POSTPRODUZIONE: 23 maggio

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Le Répondeur è il sesto lungometraggio della regista francese Fabienne Godet, conosciuta soprattutto per Sauf le respect que je vous dois e il malinconico Une place sur la Terre. Il nuovo film dell’autrice è stato presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Commedia di L’Alpe d’Huez, dove ha vinto il Premio del Pubblico, e approda ai Renzez-vous del Cinema Francese a Roma. Al centro della storia c’è Salif Cissé nei panni di Baptiste, un imitatore di talento che fatica a guadagnarsi da vivere con la sua arte. Per questo motivo decide di accettare la proposta di lavoro di Pierre Chozène, interpretato da Denis Podalydès.

Pierre è uno scrittore riservato, che disturbato dalle continue telefonate di ex mogli, parenti ed editori, non riesce a dedicarsi interamente al suo libro. Pierre propone a Batipste di diventare la sua segreteria telefonica e di rispondere alle chiamate al posto suo. Batipste non si limita ad imitare la voce di Pierre, ma inizia ad impersonarlo, dando il via ad una catena di situazioni buffe e risvolti comici. Batipste, per mettere ordine alla ingarbugliata vita di Pierre, entra in contatto con sua figlia, ritrovandosi nel bel mezzo di un triangolo amoroso. Alla fine, nonostante la situazione gli sfugga di mano, riesce a sistemare le cose.

L’interpretazione di Salif Cissé ha divertito il pubblico non solo per la riuscita imitazione vocale, ma anche per il ritratto autentico di una mascolinità più umana e meno stereotipata, fatta di emozioni e sensibilità. Nonostante la sua natura di commedia, il film esplora tematiche sentite ed attuali, come la dipendenza dai cellulari e, soprattutto, come questi sostituiscano l’incontro tra le persone, familiari o amici che sia. Qui non si parla della vita iperconnessa dei giovani, ma di quella di un uomo adulto, che si rende conto di quanto i dispositivi lo allontanino dalla vera connessione: quella con sé stesso attraverso l’arte.

Il film gioca con la tematica dell’identità e del doppio, che crea la giusta tensione drammatica per i risvolti comici. Batipste reinventa il personaggio di Pierre, inventando situazioni e improvvisando risposte, così da creare come una sorta di terzo personaggio, con la voce e il nome di Pierre, ma l’anima e la spontaneità di Batipste.

Non è la prima volta che Fabienne Godet indaga sulla questione della comunicazione e dell’identità; anche nei suoi film precedenti infatti approfondisce la questione da un punto di vista psicologico e intimo. Quindi, nonostante Le Répondeur sia una commedia e quindi con una dinamicità cadenzata dal punto di vista dei dialoghi, dall’altra parte il montaggio non è mai invadente. Al contrario, lascia spazio ai personaggi di esprimersi, non solo attraverso le parole, ma anche attraverso l’arte del corpo, così da creare connessioni più intime. La tecnologia, specialmente in questo periodo storico, può svolgere un ruolo determinante per le trame cinematografiche che affrontano il presente. Ne è la prova una delle commedie francesi più riuscite dell’ultimo decennio, ossia Imprevisti digitali di Délepine & Kervern che, un po’ come in Le Répondeur, parte da una premessa sociologica, sfocia in risvolti ed imprevisti divertenti, per poi concludersi con una riflessione più intima sulle relazioni umane e sulla verità dietro le apparenze.


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