LETTE E… RIVISTE – Le riviste di cinema da tutto il mondo (febbraio 2007)
Questo mese sguardo su "Cahiers du cinéma", "FilmMaker", "FilmComment", "Studio Magazine", "Cinemascope", "Cinefex"
Guarda a Oriente l'ultimo numero dei Cahiers du cinéma: in copertina il fenomeno Johnnie To e le gerarchie del crimine di Election e Election 2, all'interno Loft di Kiyoshi Kurosawa, presentato recentemente all'Asian Film Festival di Roma. L'attenzione al panorama nazionale si concentra in questo numero sulle problematiche del sovraccarico produttivo: produrre 'troppo' è produrre inutilmente? Sull'opposizione quantità/qualità e sui possibili squilibri tra industria, arte, autorialità la rivista lancia il dibattito in un dossier, mentre viene pubblicata 'Palmarès 2006', la selezione dei migliori film dell'anno votati dalla redazione e dai lettori. Stravincono, rispettivamente, Resnais (Cœurs), Sokurov (Il sole), Malick (The new world) e Scorsese (The departed), Almodóvar (Volver), Mann (Miami Vice), Coppola (Marie-Antoinette). Tra i film emozionanti e memorabili dell'anno appena trascorso i Cahiers inseriscono anche Truman Capote, The Queen e Orgoglio e pregiudizio, mentre la sezione critica si concentra questo mese su Tony e Ridley Scott (Déjà-vu, Un'ottima annata) e Faouzi Bensaïdi (WWW – What a wonderful world, presentato all'ultima edizione del Festival di Venezia).
Quali sono i rischi che i registi si assumono nel momento in cui decidono di realizzare un film, e quelli che corrono mentre lo girano? L'americano FilmMaker ha girato la domanda ai cineasti presenti al Sundance Film Festival: il risultato è un mosaico di irriducibili soggettività e ricadute sociologiche, dalla storia personale/familiare di Nelson George sull'HIV (Life support) alla sessualità femminile raccontata da Jennifer Fox in Flying: confessions of a free woman, dai funambolici attraversamenti cross-genere di Fido, diretto da Andrew Currie tra melodramma, commedia, satira sociale e zombie-genre alla sfida di girare un film senza soggetto, partendo semplicemente dai nomi delle 853 città dello stato brasiliano di Minas Gerais – l'idea di Pablo Lobato e Cao Guimarães che ha dato vita ad Acidente. 'Do it yourself': cos'hanno in comune David Lynch, Lance Weiler, Kat Candler, Jay Craven? Quattro registi che hanno scelto di distribuire in proprio i loro film: il magazine indaga i contorni del fenomeno 'DIY Distribution' e affonda nel concetto di sfida/sperimentazione con la veterana Barbara Hammer (Resisting Paradise, Lover other) e l'esordiente Gary Tarn, che ha scelto di raccontare per immagini la storia di un pittore cieco: Hugues de Montalembert, nei panni di se stesso in Black Sun.
Ancora sulla distribuzione mancata: FilmComment riporta il caso di Summer Palace di Ye Lou. Accusato di alto tradimento (sic) dal governo cinese il film (tra le cause: l'uso di una tecnica soft-focus lens che pare non rispondere agli standard qualitativi di una pellicola che dovrebbe rappresentare il Paese), diffidati per cinque anni dal dirigere e produrre gli autori. Sembra quasi che la realtà (anche quella raccontata) impedisca all'arte cinematografica di trovare la propria strada nel mondo, è il commento del magazine per un film (alla fine 'salvato' dalla casa di distribuzione Palm Pictures) che racconta la vita di una studentessa cinese, dal villaggio alla città di Beijing: l'università, l'amore, le manifestazioni studentesche. Da New York alla 'terra incognita': la rivista del Lincoln Center presenta 19 film da ricercare oltre confine, dal Giappone (Crickets, Retribution) alla Corea (Faceless things), dall'Iran (It's winter) all'Egitto (The Yacoubian building), dal Brasile (The hills of disorder) all'Italia (L'amico di famiglia). Oltre il presente, invece, ci si mette sulle tracce del cinema che verrà seguendo Lynch con INLAND EMPIRE e Kelly con Southland Tales.
Il francese Studio Magazine cambia formula e formato in edicola e inaugura un nuovo concept per il sito web: una imminente trasformazione che vedrà l'accesso a una serie di bonus e contenuti cinematografici speciali subordinato all'inserimento on-line di un codice presente all'interno della rivista cartacea. Il mensile apre con tre mainstream meetings d'eccezione: Sylvester Stallone per Rocky Balboa, Mel Gibson con Apocalypto e Frédéric Schoendoerffer, che dopo Agents Secrets torna al genere 'guardie e ladri' con Truands, in uscita nel 2007. Il colpo di fulmine di questo mese è per Olivier Dahan: il regista di La vie promise e I fiumi di porpora II – Gli angeli dell'apocalisse dirige Gérard Depardieu e Pascal Greggory in La môme, sulla vita di Edith Piaf – che sarà interpretata da Marion Cotillard (Un'ottima annata). Riflettori puntati anche su due attori francesi: Romain Duris (protagonista di Arsenio Lupin, Tutti i battiti del mio cuore, Bambole russe e Molière), reduce dalle fatiche di Paris (di Cédric Klapisch, con Juliette Binoche) e – in retrospettiva cult – Patrick Dewaere (La stanza del vescovo, Mille miliardi di dollari, Il fascino del delitto, L'ingorgo – Una storia impossibile, Marcia trionfale, Il giudice d'assalto).
Pedro Costa e Thom Anderson inaugurano la nuova issue di Cinemascope con un (meta)dialogo su Jean-Marie Straub e Danièle Huillet: protagonista è Quei loro incontri, ultima opera presentata a Venezia e tratta dai 'Dialoghi con Leucò' di Pavese. Il magazine canadese dedica come sempre un grande spazio alle interviste, incontrando in questo numero Sang-Soo Hong (il regista coreano di Woman on the beach), lo spagnolo Albert Serra (Honor de cavalleria) e l'americano Larry Fessenden, che dopo la regia di The last winter ha all'attivo ben quattro nuovi progetti: tutti horror in veste di attore, tra cui Satan hates you di James Felix McKenney (Automatons). La contaminazione cinema/arte non invecchia mai, come dimostrano gli interventi su Andy Warhol e Mika Taanila; protagonisti degli approfondimenti sono invece l'exploit di Tony Scott con Déja-Vu, la 'Chinese Wasteland' di Jia Zhang Ke e Still life, la filmografia/epistemologia di Abderrahmane Sissako (La vie sur terre, Heremakono, Bamako).
Dal Madagascar a Miami, un plot di azione esplosiva e un nuovo lavoro psicologico sul protagonista: ecco gli ingredienti di Casino Royale raccontati dai supervisori agli effetti speciali Chris Corbould e Steven Beggs (Tomb Raider, Batman begins) insieme al coordinatore degli stuntmen Gary Powell (Killing me softly, Trauma, The legend of Zorro). L'aracnofobia (vera o presunta) è di scena nell'ultimo numero di Cinefex, che documenta il making of di Charlotte's web (di Gary Vinick, con Dakota Fanning), storia dell'amicizia/alleanza tra un maiale e un ragno – 'doppiato' da Julia Roberts all'interno di un cast di voci di tutto rispetto: Steve Buscemi, Kathy Bates, Robert Redford. Nella rivista californiana non poteva mancare lo spazio per Eragon, che segna l'esordio alla regia di Stefen Fangmeier, supervisore agli effetti speciali per pellicole come Lemony Snicket's – Una serie di sfortunati eventi, Master and commander, Hook, Jurassic Park, La tempesta perfetta, Small soldiers, Twister. Sempre visto con gli occhi degli 'addetti ai lavori', troviamo poi il lavoro visivo compiuto da Rob Legato (Titanic) per The departed e The Good Sheperd, e quello di Jim Rygiel (Il signore degli anelli) per Una notte al museo.