"L'estate di Martino", di Massimo Natale
Estate come metafora di giovinezza e surf come metafora di libertà, in un percorso di crescita tipico del Bildungsroman e delle favole. L'estate di Martino va, però, oltre questa parabola a partire dai ricordi, in un processo di evocazione e stratificazione. Opera prima di Massimo Natale, unico film italiano in corcorso nella sezione Alice nella città dell'ultimo Festival di Roma

Estate come metafora di giovinezza e surf come metafora di libertà, in un percorso di crescita tipico del Bildungsroman e delle favole, come quella di Dragut che la madre narrava a Martino quando era piccolo. Una crescita che avviene attraverso il superamento di ostacoli, siano essi delle onde troppo grosse o una figura paterna autoritaria, grazie al confronto con il capitano-aiutante magico, un incontro che lascerà il segno nel ragazzo, e ancor di più nell'uomo, sclerotizzato dalla rigide regole della vita militare, ma ancora tanto sensibile da cercare il dialogo e non un semplice scontro. L'estate di Martino va, però, oltre questa parabola, grazie alla felice sinergia tra la sceneggiatura di Giorgio Fabbri (vincitore del Premio Solinas 2007) e la regia di Natale. E per capirlo bisogna partire da ciò che resta solitamente dell'estate: i ricordi, come le tante fotografie scattate da Silvia che vanno a riempire l'album delle vacanze, in attesa di ingiallire, segnate dalla patina del tempo. La storia che prende vita su quella spiaggia deserta, un non luogo a tratti magico, a tratti perturbante nel suo essere presagio di ciò che sta per accadere, è al tempo stesso simbolo e significante. Simbolo di quella favola materna che intervalla il racconto, un ricordo nel ricordo che segna profondamente il ragazzino e il suo destino. Significante proprio di quelle fotografie, traccia di un passato vissuto dai personaggi, che torna, a volte semplicemente evocato da uno sguardo, come lo spettro del Vietnam negli occhi del capitano Clark. Forse è proprio l'evocazione di un passato non direttamente esperito, nella stereotipizzazione dei giovani dell'epoca, a essere l'unico limite di un film che altrimenti si presenta come un'interessante proposta.
Regia: Massimo Natale
Interpreti: Luigi Ciardo, Treat Williams, Matilde Maggio, Pietro Masotti, Marcello Prayer
Distribuzione: RAI Cinema
Durata: 85'
Origine: Italia, 2010