Le variabili dipendenti, di Lorenzo Tardella

Un delicato racconto di maturazione sessuale con al centro le tumultuose acque del desiderio acerbo e immaturo. Cortometraggio presentato nella sezione Generation Kplus della Berlinale 2022

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Cosa accade quando si è attratti da qualcuno per la prima volta? Come si supera la paura dei proprio desideri? Le variabili dipendenti, cortometraggio prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia e presentato nel concorso della sezione Generation della Berlinale 2022, sembra affrontare proprio i suddetti quesiti. Pietro e Tommaso sono alle porte dell’adolescenza, in quella fase di mezzo tra l’infanzia e l’età adulta, un momento unico nella vita di una persona, ancora alla continua ricerca e scoperta di sé. Sono loro le “variabili dipendenti”, due incognite in pieno sviluppo ed evoluzione legate da un’attrazione che non riescono a comprendere fino in fondo. All’apparenza sono i perfetti opposti: Pietro è introverso, timido e studioso, mentre Tommaso è fin troppo spigliato e disinvolto. Al contrario, è proprio Pietro il soggetto dello sguardo, colui che in qualche modo cerca il contatto visivo e fisico con Tommaso, forse semplicemente perché tra i due è quello più curioso, quello che si pone più domande. La ricerca della propria intimità si concretizza per la prima volta a teatro, protetti dal buio della sala mentre risuonano le note di Vivaldi. Il primo bacio nasce come una sfida, un gioco proibito ma eccitante, nel quale la soddisfazione massima è scoprire che l’altro vuole quello che vuoi tu, desidera e prova quello che provi tu.

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Sarebbe potuto finire tutto lì, racchiuso nel fugace istante di un gioco proibito, ma quello stesso pomeriggio il più spigliato dei due, Tommaso, invita l’altro a casa sua. Qui i due ragazzi proseguono l’atto di esplorazione reciproca, non più “nascosti in piena vista” ma soli. La camera di Tardella accarezza i volti dei suoi protagonisti con grande dolcezza, esplorandone i corpi e e le espressioni da vicino ma senza soffocarli. Il regista sembra spiare senza disturbare, finché Pietro non scorge l’obiettivo dietro una pianta, in quel momento lo spettatore e il regista sono chiamati in causa. Lo sguardo di Pietro cerca e trova qualcuno diverso da sé, qualcuno in cui rispecchiarsi, lo stesso che tenta di fare con Tommaso. Ma l’altro non è ancora pronto, o forse non lo sarà mai. Per la prima volta nella sua vita, Pietro assapora l’amarezza del rifiuto, il vuoto dopo il salto nel buio. L’infanzia è ormai finita.
Le tumultuose acque del desiderio erotico acerbo e immaturo sono il fulcro di questo cortometraggio di Lorenzo Tardella. Un racconto di maturazione sessuale molto delicato che lavora perfettamente sul non detto come fondamentale veicolo narrativo. In particolare, stupisce l’abilità del regista nel dirigere attori giovanissimi in parti così complesse, riuscendo a creare la chimica necessaria a coinvolgere e convincere lo spettatore.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
2.89 (18 voti)
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