LETTE E… RIVISTE – L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford attraverso l'obiettivo di Roger Deakins

The Assassination of Jesse James Il western di Andrew Dominik L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford vanta Roger Deakins come direttore della fotografia. In un momento magico per la carriera cinematografica dell’artista da anni legato ai fratelli Coen e ultimamente apprezzato nel recente In the Valley of Elah di Paul Haggis, scopriamo alcuni dei segreti celati dietro l’opera western interpretata da Brad Pitt. La conversazione con Robert Deakins è tratta dal numero di ottobre di American Cinematographer

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Jesse_JamesAmerican Cinematographer: è un fan dei film western?

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Roger Deakins: Oh, sì. Mi è sembrato che No Country fosse la rappresentazione di quanto più un film contemporaneo si potesse avvicinare ad un western di Peckinpah. Pat Garrett & Billy the Kid è uno dei miei film preferiti, insieme a Il mucchio selvaggio e Voglio la testa di Garcia. Questi film sono molti più che la somma delle loro storie; si concentrano su tematiche differenti, e a mio parere Jesse James e No Country hanno la stessa impostazione.

 

American Cinematographer: ci sono anche alcune inquadrature in Jesse James che riportano alla mente i film di John Ford – fotogrammi all’interno del fotogramma a tutto schermo che evidenziano specifici elementi visivi.

 

 

Roger Deakins: io e Andrew Dominik ne abbiamo parlato a lungo, perciò ero continuamente alla ricerca di queste occasioni – realizzare delle inquadrature attraverso le porte e usare finestre e altri elementi della scenografia per scomporre un’unica inquadratura. Ci sono anche alcune scene in cui usiamo il dolly per passare di fianco ad un personaggio. Ho sempre usato il dolly per queste inquadrature, perché generalmente non mi piace usare un obiettivo zoom, a meno che non ci sia una ragione molto specifica per farlo.

 

American Cinematographer: ha girato entrambi i film in pellicola formato Super 35mm. Perché questa scelta oltre l’anamorfico?

 

 

Roger Deakins: preferisco il formato Super 35 perché permette di usare obiettivi con una distanza minima di messa a fuoco. E poi mi piacciono le proporzioni di quel formato – l’intimità – e la consistenza della grana della pellicola. In alcuni casi trovo che l’anamorfico sia quasi troppo pulito, nitido e incontaminato.

 

[…]

 

American Cinematographer: Jesse James è stato il suo primo progetto con Dominik, mentre invece ha lavorato molte volte con i Coen. Quanto diversi sono stati i suoi rapporti professionali con i registi?

 

 

Roger Deakins: Sono stati molto diversi. Con i Coen ho avuto un rapporto molto duraturo, perciò dopo laThe_Assassination_of_Jesse_James fase di preparazione non abbiamo bisogno di parlare più di tanto del lavoro giornaliero. Se c’è qualcosa di cui discutiamo, è l’ordine delle inquadrature, piuttosto che le inquadrature stesse. Dopo aver settato la macchina da presa, Joel o Ethan danno i loro suggerimenti, ma c’è già l’idea di base di come “coprire” la scena. Mettono tutto negli storyboard  e sono molto precisi. Come risultato, mi sembra che i lori film abbiano una sorta di stile di presentazione da libro illustrato. Andrew, d’altra parte, passa molto tempo a riflettere prima, durante e dopo aver girato. […]

 

American Cinematographer: in quali location ha girato principalmente?

 

Roger Deakins: per Jesse James abbiamo girato per lo più a Calgary, Edmonton e Winnipeg. L’esplorazione è stata molto impegnativa, perché il film era molto vario in termini di ambientazione Avevamo anche bisogno della neve per alcune scene e durante le riprese riorganizzavamo continuamente la tabella di marcia per adeguarci a questa esigenza. Volevamo ottenere uno stile preciso e alcune delle location distavano chilometri l’una dall’altra. Per alcune delle strade della città, i luoghi perfetti a Calgary ed Edmonton erano quelle storiche cittadine che avevano un po’ l’aspetto di padiglioni di Disneyland,. Erano adatte al nostro scopo per alcuni interni e piccoli esterni, ma Andrew voleva ricreare per davvero l’atmosfera delle strade vittoriane e per questo siamo dovuti andare a Winnipeg. Abbiamo anche costruito una cittadina sulle Montagne Rocciose, che potesse rappresentare Creede, in Colorado, alla fine del film. E’ stato difficile cercare di trovare tutte queste location in posti che non erano necessariamente ideali. […]

 

[…]

 

American Cinematographer: in Jesse James la macchina da presa si muove in maniera interessante. Che tipo di dispositivi ha utilizzato?

 

Roger Deakins: il preambolo alla sequenza della rapina al treno, quando Robert Ford incontra per la prima volta Jesse e la sua banda in un accampamento nel bosco, comincia con un lungo movimento di Steadycam che parte dai piedi di Ford. Lui si siede per presentarsi, ma tutti si alzano in piedi e lo lasciano seduto lì. Poi la macchina da presa gira attorno a Ford per mostrare la banda dietro di lui e quel movimento è stato ottenuto con una piccola Aerocrane con la testa radiocomandata. Ho usato tantissime volte la Aerocrane in 10 anni, perché credo sia un modo incredibilmente versatile di muovere la macchina da presa. […]

 

[…]

 

American Cinematographer: due scene nell’ultima parte del film contengono “riflessi drammatici”. Appena prima che Ford spari a James, il fuorilegge nota il riflesso di Ford nel quadro che sta spolverando; in una scena successiva, quando il cadavere di James viene mostrato pubblicamente, il corpo si riflette nell’obiettivo di un fotografo. Come ha fatto per rendere queste inquadrature così nitide?

 

Roger Deakins: entrambe sono state occasioni colte al volo durante le riprese. Quella del cadavere figurava nello storyboard come un’ ampia inquadratura seguita da un primo piano del corpo di Jesse, che entrava in questo modo nell’inquadratura. Ma quando ho notato il riflesso nell’obiettivo, mi sono reso conto che avremmo potuto girarla così. La gente potrebbe essere portata a pensare che si tratti di un effetto in computer grafica, ma non è così. Abbiamo soltanto reso artificialmente il livello d’illuminazione nella stanza per ottenere il riflesso. Lo stesso vale per la scena in cui Jesse viene ammazzato; ciò implica che Jesse è consapevole di quello che sta per succedere, cosa che rende la sua morte una sorta di suicidio.

 

[…]

American Cinematographer: Sappiamo che Emmanuel Lubezki sta girando il prossimo film dei Coen. Si sta prendendo una pausa dalla collaborazione, o si è trattato semplicemente di sovrapposizione di impegni?

 

Roger Deakins: ero impegnato con Revolutionary Road e ora sto per andare in Germania per The Reader.  Sapevo quando i ragazzi avrebbero girato e volevo solo cominciare a lavorare un po’ prima. Ad ogni modo sono in buone mani con Chivo, sono sicuro che si troveranno bene!

  

Roger Deakins, ASC, BSC explores the existential perils of the American West in The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford and No Country for Old Men.”da American Cinematographer, ottobre 2007

 

 

traduzione a cura di Giovanna Canta

 

American_CinematographerAmerican Cinematographer è la rivista mensile dell’American Society of Cinematographer, la più vecchia, insieme a Variety, nell’industria cinematografica. Si focalizza sull’aspetto artistico e artigianale delle opere filmiche, svelando i retroscena di produzioni di ogni genere e dimensione. La rivista, che contiene interviste approfondite con cineoperatori, registi e alcuni dei loro diretti collaboratori in diverse fasi realizzative, contiene informazioni sulle ultime attrezzature e tecniche che influenzano il cinema.

 

http://www.ascmag.com/magazine_dynamic/October2007/current.php

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