Lette e…riviste – "…Fuck you Joey!"…e le vecchiette uscirono

John Olson, sceneggiatore di “A history of violence”, racconta a “Written by” la genesi (e l'impatto…) dell'ultimo Cronenberg: discese nella psicologia dei protagonisti, finali aperti e due controverse scene di sesso

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Prima di tutto: togliamo di mezzo tre pregiudizi su A history of violence. Uno: il regista non ha fatto sesso con sua moglie sul set per spiegare le scene agli attori, come qualcuno ha raccontato su Internet. Due: Cronenberg, almeno all'inizio, non era neanche convinto delle suddette scene 'incriminate'. Tre: l'autore di Spiderman, Inseparabili e La mosca è davvero innocente: le scene di sesso nel suo ultimo film sono tutta opera di John Olson, lo sceneggiatore di A moment of silence (di Steven Austin) e The perfect husband (di Gustavo Graef-Marino).

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Tratta dai fumetti di John Wagner e Vince Locke, la sceneggiatura di Olson costruisce un felice equilibrio/squilibrio tra l'immagine pubblica di Tom Stall (Viggo Mortensen) – un qualsiasi family man di provincia – e l'identità celata che risponde al nome di John Cusak. Quando il passato emerge con violenza a corrompere il presente, lo script trasfigura il fumetto in una tragedia esistenziale dai contorni realistici, insidiosi ed inquietanti. […]


"Il mio agente mi chiama e dice che la New Line sta prendendo contatti con alcuni grandi nomi della sceneggiatura per A history of violence – racconta Olson – 'Non avrai il lavoro' dice…'ma è un'occasione per conoscerli'. Era semplicemente una storia con cui non mi sarebbe piaciuto avere a che fare per sei mesi della mia vita. Nessuna pressione, dunque: durante l'incontro con la New Line ho semplicemente spiegato come l'avrei raccontata – ciò che mi interessava di più erano gli aspetti psicologici, l'esplorazione della natura della violenza e dei personaggi. A loro piacque. Il mio agente mi richiama: dice che sono indecisi tra due o tre nomi, tra cui il mio. 'Non otterrai il lavoro, ma…'!


Così, fin dal primo momento la storia è stata una storia 'personale'. Qualcosa mi aveva catturato: la prima stesura è stata forse quella che ho scritto più velocemente in tutta la mia carriera. La scena iniziale (gli omicidi nel locale) e quella finale (la famiglia devastata, riunita a tavola per la cena) sono sempre state lì, dalla prima stesura al final cut. La scena della cena, senza dialogo, è aperta: racconta quello che lo spettatore immagina, si costruisce sui suoi pensieri, sulle sue sensazioni. Cosa pensi che succederà? L'idea è quella di chiudere ponendo delle domande. Una scelta che oggi non risulta molto popolare […]

Io e Cronenberg abbiamo lavorato insieme circa una settimana alla sceneggiatura, discutendola riga per riga. La sua unica preoccupazione era ottenere la migliore versione possibile della storia. Nella prima stesura, c'era il personaggio del padre (presente nel fumetto), anche lui con la sua personale 'storia violenta': ma risultava inorganico rispetto a tutto il resto […] Volevo che fosse un film 'di Cronenberg', ma nella storia non c'era modo di avere a che fare con mutazioni genetiche. Sapevo che è molto bravo con il sesso violento, torbido. Ma nella prima versione della sceneggiatura non c'erano scene simili. Gli ho detto che volevo fare di A history of violence 'un film di Cronenberg' e che avrei scritto una scena di sesso coerente con la sua opera. Mi ha risposto 'Non vorrei che fosse troppo Cronenbergy'…e io gli ho detto ' Vado a casa, e torno con una scena a cui non potrai dire di no'.


Le due scene gli piacquero molto. Funzionavano a tutti i livelli. La prima mostra la coppia che dopo vent'anni di matrimonio fa ancora sesso 'con amore'…non c'è compulsione, c'è invece molta tenerezza. Edie (Maria Bello) si veste da cheerleader e dice 'Non siamo mai stati adolescenti insieme': così è chiaro che i due non sono cresciuti insieme…La domanda di Tom/John  'Cosa hai fatto a mia moglie?' consente invece di mettere in gioco il tema dell'identità. Inoltre, quando abbiamo a che fare con la caratterizzazione dei personaggi un rischio che corriamo spesso è quello di scadere in questo o quel cliché…ma questa scena riesce a dire molto sul carattere – forte – di Edie. Anche l'altra è molto legata alla questione dell'identità. Qui non è più Tom, è Joey. L'intimità può assumere molte forme…Lei gli dà uno schiaffo, sta seriamente considerando l'idea di buttarlo fuori di casa. Ma allo stesso tempo è ancora attratta da lui, e in più ora suo marito è qualcun altro. All'improvviso, le si profila la possibilità – allo stesso tempo trasgressiva e lecita – di fare sesso con uno sconosciuto. Lui è eccitato dal pericolo, e contemporaneamente sta vivendo una situazione di disperato isolamento, di solitudine. E il loro matrimonio non sarà mai più lo stesso. Sesso violento, pieno di rabbia: entrambi sono estremamente furiosi.


Sono stato davvero orgoglioso di questa scena. Non c'è nudità gratuita. Durante una proiezione alla WGA, sono arrivato per la discussione che avrebbe seguito il film. Uno della New Line mi vede e fa 'Hey, grande! Ancora nessuno si è alzato per andarsene!' Buon segno, ho pensato…ma siamo sicuri? Poi ho sentito il suono dello schiaffo e la voce di Edie: 'Fuck you, Joey!' Dico al tizio della New Line 'Solo un attimo…' e due anziane signore guadagnano l'uscita".


 


"Rough sex education", di Richard Stayton – da Written By, febbraio-marzo 2006


http://www.wga.org/writtenby/writtenbysub.aspx?id=1635


 


traduzione di Annarita Guidi

Written By è la rivista ufficiale del Writers Guild of America (organizzazione che riunisce migliaia di professionisti della scrittura) e si occupa dell'arte di raccontare storie e degli esperti del mestiere – gli sceneggiatori che lavorano sia per il cinema che per la tv, e soprattutto quelli che sono in grado di esercitare un'influenza, di creare una tendenza, di cambiare prospettive e punti di vista. Written By ospita in ogni issue il dibattito e le opinioni dei professionisti su qualsiasi tema sia di interesse per chi scrive storie, mentre altre sezioni sono dedicate ai singoli elementi dello sviluppo di uno script, ai vari aspetti tecnici della professione (economici, relazionali, legali…) e alle possibilità offerte dai nuovi media. Molta attenzione è dedicata ai profili degli sceneggiatori e alle monografie, così come agli aspetti puramente cognitivi e creativi del mestiere di scrivere. (a.g.)

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