LETTE E… RIVISTE – Ingmar Bergman: "Un autentico atto suicida"

A 84 anni Bergman torna al lavoro con "Saraband" e, in un'intervista col regista Stig Biorkman, parla del cinema, la tv, i registi della sua terra, il Dogma…
Riparte la "storica" rubrica di Sentieri selvaggi, con traduzioni e recensioni delle riviste di cinema di tutto il mondo. Questo mese la britannica "Sight and Sound".

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"L'estate scorsa ho scoperto che stavo di nuovo aspettando un figlio. Proprio come Sara nella Bibbia, mi ritrovavo, attonito e sbalordito, in dolce attesa ad un'età avanzata. All'inizio mi sono sentito piuttosto male, ma poi è stato buffo e sorprendente avvertire il desiderio di maternità affacciarsi di nuovo in me". È così che Ingmar Bergman descrive i suoi sentimenti nei confronti del  nuovo progetto cinematografico, Saraband, le cui riprese cominciano questo mese […] Saraband è parzialmente legato a uno dei maggiori successi del regista, la serie televisiva Scene da un matrimonio (1973). Ma anche se la coppia Johan e Marianne ritorna in Saraband, Bergman non vuole che questo nuovo film venga considerato come un proseguimento diretto: "E' solo che conoscevo i due protagonisti talmente bene che potevo fare delle fantasticherie sul loro destino".

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Saraband si svolge tre decenni dopo Scene da un matrimonio. Dopo 30 anni di silenzio, Marianne va alla ricerca di Johan, che si è ritirato in campagna nella casa dei suoi nonni. Lì vicino vivono Henrik, figlio del precedente matrimonio di Johan, e sua figlia Karin, entrambi violoncellisti.[…]


 

 

Come Scene da un matrimonio e molti altri suoi film, Saraband è un pezzo da camera con un limitato numero di voci.


Il titolo evoca la bellissima suite per violoncello di Bach. In realtà la sarabanda è una danza per coppie. Viene descritta come molto erotica e fu proibita nella Spagna del 16mo secolo. Finì col diventare una delle quattro danze fisse nelle suite strumentali barocche, inizialmente come primo movimento, poi come terzo. Il film segue la struttura della sarabanda: ci sono sempre due persone che si incontrano. In dieci scene più un epilogo.


 


Aveva detto che Fanny e Alexander sarebbe stato il suo ultimo film. Ma poi ha girato molti film per la televisione.


Originariamente Saraband doveva essere un film per la tv. Ma quando ho finito la sceneggiatura non ero sicuro sul da farsi, così mi sono consultato con Earland Josephson. Saraband poteva funzionare benissimo anche per il teatro o per la radio. Ma alla fine abbiamo deciso che la tv era il medium migliore. Ora si parla di farlo uscire al cinema, ma occorrerà aspettare e vedere come si evolve. Uno dei principali vantaggi di un film-tv è che appare una sera e poi scompare. Fa il suo giro del mondo e poi viene dimenticato. C'è tanto chiasso attorno alle pellicole cinematografiche – vengono proiettate ai festival e nominate per premi di tutti i tipi. Forse è proprio questo che attrae i giovani registi, ma per me è piuttosto insignificante.


 

 

 


Il suo rapporto con l'immagine è sempre stato molto vigile.


Si, ma quando la telecamera assurge al ruolo di protagonista e diventa un fine in se stesso comincio a preoccuparmi. Questa era una questione interessante verso la fine dell'era del muto, quando i registi, sotto pressione per la minacciosa concorrenza dei film sonori, lasciavano che i movimenti di macchina diventassero più dominanti. Registi come Murnau e Von Sternberg o King Vidor provarono, in quest'ultimo precario frammento di tempo, a dare a un film il suo proprio linguaggio. Prendiamo ad esempio Murnau, che ne L'ultima risata si abbandonò a sperimentazioni con la macchina da presa in modo da creare un'espressione più poetica e suggestiva. Si tratta di film fantastici dove la cinematografia è la vera protagonista. […]


So che a voi piacciono i film del "Dogma", ma io trovo difficile fare i conti con la loro tecnica. Per me è solamente un trucco un po' manierista, e nemmeno tanto riuscito. Anche se considero Thomas Vinterberg un regista meravigliosamente dotato e Festen uno dei più bei film che abbia visto. Quanto a Lars Von Trier, credo che sia un genio, ma di quelli che non credono sempre nella propria genialità. È come sempre in fuga, mentre invece dovrebbe calmarsi e cercare qualcosa di interiore, guardare dentro di sé.


Si dice che ormai il concetto del Dogma richieda cinque persone per lavorare alla telecamera: una per tenerla, e le altre quattro per scuotere il cameraman. […]


 

 

Cosa ne pensa del cinema svedese attuale?


Vado a vedere ogni nuovo film che esce in sala – a volte può essere una seccatura, ma lo faccio. Negli ultimi due anni è comparsa una generazione completamente nuova di registi molto dotati tecnicamente. Tutti conoscono bene il proprio mestiere, ma l'unico che emerge dalla folla è Reza Parsa, il regista di Before the storm (Fore Stormen). […] E abbiamo anche Lukas Moodysson, un narratore cinematografico geniale. Fucking Amal è un capolavoro – l'ho visto innumerevoli volte e non vi ho trovato un solo difetto. Anche Together è buono, ma non resta impresso come il suo film di debutto. Modysson è un talento nel quale possiamo riporre le nostre speranze. Deve solo continuare a lavorare.


 


Proprio come lei…


Mio Dio! Il 2 Settembre si comincia a girare e tutto deve essere terminato entro la metà di Dicembre. È completamente folle da parte mia lasciarmi coinvolgere in tutto questo. Quest'estate compio 84 anni. È un autentico atto suicida! […] In tanti mi hanno contattato chiedendo se possono filmarmi durante le riprese. Tutti pensano che morirò da un momento all'altro e che sarebbe fantastico portarsi a casa un bel documentario. Un regista americano è stato davvero insistente, così alla fine gli ho detto di si per un'enorme somma di denaro. Pensavo che così me ne sarei liberato, e invece ha accettato, così ho dovuto dire di no anche a lui.


Sono anche in procinto di abbandonare il Royal Dramatic Theatre, lasciando la stanza che occupo dal 1963. Dirò arrivederci quando Saraband sarà terminato, e mi trasferirò una volta per tutte all'isola di Faro. A scrivere e guardare film. A questo punto, credo di essermelo meritato.

( intervista tratta da Sight and Sound, Settembre 2002, volume 12,
numero 9 – traduzione a cura di Marina Nasi)

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