LETTE E…RIVISTE – Marjane Satrapi: una vita a fumetti

Marjane_SatrapiMarjane Satrapi, autrice delle graphic novel autobiografiche Persepolis e Persepolis II, è ora anche regista. MovieMaker l’ha incontrata a New York, per parlare del suo debutto dietro la macchina da presa a fianco di Vincent Paronnaud, con cui ha trasformato 16 anni della sua vita tra Teheran e Vienna, in un'opera d’arte animata. In attesa dell’uscita del film nelle sale italiane e della notte degli Oscar. GALLERIA FOTOGRAFICA

 Persepolis

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Persepolis[…] Quando Persepolis fu  presentato in anteprima a Cannes nel maggio del 2007, la Satrapi si portò via il Premio della Critica. La Francia ha poi scelto il film per rappresentarla agli Oscar 2008, nella sezione Miglior Film in Lingua Straniera. Questi riconoscimenti suggeriscono l’idea che i fumetti – e i film che ispirano – non siano più un prodotto unicamente rivolto ai bambini.

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Come ha finanziato il film?

 

La questione del budget in Francia è abbastanza diversa da quella tipica degli Stati Uniti; esiste infatti un'emittente televisiva che fornisce finanziamenti, oltre a un’organizzazione in base alla quale si ottengono aiuti economici nel girare film a Parigi. Poi c’è il Centro Nazionale della Cinematografia, che mette a disposizione altro denaro. Infine sono arrivati il distributore francese prima e Sony Pictures Classics poi: è così che abbiamo messo insieme i soldi. In totale il costo dell’intero progetto si aggira intorno agli 8 milioni di dollari […], una cifra non molto alta. Ma un film non è questione di budget; il budget più alto del mondo da solo, senza delle idee valide, non fa un buon film.

 

Quindi in Francia i finanziamenti dello Stato a sostegno del cinema sono più cospicui che in USA?Marjane_Satrapi_e_Vincent_Paronnaud

 

Oh sì, senza dubbio: non è come in America, dove sono gli studios a pagare […]. Per di più in Francia esiste una legge che dà al regista l'ultima parola sul prodotto finito.

 

Dunque era lei ad avere il totale controllo creativo?

 

Certamente. Non sono mai scesa a compromessi. Io e Vincent abbiamo davvero fatto il film che volevamo… Se non si fa il film che si vuole, allora che senso ha farlo? […]

 

Suppongo che quando lavora come vignettista, lo faccia per lo più da sola. Ma in questo progetto cinematografico sono state molte di più le persone ad essere coinvolte. Come è stato per lei il processo creativo di realizzazione del film?

 

[…] Abbiamo creato questo studio a Parigi – appositamente per questo progetto – e tutti hanno lavorato più che potevano. Come è ovvio, all’inizio non è stato facile. Ma poi, quando vedi tutta quella gente, mettere tutto il proprio amore, il proprio cuore, il talento e l’arte – di qualunque arte si tratti – nel progetto, allora ti dici: "Oddio! Ho creato qualcosa di universale…" Quindi sì, è stata un’esperienza positiva in definitiva. Mi ha dato molta soddisfazione lavorare con la gente e continuerò certamente a farlo, perché è molto meglio di quanto pensassi.

 

Come pensava che fosse lavorare con altra gente?

 

PersepolisUn inferno! E per i primi sei mesi è stato proprio un inferno. Pregavo di non dover avere gente davanti a me ogni giorno. All’inizio non mi piaceva per niente; mi ci sono dovuta abituare. Sono una persona molto solitaria: mi piace stare da sola – amo la solitudine – sono io stessa un tipo strano. Con tutta questa gente intorno sei costretto a socializzare… e per me non è stato facile.

 

Può parlarci del suo gruppo di lavoro? Quante persone facevano parte della produzione e che tipo di ruoli avevano?

 

Il team era composto da 100 persone. Di queste, 30 erano animatori, ciascuno con i propri assistenti. […] Poi c’erano coloro che si occupavano del layout… Poi gli inchiostratori, perché quello dell’inchiostrazione è stato un lavoro fatto interamente a mano, come non si fa più in Francia. […] E ancora ci sono coloro che si sono occupati del colore, e coloro che hanno pensato ai fondali. Alla fine fondali e animazione vengono rielaborati al computer insieme a tutto il resto; successivamente anche i movimenti della camera vengono ottenuti con il computer, lavorando con After Effects. Era questa la procedura. Di gente stabilmente impiegata avevamo circa 90 persone ma, tenendo conto del personale coinvolto nel progetto dall'inizio alla fine, si può parlare di circa 120 persone in totale.

 

[…]

 Marjane_Satrapi

Che cosa significa co-dirigere un film d'animazione?

 

Ha presente i fratelli Cohen? Noi siamo come loro. L’unica differenza sta nel fatto che non siamo realmente fratello e sorella; come dire, io e Vincent siamo davvero complementari. […] Era come avere due cervelli e un corpo solo o due corpi e un cervello. […]

 

In che modo Sony Pictures Classics è entrata a far parte del progetto?

 

Sin dall’inizio la produttrice esecutiva Kathleen Kennedy voleva comprare i diritti del libro…Disse: “Voglio aiutarti. Non importa come, ma ti aiuterò”. Quindi propose il progetto alla Sony, che venne così coinvolta. […] Credo che, per distribuire pellicole straniere, non avrei potuto scegliere niente di meglio di Sony Pictures Classics.

 

[…] Sono orgogliosa di questo film. Se non ne fossi stata soddisfatta, non avrei potuto sedermi qui e difenderlo, perché non mi avrebbe assomigliato… E' davvero emozionante lavorare con persone per le quali nella vita vengono prima i film e dopo il business. […] Credo che se si lavora onestamente, con tutto il cuore e lo spirito, la gente non sia stupida; la gente lo vede e lo sente.

 

Quali sfide ha affrontato nel corso della realizzazione di questo film?Persepolis

 

Il film non ci sembrava mai finito. […] L’ultimo dialogo lo abbiamo registrato a febbraio – e abbiamo terminato il film a marzo.

 

Crede che ci siano altri film nel suo futuro? Ne vuole fare degli altri?

 

Oh sì, certamente. Ma non di animazione, perché l’animazione è una “rottura”. Ci vuole troppo lavoro.

 

“Marjane Satrapi’s Comic Relief”, by Nancy Rosenbaum – da MovieMaker, Winter 2008

 

http://www.moviemaker.com/directing/article/marjane_satrapi_persepolis_20080118/

 

Traduzione di Giovanna Canta

 

 

MovieMakerMoviemaker è il magazine trimestrale dedicato alla cinematografia indipendente, più letto al mondo. Nato nel 1993 come piccola pubblicazione regionale nella zona a nord-est del Pacifico, può vantare oggi circa 160.000 lettori, oltre a un sito web che fa registrare i 12 milioni e mezzo di visitatori l'anno. Tra gli argomenti della rivista figurano le tecniche, i trend, e le tecnologie  del “fare cinema” per gli esperti del settore, senza dimenticare quanti si interessano alla cinematografia per pura passione. Non mancano infatti interviste ad attori, registi, produttori e sceneggiatori, per non parlare delle stimolanti discussioni che ruotano attorno al cinema classico e contemporaneo, indipendente e non.

 

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