Le Trompe d'oeil del cinema di Jarmusch ovvero "l'ossimoro jarmusciano".

Il cinema di Jarmusch è disorientante perché basato sull'impossibile incontro fra personaggi che vivono in universi paralleli e dunque incapaci di trasmettersi alcunché.
Ritorno su "Broken Flowers"

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Mentre scorrono i titoli di coda di Broken Flowers lo spettatore resta inchiodato alla sua poltrona cercando di far tornare i conti di ciò che ha appena visto. Certo il finale che non dà risposte e, anzi, azzera tutte le congetture portate avanti per quasi due ore contribuisce molto a quel senso di straniamento che si prova alla fine del film; anche se chi conosce il cinema di Jarmusch ha da tempo imparato a non aspettarsi risposte, ma solo domande dai suoi film.

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Eppure, oltre al finale, c'è ancora qualcosa di non risolto. Un senso quasi di incredulità già sperimentata alla fine degli ultimi lavori del regista (Ghost Dog e Dead Man) ma anche di opere precedenti tipo Daunbailò e Tassisti di notte.


Una sensazione, se vogliamo, molto simile a quella che si prova guardando i famosi quadri di M.C. Escher (ad esempio "Relatività") nei quali gli elementi presi singolarmente sono normali (e rassicuranti) mentre l'insieme è assurdo (e straniante).


Come Escher, anche Jarmusch ci inganna senza farci capire in quale punto, in quale momento la visione diviene irreale. A differenza di Escher però questa tensione non esplode ma rimane confinata ad una sensazione, ad un pensiero laterale che ci rende inquieti per qualche minuto lasciandoci quasi subito ad una malinconia che facilmente associamo al triste finale di questa ma anche delle altre storie


 

A cosa è dovuto veramente questo senso di malinconia, dove si nasconde "l'inganno" del cinema di Jarmusch?


Se confrontiamo i suoi ultimi tre film (escludendo naturalmente Coffee and Cigarettes) vediamo subito che sono basati su un'evidente contrapposizione: solitudine/dipendenza, "l'ossimoro jarmusciano" appunto. I protagonisti, William Blake, Ghost Dog e Don Johnston, sono, al tempo stesso, persone irrimediabilmente sole (tranne Winston, anche gli altri personaggi di Broken Flowers, come dei precedenti film, sono persone sole) la cui vita, però, dipende da altri (ecco la contraddizione e "l'inganno"). Ad esasperare l'ossimoro, poi, c'è il fatto che queste persone sono estremamente lontane dai protagonisti. William Blake si affida ad un indiano che si esprime per metafore incomprensibili; Ghost Dog, samurai afroamericano, dedica la sua vita al servizio di un ridicolo mafioso italoamericano; ed anche Don Johnston si lascia guidare da Winston che (benché suo amico) è una persona con cui non ha nulla in comune (anzi, a ben vedere, è totalmente impossibile che in una qualunque città americana possano essere vicini di casa visto che mai e poi mai due case come le loro potrebbero essere nello stesso quartiere!).


Dunque il cinema di Jarmusch è un cinema che disorienta perché basato sull'impossibile incontro fra personaggi che vivono in universi paralleli e per questo incapaci di trasmettersi alcunché, ed infatti, nessuno esce mai arricchito da questi incontri. Ma nello stesso tempo, è un cinema fatto di solitudini nel quale i rapporti umani sono frutto di un'illusione ottica (un inganno). Tanto è vero che, per lo sviluppo della storia, i comprimari sono ininfluenti; potrebbero addirittura non esistere affatto, essere semplici "amici immaginari" ai quali i protagonisti (e noi con loro) si aggrappano per dare un senso alla loro vita. Ma che esistano o meno in realtà, per loro e per noi, non fa alcuna differenza, da soli vivono, uccidono e muoiono lasciando noi ad immalinconirci sulla nostra solitudine.

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