Leatherface, di Alexandre Bustillo e Julien Maury

Leatherface ha un volto nuovo, diverso da quelli indossati finora e, sebbene possa sembrare poco familiare a chi ha amato il mostro di Tobe Hooper, l’esperimento centra pienamente l’obiettivo

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Chi è Leatherface? Una creatura al limite tra l’umano e il mostruoso, che si nasconde dietro una maschera in pelle umana e non si separa mai dalla sua motosega, pronta a fare pezzi chiunque gli si pari davanti. Questa è l’immagine del mostro che Tobe Hooper ha scolpito nella storia del cinema e nella nostra mente nel 1974 con il suo Non aprite quella porta, e che tutti i cineasti che hanno seguito le sue orme hanno lasciato intatta. La storia di Leatherface è stata saccheggiata all’infinito tra sequel, prequel e remake, ma l’intreccio dei film della saga è rimasto quasi sempre lo stesso, con il solito gruppo di amici che si perdono nel deserto Texano, vengono catturati, torturati e brutalmente uccisi da una famiglia di cannibali con a capo lo spietato Leatherface.
Screen-Shot-2017-07-19-at-8.35.44-AMQuesta volta però Alexandre Bustillo e Julien Maury hanno deciso di riscrivere la storia da una prospettiva completamente diversa, ripartendo dalle origini del mito, dal momento in cui il male si è impossessato del figlio più giovane della famiglia Sawyer e ha trasformato l’uomo in mostro. Tutto ha inizio nel 1955, quando Leatherface non esiste ancora, e al suo posto c’è è solo un ragazzo nato per caso in una famiglia di assassini, che non aspetta altro che iniziarlo al massacro di innocenti. Quella degli omicidi, dei bagni di sangue e dei pasticci di carne umana è l’unica realtà che Jed conosce, fino a quando lo sceriffo, dopo aver perso la figlia per mano dei Sawyer, non lo fa rinchiudere in un istituto per ragazzi problematici, dove viene completamente cancellato il suo passato, persino il suo nome. L’istituto raccoglie gli individui considerati potenzialmente pericolosi per la società, violenti, malati, e disadattati di ogni genere. Jed si nasconde tra loro, ma non c’è nulla nel suo atteggiamento che faccia presagire il mostro che sarebbe diventato. La quiete però viene turbata da una ribellione notturna, in cui Jed riesce a figgire dall’istituto insieme a un gruppo di pazienti e a un’infermiera di belle speranze.

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DSC_0655.NEFEd ecco servito il viaggio di formazione del mostro, la strada ancora non battuta su cui si forgia l’assassino, e questo senza dubbio è l’aspetto più interessante di Leatherface dei francesi Alexandre Bustillo e Julien Maury. Il sangue, il brivido e persino i dettagli più raccapriccianti della storia ci sono tutti, ma il teatro del massacro non è più il vecchio mattatoio dei Swyer, o la cantina in cui il mostro si nasconde dal mondo, ma uno spazio aperto, indefinito, in cui tutto può succedere e chiunque può essere ridotto in poltiglia se si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non ci sono schemi predefiniti nelle uccisioni, nè sviluppi prevedibili, tutto è in divenire, così come i nuovi mostri che si trovano incredibilmente a loro agio nei loro primi giorni di libertà. Tutta l’energia compressa dai ragazzi nel lungo periodo di reclusione, unita al desiderio di rivalsa verso le angherie subite, esplode in una violenza inaudita e lascia libero sfogo alle perversioni più cruente.
DSC_4819.NEFAccompagnando passo dopo passo il loro viaggio on the road, Bustillo e Maury esplorano tutte le possibili declinazioni dell’orrore, dal thriller allo slasher, creando una costante sensazione di angoscia nello spettatore, che trova una sorpresa dietro ogni angolo. Leatherface ha finalmente un volto nuovo, diverso da tutti quelli che ha indossato fino ad ora e, sebbene la sua nuova immagine possa sembrare poco familiare a tutti coloro che hanno amato il mostro di Hooper, l’esperimento cinematografico di Bustillo e Maury centra pienamente l’obiettivo e riesce a dare nuova vita a un personaggio ormai incartapecorito dalle innumerevoli versioni del classico dell’horror. Paragonare Leatherface al film capostipite della saga sarebbe al limite della blasfemia, ma ciò nonostante il lavoro dei registi francesi si afferma non solo come uno dei migliori tra quelli dedicati al personaggio, ma anche come l’unica pellicola che abbia avuto il coraggio di scavare nel passato di uno dei killer più spaventosi del Texas e di andare dritto alla fonte della sua sete di sangue.

Titolo originale: id.
Regia: Alexandre Bustillo, Julien Maury
Interpreti: Finn Jones, Stephen Dorff, Lili Taylor, Nicole Andrews, Sam Strike, Sam Coleman, Vanessa Grasse
Distribuzione: M2
Durata: 90′
Origine: USA, 2017

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