Legend, di Brian Helgeland

Discontinuo, indeciso tra un racconto più classico e tentazioni di forme frammentarie contemporanee, rimane però forse la performance più divertente e irresistibile della carriera di Tom Hardy

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Chiunque abbia praticato il nuoto agonistico nel ruolo di “delfinista” ricorderà quella seconda giornata delle finali dei campionati regionali in cui a pochissima distanza di tempo si disputavano le batterie dei 200m farfalla, e poi quelle dei temutissimi 400 misti. Per chi gareggiava in entrambe, una giornata da scorpacciata di nuotate a delfino, le più faticose. Ad ogni modo: il Tom Hardy che incarna Reggie Kray è un 200 delfino, una gara tattica e spossante, se non ti giochi bene le energie. Ron Kray fa invece la figura spaccona di chi nuota i 400 misti, dimostrando di eccellere nei diversi stili, ma soprattutto attaccando istintivamente nelle frazioni in cui sei fisicamente più portato, per giocare poi a mantenere la posizione quando sei più debole. Il film di Helgeland è come nuotare queste due gare nella stessa giornata di finali dei regionali, probabilmente anche come nuotarle in contemporanea. E’ chiaro che potrai sempre bullarti del tremendo sforzo della prestazione, e magari finisce che porti anche a casa qualche medaglia. Ma al di là della dimostrazione di preparazione prettamente muscolare, devi assolutamente trovare un equilibrio interno alle forze che metterai in acqua, altrimenti finirai a sbilanciarti fino a nuotare più veloce solo nella gara condivisa a fine giornata, che solitamente era una staffetta 4×100 misti (io, ad esempio, non mi sono mai spiegato perché tirassi fuori il tempo migliore sui 100 delfino proprio per la staffetta).

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tom hardy ed emily browning in legendHelgeland qui perde più di una volta la bussola del racconto della violentissima ascesa criminale dei gemelli gangster nella Londra degli anni ’60, eccede nei toni e nella grossolanità a volte, liscia clamorosamente in altre. Finisce così per funzionare meglio negli istanti “raccolti”, come nelle belle sequenze a casa della madre dei gemelli, che come affresco abbozzato di un’epoca.
Chiunque si sia impegnato in sport individuali sa che può succedere di non tenere il controllo sulla distanza: il risultato è che il campo viene totalmente lasciato al doppio Tom Hardy (che ha tra l’altro il fisico proprio del nuotatore di farfalla…), che se lo prende con gioia e baldanza, fissando una buona volta sulla scena le due anime artistiche che abitano l’attore, quella più elegante e strutturata che viene fuori in Reggie, e quella brutalmente animalesca e nervosa, chiaramente Ron. E’ forse la performance più divertente e irresistibile della sua carriera, da mettere al fianco del boss contrabbandiere di Lawless come fosse un terzo gemello, o un avo dagli States.

tom hardy charley palmer merkell legendGià dal titolo, Legend poteva essere il testo filmico definitivo di Helgeland, che con la figura del Mito e delle creature tra Storia e Leggenda ci ha costruito l’intera carriera di sceneggiatore per, tra gli altri, Eastwood (appunto), Tony e Ridley Scott (Robin Hood, per dire), e che ha da sempre una predilezione per gli adattamenti da fonti letterarie (in questo caso il libro del 1972 The profession of violence di John Pearson), come quell’LA Confidential che gli fruttò l’Oscar.
Il risultato è invece sfortunatamente discontinuo, indeciso tra un racconto più classico e tentazioni di forme frammentarie contemporanee, come il divario mostruoso che c’è tra la solida fotografia di Dick Pope, ovvero l’occhio prediletto di Mike Leigh, e la terribile e pacchiana colonna sonora firmata da Carter Burwell.

Al netto del peso di Hardy, e del punto importante di essere un blockbuster dedicato ad un gangster dichiaratamente omosessuale, con scagnozzi-amanti e continui riferimenti alla propria vita sessuale gay nei dialoghi, rimane soprattutto la fragile e calibratissima interpretazione di Emily Browning nel ruolo della donna di Reggie, capace di rivelare con gli occhi e con il doloroso sorriso quello che la sceneggiatura su di lei lascia soltanto sottinteso.

Titolo originale: id.

Regia: Brian Helgeland

Interpreti: Tom Hardy, Emily Browning, David Thewlis, Christopher Eccleston, Chazz Palminteri

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 131′

Origine: Gran Bretagna 2015

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