LETTE E… RIVISTE – Niente sesso – siamo americani

Niente più thriller erotici nell'era Bush. E chi tra i '70 e i '90 ha infranto dei tabù deve fare marcia indietro. Il mensile britannico “Sight and Sound” chiede perché a Brian de Palma, Paul Verhoeven e William Friedkin.

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Semplicemente, Hollywood non fa più sesso come una volta. Un puritanesimo strisciante si è infiltrato nell'industria, in particolare dopo l'elezione di George W. Bush nel Gennaio 2001, respingendo il genere erotico in fondo al cassetto, insieme a una schiera in progressione di altre preoccupazioni cinematografiche. L'America filo-hollywoodiana di Clinton, è stato detto più volte, era come un petri-dish caldo in cui le immagini sessuali potevano germogliare o – nell'opinione di qualcuno – ingigantire fino a guastarsi. […] Quello era il 2000; questo è il 2003. Adesso i film per spettatori adulti (che si differenziano dal porno "per adulti") sono una razza in estinzione. […]


A partire dal via libera dei sistemi classificatori del BBFC nel 2000, le immagini esplicite sono accettate se in contesti "seri" – soprattutto film europei sotto l'egida autoriale come Romance di Catherine Breillat, Baise-moi di Virginie Despentes o i film-scandalo di Gaspar Noé. Ma mentre l'Europa va in una direzione, Hollywood si muove nell'altra. Qui le scene di sesso sono rare, le scene di sesso e nudità ancora più rare e le scene di sesso contenenti qualcosa di interessante quasi inesistenti. Le principali case di produzione puntano al redditizio mercato dei teen ager e si rifiutano di far uscire film vietati ai minori, così che addirittura film d'autore internazionali come In the cut di Jane Campion e The dreamers di Bernardo Bertolucci devono essere tagliati selvaggiamente. Che cosa è cambiato dall'inizio del ventunesimo secolo?

 Una risposta è George W. Bush. Ho recentemente chiesto a tre registi di prima categoria dotati di interessanti curriculum sessual-cinematografici se è ancora possibile fare dei film innovativi nell'ambito del mainstram contemporaneo. Cruising di William Friedkin (1980), Vestito per uccidere di Brian De Palma (1980), Basic instinct (1992) e Showgirls (1995), ambedue di Verhoeven, hanno fatto tutti la loro parte nel far avanzare il concetto di ciò che può essere mostrato sessualmente sugli schermi americani. Ma oggi Friedkin dirige dei prodotti commerciali ben confezionati, e molto meno rischiosi, come Rules of engagement (2000) e The hunted (2003). L'ultimo film di De Palma, l'innovativo thriller erotico Femme fatale (2002), è stato un fallimento al botteghino Usa, e distribuito direttamente in home video nel Regno Unito. Verhoeven sostiene che al suo ultimo lavoro hollywoodiano, Hollow man (2000), è stato imposto un conservatorismo succube degli effetti, con il taglio della scena di stupro, deliberatamente offensiva, e il suo odioso protagonista reso così  più piacevole per il pubblico medio. "Non è rimasto un solo spiraglio" dice, " ma cercate di capire: non sono io, è la società. L'America è puritana da sempre, ed ho sempre avuto più problemi lì che in Europa, ma ora è peggio con questo governo fondamentalista di destra. Ashcroft è un fondamentalista, Bush è un born-again ("rinato alla fede", setta americana, ndr), e credo che siano tutti convinti di avere Dio dalla loro parte. E Dio non scopa, quindi non dovremmo nemmeno noi." […]

 E adesso come vedono questi registi di serie A il lavoro che loro hanno avviato nei più permissivi anni '70, con film che in modo così provocatorio facevano leva sui tasti di maggiore rigidità sessuale? Solo Friedkin ammette di avere girato scene di sesso autentiche: "Cruising mostra tutto, o almeno tutto quel che si può. E ci sono 40 minuti sul pavimento della stanza di montaggio. È quasi tutta roba girata all'interno di club e che mostra le cose più esplicite che stavano accadendo. Ed era reale." Per il regista, il contenuto sessuale faceva parte del progetto del film di "liberarsi di cose che la gente non riusciva gestire – volevo vedere quanto potevo tirare la corda". In risposta a un censore che gli chiedeva tagli più radicali, Friedkin ha inserito dei messaggi subliminali di tipo gay-hardcore che sono tuttora sopravvissuti in certe copie. "L'ho girato perché potevo farlo", dice. "Quella gente era pronta a fare di tutto. Era del tutto disinibita". […]


In Pornocopia: porn, sex, technology and desire Laurence O'Toole ha scritto che "Le storie erano l'alibi di partenza del porno", e per tutti e tre i registi "le trame thriller servono a legittimare il sesso elevato alla più esplicita potenza". Omicidio a luci rosse di De Palma contiene un film nel film – animato dai Frankie Goes to Hollywood di Relax (all'epoca bandito dalla BBC) – che viene funestato da un misterioso omicidio. Paragonando i limiti imposti al suo Jade nel 1995 con le libertà concesse al Bunuel di Bella di giorno (1967), Friedkin puntualizza che "Jade ha dovuto essere travestito da melodramma a sfondo criminale, con la vita segreta di una donna sullo sfondo. Non lo avrebbero realizzato in America se fosse stata solo l'analisi della sessualità di una donna". Allo stesso modo, Verhoven sostiene che il nudo nella scena madre di Basic instinct "è possibile solo perché è anche una scena thriller. […]

 Ma il cinema sessuale può provocare in altri modi. Alla protesta femminista su Fiore di carne (1973) di Verhoeven e Vestito per uccidere di De Palma, ha fatto seguito la rabbia verso China blu (1984) di Ken Russell. Il femminismo culturale degli anni Ottanta giudicava ciò che vedeva come pornografia nel cinema mainstream alla stregua del sesso di Snuff o Hustler, il che rendeva Verhoeven e De Palma facili bersagli. Anche Cruising e Basic Instinct hanno sollevato scalpore nella comunità gay nel tratteggiare degli assassini omosessuali. Ovviamente, queste proteste non nuocciono per nulla ai registi o al box office […]. Ma oggi il risanamento cinematografico dell'era Bush ha reso ridondanti simili proteste. Forse il solo argomento controverso passibile di venire proiettato oggi nell'America del grande pubblico è la blasfemia, come nel caso dell'Ultima tentazione di Cristo (1988) di Martin Scorsese, per il quale Friendkin ricorda che il furore della gente "riuscì a tenere la gente fuori dai cinema. C'erano croci che bruciavano nel prato di Lew Wasserman e 10000 persone fuori dagli Universal studios". […] E Friedkin descrive il piacere nel vedere che Cruising "smuoveva nel pubblico qualcosa di disturbante e disgustoso […]"


[…] De Palma rileva che l'Europa continua a produrre cinema complesso: "Guardo molto cinema francese perché tratta di situazioni adulte. Oggi in America un'attrice come Charlotte Rampling avrebbe più di una difficoltà nell'approdare a un ruolo secondario come nonna. Eppure ha avuto ruoli da protagonista in film francesi che mettono al centro della storia i movimenti della sua anima. E che sono interessanti." Anche se di base a New York, oggi De Palma gira film americani fuori dagli Stati Uniti. […] Se De Palma è un americano all'estero, Verhoeven si vede come "un regista europeo che cerca di essere americano". […] I significati ambivalenti, sostiene, tendono a venire rigettati tanto dagli studios quanto dal pubblico in America. "Sono certo che se avessimo fatto un test-screening di Basic Instinct il pubblico avrebbe detto che il finale era poco chiaro, troppo ambiguo, e lo studio mi avrebbe chiesto di spiegarlo". […] Al contempo Friendkin, in A decade under the influence, lamenta i danni provocati dal cinema "di mercato": "C'è sempre un comitato che guarda il copione, –Dovremmo cambiare questa battuta e metterci questa e poi giriamo quattro finali perché finché non lo testiamo non si sa se va bene- ". Nello stesso documentario, questa strategia no-risk è presa di mira anche da Francis Ford Coppola: "Non può esserci arte senza rischio. È come dire Niente Sesso, e poi aspettarsi di avere dei bambini". […]


 


Da Sight & Sound, Gennaio 2004. Traduzione di Marina Nasi


 

In circolazione da più di 70 anni, Sight and Sound è la rivista ufficiale del British Film Institute, il prestigioso centro londinese di cultura e diffusione cinematografica. Esce ogni mese in formato patinato e accattivante, più corposo dell'analogo usa "Film Comment" (legato al Lincoln Center di New York), e quasi sempre carico di interviste importanti. Il tono degli articoli è serio, come richiede l'istituzione che lo promuove, ma non serioso, grazie all'approccio disinvolto alla cultura popolare che hanno quasi tutti i media britannici. È raro trovare in copertina film poco noti o scarsamente promossi. In compenso, la materia cinematografica è trattata con sufficiente entusiasmo e competenza, corredata da belle foto e impaginazione accurata.

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