L'entusiasmo di un comico Zen



Riflessioni sullo spirito, sul Presente. Piccole perle di vita vissuta, passando per tutte le figure del cinema. L'entusiasmo e la passione di Angelo Orlando, uno che non si è “mai preso troppo sul serio”.

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Angelo Orlando Sentieri SelvaggiVenerdì 16 Aprile, a Sentieri Selvaggi è arrivato una sorta di monaco Zen. Anche se più che monaco è un comico. Anche se più che comico è uno scrittore, sceneggiatore, regista, attore versatile. Ma quest'aurea da santone, ad Angelo Orlando, sembra proprio confacente: “è pure pelato!”, viene da dire, citando Celine, la protagonista del suo film Sfiorarsi.
    Orlando, inzia la chiacchierata con il pubblico della scuola, prefiggendosi un obiettivo: trasferire entusiasmo; perchè chi compie la scelta di lavorare in questo campo, lo vedrà minato continuamente, perchè “parlare di cinema in Italia è da piangersi addosso”. Palesando questa tragica  verità, Orlando la rende quasi inoffensiva, discorrendo sulle necessità intime di un artista, il quale non può fare altro che nutrirsi di arte, nonostante le immani difficoltà. “Un buon artista è colui che sperimenta il suo stesso entusiasmo”, per creare le sue opere.
    Rivolgendosi ai moltissimi (aspiranti) sceneggiatori presenti in sala, Orlando spiega che devono essere pronti a ricevere tutto ciò che li circonda. La loro arte è riportare tutto al presente, un'operazione che normalmente nella vita non si compie. Nell'esercitarsi a vivere il presente, “mi sono accorto di quanto sono importati gli altri”, confessa Angelo-Zen, perchè tutti sono narratori di storie. È una necessità/abilità dell'uomo – senza contare, che prima dell'avvento della scrittura, il racconto era l'unico mezzo d'insegnamento. Lo sceneggiatore deve essere una spugna e assorbire le storie che sente e renderle sue – “Tu sei un ladro della nostra vita”,viene rimproverato ad Angelo-, attraverso la tecnica fornitagli dal suo mestiere: la struttura in 3 atti, in cui si verificano azioni, eventi e lo sviluppo dei personaggi. Una struttura che, fa notare Orlando, ci viene fornita dalla vita stessa: nascita, crescita, morte: i 3 atti ontologici.  
E in tutto questo sembra perfetta la frase del religioso Shunryu Suzuki :“Lo Zen non è una forma di esaltazione, ma è la concentrazione nelle nostre attività quotidiane”. Soprattutto pensando al lavoro che uno scrittore deve fare quando si trova davanti la fatidica pagina bianca: “la fantasia va educata”, non le si può dare libero sfogo per riempire il foglio bianco. Tutto deve partire da sé stessi: la volontà di stare davanti a quel foglio, la volontà di  scrivere, porta al “miracolo del riempimento della pagina bianca”.
    Ma l'artista deve anche confrontarsi con una realtà esterna: il Mercato. “L'artista non dovrebbe essere condizionato dal mercato, ma la sceneggiatura è incompleta, perché ha bisogno di essere/diventare film”. La macchina del cinema italiano è limitante, ma, rivela Orlando, “è bello anche per questo”, perchè è un ostacolo che stimola l'artista a superarlo. Quindi, l'entusiasmo non deve essere minato dal sistema, ma alimentato dalle sfide che pone.

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Angelo Orlando
Sentieri Selvaggi
La stessa filosofia deve essere utilizzata per i fondi, necessari alla realizzazione di un film. “I problemi dei finanziamenti cambiarono la sceneggiatura di Sfiorarsi”, racconta Angelo. Il vero lavoro è stato l'adattamento artistico, a quello produttivo.
Eppoi, di norma, la sceneggiatura muta durante le riprese. Come pure in fase di montaggio. Soprattutto con l'evento del digitale, che, sì, ha abbassato i costi, ma ha dilatato enormemente i tempi: non essendoci più l'angoscia di sprecare la costosa pellicola, “non si ha riserve nel girare, anche senza il ciak” e ci si ritrova con una quantità abnorme di girato da visionare al montaggio.
Insomma, Orlando sembra volerci dire che la storia ideata non ha mai fine, a meno di arrivare alla distribuzione. E di fatto augura agli sceneggiatori di non girare le storie che scrivono, ma di trovare un regista che si innamori del loro progetto, in modo da poter considerare chiuso quel lavoro e iniziare la stesura di un altro.  

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    Infine, l'attore. Angelo racconta la sua esperienza con i bambini. “Per loro tutto è gioco e se gli fai perdere questa dimensione con le tue preoccupazioni tutto è perduto” – “a play is a play”, dice il grande Peter Brook. È la modalità più vera, pura e naturale della recitazione. Quella più potente, perchè l'attore si deve mettere in relazione a ciò che lo circonda, “l'attore ascolta e prende energia dagli altri”, come avviene nella realtà, fuori dal palco, fuori dal set.         
Il rapporto tra regista e attore può essere idilliaco o conflittuale a seconda dei desideri delle parti in gioco: Orlando è interessato alla verità, perchè crede che il Cinema sia “quasi la verità” e che esso sia fatto dagli attori: loro deve essere il campo d'azione e “il regista deve stare nell'ombra”, attendendo che la sua idea venga espressa al meglio.
    Riflessioni sullo spirito, sul Presente. Piccole perle di vita vissuta. L'entusiasmo e la passione di Angelo Orlando, uno che non si è “mai preso troppo sul serio”.

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