L’Ennesimo Film Festival e il primo Metaverso

In una giornata di pioggia, provvidenziale in un periodo di estrema siccità, abbiamo testato il Metaverso e la sala virtuale dell’Ennesimo Film Festival di Fiorano Modenese

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Venerdì 6 maggio alla stazione di Reggio Emilia piove a dirotto. La perturbazione si ammansisce con l’accorciarsi del tragitto in macchina verso Fiorano Modenese, da 7 anni sede dell’Ennesimo Film Festival. Comunque, non si placa del tutto, riducendosi al massimo a una pioggerella sottilissima che bagna ogni superficie a contatto diretto col cielo: il campanile del santuario della Beata Vergine del Castello, le fabbriche del distretto ceramico, lì dal tempo degli Estensi, e i luoghi principali del Festival, la graziosa piazza su cui dà il Teatro e la biblioteca immersa nel verde. Insieme fanno una zona che, come spiega Roberto Mezzalama nella presentazione del suo libro Il clima che cambia l’Italia, sono state bagnate da solamente un terzo delle piogge stagionali previste. Ultima delle evidenze con cui l’ingegnere ambientale, legato al Politecnico di Torino e Harvard, fa notare al pubblico che il riscaldamento globale non è più un ospite indesiderato che sta per bussare alla nostra porta, ma un nuovo inquilino in pianta stabile.

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Nonostante dalla fine della presentazione moderata da Riccardo Staglianò, direttore del Venerdì di Repubblica, non si possa che guardare con un pizzico di gratitudine lo scomodo clima uggioso, il grigiore permane fino al mattino successivo. Il rumore della pioggia è la voce delle cose, i vetri e il ferro della biblioteca sono in una discussione serrata, tra i seminari di Lacan e La donna di Willesden di Zadie Smith. Mettiamo il casco per la realtà virtuale, in mano i due joystick e indossate le cuffie. Cala il silenzio.

Basta premere un tasto e siamo dentro il Metaverso, più precisamente nella hall della sala virtuale creata appositamente per l’Ennesimo Film Festival. La somiglianza con quella del Teatro in cui la sera prima è stata proiettata la prima tranche di cortometraggi della selezione ufficiale è resa vaga dall’aspetto cartoonesco. Eppure, la reattività dei movimenti è talmente immediata da dare una contrastante sensazione di realtà. Presa confidenza con i controlli, questi un po’ più macchinosi, ci si avvia verso la sala virtuale, dove ci sono file di poltrone con cuscini e pop-corn. Sullo schermo della sala virtuale, esauritosi un conto alla rovescia, parte la proiezione di Meta, cortometraggio di Laure Delafosse, la storia di cinque personaggi che a detta loro hanno cinque minuti per vincere l’oblio attraverso una storia.

Durante i primi minuti del corto, altri avatar entrano nella sala, e notiamo che si possono agguantare e lanciare gli oggetti nella sala. Ingaggiamo una battaglia con un avatar con una cresta da punk. Nonostante la convinzione di aver padroneggiato la rinnovata arte del lancio del cuscino, ne usciamo palesemente sconfitti. E’ possibile però teletrasportarsi con un altro tasto per poter quindi scalare le superfici più improbabili della sala, compenetrandosi con il tetto della sala, a guardare i “confini del mondo” virtuale, un orizzonte con terra e cielo grigi che si perde all’infinito. Quante inedite narrazioni, azioni, dialoghi possano nascere in quel grigiume? Rimangono solo gli ultimi momenti di Meta, decontestualizzati e ancor più folgoranti: dopo che un personaggio ha sparato a un altro, uno stacco segue il cursore che si muove al contrario su una pagina di sceneggiatura, cancellando tutto. I personaggi infine si sfaldano in mille pixel.

Tolto il casco, fuori dalla biblioteca il prato e gli alberi sono di nuovo verdi. La pioggia ha smesso di cadere.

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