Scr(i)pt è l'ennesima rivista americana per sceneggiatori. Meno interessante forse di altre pubblicazione analoghe, questo bimestrale si propone più che altro come una periodica guida per l'uso, con istruzioni semplici ma forse importanti per chi è agli inizi. Basta dare un'occhiata al proliferare di annunci di seminari e guide alla sceneggiatura perfetta, oppure all'editoriale del numero di Novembre/Dicembre, dedicato a come procurasi e gestirsi i contatti giusti affinché la propria storia venga presa in considerazione da qualcuno che conta. L'ultimo numero sfoggia in copertina un'ammiccante Renéé Zellweger, tra i protagonisti (con Richard Gere e Catherine Zeta Jones) del remake cinematografico del musical Chicago. Segue uno studio sulla "formula" delle Bond-sceneggiature: canovaccio che lascia poco spazio alla fantasia, genere a sé o trappola mortale? La sezione "adaptation", ironicamente, parla dell'omonimo film di Charlie Kaufman/Spike Jonze, adattamento del romanzo The Orchid Thief di Susan Orlean. La sezione "from script to film" affronta invece Analyze That, seguito di Terapia e Pallottole, mentre l'intervista principale è per lo sceneggiatore de Il Pianista Ronald Harwood.

Premiere di Dicembre dedica il servizio centrale a Owen Wilson. Lunghi articoli anche su Pedro Almodovar e Todd Haynes. Di nuovo Adaptation e la sua sceneggiatura: in questo caso la rivista pubblica alcuni estratti del lavoro di Charlie Kaufman (già sceneggiatore di Being John Malkovitch) e una breve intervista alla scrittrice-ispiratrice Susan Orlean. Tra divismo, belle foto e ammirazione per il talento, il numero di dicembre dedica anche un ampio servizio agli attori che si stanno distinguendo per le loro prestazioni in questa stagione: Jack Nickolson, Renée Zellweger, Philip Seymour Hoffman, Edward Norton, Miranda Richardson, Adrien Brody e Michael Caine sono i favoriti. Infine, intervista allo star trekker Patrick Stewart e un articolo su Natasha McElhone -definita niente meno che una creatura celestiale- partner di George Clooney nel remake di Solaris. Sempre a cavallo tra buon gusto (le pagine hanno la giusta consistenza e le foto sono sempre piacevoli) e mera pubblicità (un inserto centrale di 16 pagine di pubblicità è quasi spacciato per un regalo di Natale…), Premiere è una rivista che sa tenersi in equilibrio.