LETTE E… RIVISTE – Nigeria no-budget

Questo mese ci occupiamo dell'ultima rivoluzione cinematografica africana. In un paese dove non ci sono cinema, un'industria locale è riuscita a prosperare attraverso un'etica imprenditoriale fai-da-te e un equipaggiamento digitale a livello di consumatore.
(da “Filmaker”)

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In Africa, nel corso degli ultimi dieci anni, un fenomeno cinematografico è venuto silenziosamente alla ribalta: l'industria del film nigeriano.

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Si potrebbero paragonare registi e produttori nigeriani di oggi al movimento americano no-budget: come i loro cugini nordamericani, i Nigeriani sono la prova vivente che la necessità aguzza l'ingegno. Ma a differenza dei no-budgeters americani, i registi nigeriani hanno trovato una maniera per circumnavigare i canali distributivi abituali, riuscendo con regolarità sia a produrre nuovi film che a procurarsi da vivere. Senza fare affidamento su finanziamenti di governo o contributi televisivi, l'industria cinematografica nigeriana ha forgiato un modello efficace di rivoluzione video-digitale che potrebbe essere adottato dall'Africa intera – così come, ben inteso, da molte altre parti del mondo.


Fatto significativo per un paese di oltre 130 milioni di persone – con più di 16 milioni soltanto nella capitale Lagos – la macchina di Hollywood è praticamente assente. Non ci sono cinema in Nigeria, dal momento che i vecchi cinematografi sono stati convertiti in una moltitudine di chiese cristiane. La sola eventuale forma di visibilità per i film hollywoodiani è la vendita di DVD pirata per la strada, durante i "go-slows" (giganteschi ingorghi stradali). In compenso, praticamente ogni strada principale di Lagos ospita un proliferare di chioschi video – piccole botteghe con bizzarre locandine, complete degli ultimi prodotti cinematografici nigeriani. Ogni settimana si realizzano almeno 20 nuovi video, e tutti i lunedì a Idumota, il distretto di video-distribuzione di Lagos, gli agenti specializzati fanno la coda e sgomitano per avere le più recenti cassette e gli ultimi poster, e nel giro di pochi minuti si sono gettati negli affari.

I film più diffusi sono quelli in lingua Yoruba, ma seguono a breve distanza quelli in Hausa e Ibo/Inglese. Il prezzo di questi prodotti locali varia da 10,000 a 15,000 dollari per film, i tempi di produzione si aggirano intorno a un mese, e nel giro di due o tre settimane dalla realizzazione sono in commercio. Le cassette si vendono al pubblico tramite il network dei commercianti di video, per 3 dollari l'una. Un dollaro va al produttore, uno al distributore e uno serve a coprire i costi di marketing. Gran parte dei video vende con facilità più di 20.000 copie, e anche piuttosto in fretta. Quelli di maggior successo arrivano a vendere oltre le 200.000 copie.


Questo nuovo tipo di film nigeriano viene prevalentemente girato su video, in una varietà di formati – fino al VHS. La post-produzione avviene su Avids e Final Cut Pro. […]


La questione è molto semplice: ci sono un mercato e un pubblico pronti per questi video, e i registi producono i film per un prezzo minore di quello a cui li vendono. Di conseguenza esiste un'industria praticamente del tutto svincolata da interferenze di governo o di una qualche industria più grande. Esiste, in realtà, il Nigerian Film and Video Censor Board (NFVCB), che registra e concede licenze per esibitori, video-distributori e produttori, nonché per i film. Come dice il suo statuto, [il ruolo del NFVCB] è più simile a quello di un arbitro o di un giudice, impegnato ad osservare e sorvegliare affinché abilità, talento e idee trovino la corretta applicazione, secondo le leggi stabilite.


Anche se è indubbio che i [nuovi] strumenti che permettono una produzione e post-produzione low-budget hanno contribuito a questa recentissima esplosione di cinematografia, in Nigeria si fanno film dai primi anni '70, soprattutto per iniziativa di attori-registi emersi dalla forte tradizione teatrale del paese – e in modo particolare commediografi e attori legati agli Yoruba. Sporadici nel migliore dei casi, questi film erano il prodotto di battaglie personali, e non di iniziative sostenute dal governo. Benché esistessero dei cinema, in quei tempi difficili la Nigerian Film Corporation era soprattutto il fortino personale di burocrati autoctoni. Di conseguenza, c'è voluto tempo prima che in Nigeria sorgessero dei laboratori equipaggiati e specializzati in film-processing. E con i vari regimi militari impegnati a devastare il paese, la cinematografia non è mai diventata una priorità economica o culturale, come è accaduto nel Burkina Faso, in Senegal e in altri stati dell'Africa Occidentale, dove il governo francese ha provveduto sostanziosamente al suo sviluppo secondo una precisa politica culturale. I registi nigeriani hanno sempre dovuto cavarsela da soli.

Tuttavia, proprio questa negligenza è una delle ragioni dell'attuale boom cinematografico. La televisione nigeriana, che ha iniziato ad essere attiva solo nei tardi anni '80, si è trasformata in fretta in contenitore economico di sit-com e soap-operas americane, mentre il pubblico è diventato affamato di contenuti locali. Femi Lasode, il principale produttore di musica e video in Nigeria, sostiene che "la gente ci tiene molto a vedere dei video che parlino della loro incredibile storia così come delle proprie leggende stupefacenti. Ci sono così tante storie care ai Nigeriani che valgono la pena di essere raccontate. Abbiamo bisogno di sviluppare un senso di orgoglio nei confronti del nostro passato".


I produttori cinematografici hanno visto una nicchia di mercato e ci si sono tuffati dentro, producendo film low-budget che vengono promossi direttamente presso il pubblico. Anche oggi, le stazioni televisive nigeriane vogliono che i produttori locali paghino loro un contributo affinché i loro film siano trasmessi. E il risultato di tutto questo è che la televisione è diventata un modo per promuovere la realizzazione di un nuovo video anzi che un effettivo mezzo di diffusione.[…]


In Nigeria ci sono quattro distributori principali. Controllano tutti gli aspetti della distribuzione, dalla duplicazione al marketing, dalla consegna all'incasso. Fino a poco tempo fa', questi erano concentrati nei meccanismi di marketing e distribuzione, ma in questo periodo stanno avviando delle collaborazioni strette con i registi, analizzando quali sono i generi di successo e non di rado finanziando i film. Uno dei più importanti distributori, Infinity Merchants, spesso investe o co-investe nella produzione dei film che distribuisce, incrementando i propri profitti. Ma molti registi preferiscono ancora finanziare i loro film da soli, rimanendo in possesso dei diritti d'autore e limitandosi ad "affittare" la distribuzione.


La maggior parte dei nuovi video nigeriani può essere suddivisa chiaramente in quattro generi distinti: storie sui fantasmi e il voodoo, storie d'amore, genere epico-storico e gangster stories. Riguardo le storie sul voodoo, esistono alcune controversie, nelle quali si è buttato anche l'NFVCB, disapprovando questi film in quanto ricettacoli di "culti fuorilegge, stregonerie, voodooismo e occulto". Tuttavia, questo genere trova il favore del pubblico e continua ad essere prodotto. Un quinto tipo di film, il porno, sta lentamente iniziando a conquistare un suo seguito.


Charles Novia, giovane produttore-scrittore-regista, il cui ultimo film For your love è divenuto un successo immediato, commenta in questo modo: "Sono specializzato in storie d'amore -il pubblico va matto per i drammi. Seguo una formula semplice, e funziona. C'è sempre qualcuno, ad esempio una suocera, che non approva la relazione di due innamorati, e da qui parte il conflitto. Alla fine i due ottengono ciò che più di tutto desiderano: l'un l'altro." Femi Lasode, d'altro canto, è famoso per i suoi film epici-storici. Il suo ultimo film, Sango, metet in scena vita e azioni di un famoso re Yoruba che regnò nell'antico impero di Oyo prima della colonizzazione Europea.


La critica intellettuale spesso stronca i nuovi registi nigeriani, affermando che sono più interessati ai soldi che all'arte. In effetti, sono stati davvero pochi i film nigeriani selezionati per il FESPACO (l'importante festival del Burkina Faso) o a Carthage (Tunisia), e pochissimi vengono distribuiti su scala internazionale. Tuttavia, dal momento che molti di questi registi lottano per produrre storie migliori e stanno attivamente cercando co-produttori africani e internazionali, è solo questione di tempo prima che un giovane regista nigeriano esploda sulla scena internazionale e faccia un film di successo sia critico che commerciale. E ne seguiranno subito molti altri.

 


 


 


di Jeremy Nathan, per FilmMaker, autunno 2002,


Traduzione e cura di Marina Nasi

Filmmaker Magazine si presenta come il punto di riferimento del cinema indipendente. Questo quadrimestrale americano è in realtà il prodotto della fusione di due pubblicazioni: The Off-Hollywood Report e Montage Magazine., rispettivamente pubblicate fino al 1992 dalla Independent Feature Project (IFP) di New York e da Independent Feature Project/West (IFP/West) di Los Angeles, due delle più importanti "autorità" statunitensi in fatto di realtà indie. Di conseguenza, benché esclusivamente legato agli indipendenti, Filmmaker non è "indipendente" nel senso di "solo", né in quello di "fanzine". Al contrario, la rivista ha alle spalle una solida struttura organizzativa, che tra le altre cose permette un'informazione costantemente aggiornata e un'ottima serie di contatti.


Il piglio delle sue pagine a colori ma tutt'altro che patinate è serio e impegnato, l'impatto grafico semplice e senza troppi fronzoli. Pur non essendo inserito nella corrente del mainstream, Filmmaker ha una buona distribuzione in America, dove è reperibile nelle più importanti catene di librerie e distributori di giornali, e non è difficile trovarlo nemmeno in Italia.


La fusione tra The Off-Hollywood Report e Montage Magazine è avvenuta esattamente dieci anni fa', e nel festeggiare il suo anniversario la rivista ricompone alcuni dei suoi primi articoli alla luce delle innovazioni tecnologiche e dei cambiamenti avvenuti nell'industria. (m.n.)

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