L’era glaciale: In rotta di collisione, di Mike Thurmeier e Galen T. Chu

Una formula ormai sin troppo collaudata per il quinto capitolo della saga, che dopo quattordici anni rischia di estinguersi

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Dal 2002 a oggi L’era glaciale si conferma uno dei franchising d’animazione più longevi: con cinque capitoli e due spin-off all’attivo, la saga prodotta dalla 20th Century Fox e dai Blue Sky Studios ha registrato incassi da record. Merito, forse, di diversi fattori, primo fra tutti una formula sin troppo collaudata che si evolve lentamente nel tempo, apportando lievi modifiche in linea con le mode e i gusti del pubblico. Anche questo sequel, In rotta di collisione, presenta una trama d’avventura piuttosto semplice, nella quale si inseriscono nuovi personaggi e tematiche sempre attuali.

Il motore della storia, al solito, è lo scorbutico Scrat che, nel tentativo di proteggere il suo tesoro finisce nello spazio, dove provoca la formazione di un meteorite che distruggerà la Terra. Spetterà a Manny, Sid, Diego e al loro vecchio amico Buck salvare il pianeta dall’imminente catastrofe.

Lo storico sceneggiatore della saga Michael Berg questa volta punta la penna molto in alto (fisicamente parlando) creando due linee narrative parallele e distanti che però riescono a intersecarsi: il rocambolesco viaggio di Scrat a bordo di un ufo si ripercuote sulle vicende deiICE AGE 5 protagonisti, generando una serie di reazioni a catena divertenti e al limite del credibile. Accanto a questa comicità di tipo fisico, che risulta essere l’elemento più riuscito benché non memorabile, si sviluppa la classica riflessione sul rapporto genitori-figli: Pesca, la figlia di Manny, è infatti cresciuta e progetta di andare a vivere insieme al suo nuovo fidanzato Julian (che vediamo comparire per la prima volta); equilibri destabilizzati, liti familiari e normali apprensioni paterne sono il leitmotiv di questo capitolo – laddove nel quarto veniva affrontata l’adolescenza della giovane elefantessa.

In tal senso L’era glaciale è un prodotto che si rivolge a un pubblico trasversale, bambini, ragazzi e adulti; una formula ormai imperante per quel che riguarda l’animazione – come ci insegna la Disney – ma che rischia di fallire se non si prova a cambiare un po’ rotta. I risultati al box office, almeno per ora, sembrano ICE AGE 5

confermare questa ipotesi: al 21 agosto il film ha incassato circa 315 milioni di dollari nel mondo, una cifra decisamente sottotono se confrontata con le precedenti. Ciò sta a significare che non bastano più gag (im)probabili, conflitti generazionali, citazioni cinematografiche o un nuovo personaggio per destare interesse; servirebbe proprio un rinnovamento strutturale, un po’ come è stato fatto ad esempio per Toy Story, senza ovviamente andare a tradire lo spirito alla base del film. D’altro canto bisognerebbe anche saper mettere un punto in fondo alla pagina, frenare l’eccessivo sfruttamento del marchio per evitare una completa estinzione (stesso discorso per il mondo dei giocattoli, che si appresta a tornare con un altro capitolo).

Titolo originale: Ice Age: Collision Course
Regia: Mike Thurmeier, Galen T. Chu
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 99’
Origine: USA, 2016

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