Lezione di cinema. Il nuovo libro su Truffaut edito da Il Saggiatore
Un volume curato da Bernard Bastide e tradotto da Valeria Lucia Gili che raccoglie le analisi dei film del regista a opera dello stesso Truffaut per l’Istitut national de l’audiovisuel
È l’inizio del 1981. François Truffaut ha quarantanove anni e ventuno film da regista alle spalle, oltre a una sterminata serie di scritti dal fermento cinefilo di una brillante penna dei Cahiers. L’autore parigino, fresco vincitore ai César con L’ultimo metrò, tentenna quando i due cinefili Jean Collet e Jérôme Prieur gli propongono di dare il fianco al “rituale giornalistico delle interviste ai cineasti” che lui stesso aveva inventato al tempo di una memorabile chiacchierata con Hitchcock. “I media mi devono dimenticare, non posso apparire in televisione prima del 1982” dirà Truffaut con la reticenza di chi isola l’intimità del proprio cinema dai malintesi della promozione.
Alla fine, Collet e Prieur la spunteranno prima del previsto, nel luglio dell’81 in un piccolo cinema nella valle della Marna, dove verrà girata una trasmissione di cinquanta minuti arricchita di interviste all’autore inframezzate da spezzoni dei suoi film. Sin dai mesi prima Truffaut è d’accordo su tutta la linea. Manca un solo irrinunciabile dettaglio: a chi affidare la regia?
A Collet e Prieur lascia intendere di voler scegliere lui il regista, ed ecco che a sorpresa fa il nome di José Marìa Berzosa, allora esperto autore di documentari per la televisione francese. “Se è riuscito a far parlare Pinochet, riuscirà senz’altro a far dire qualcosa anche a me” spiega Truffaut dando il benestare al regista che lo avrebbe filmato “con una modestia e pudore poco comuni”, senza zoom o controcampo ma solo un’inquadratura fissa sulle sue parole.
Lezione di cinema sarà allora l’esito di un progetto editoriale, ma anche del desiderio di due critici di vedere Truffaut snocciolare il suo cinema senza autocompiacenza, piuttosto con la candida spontaneità dell’artigiano e spettatore di sé stesso: dalla passione per i commenti letterari in Jules e Jim al piacere di dirigere i bambini ne I quattrocento colpi. E poi la coralità cinematografica di Effetto notte e lo studio sul colore in Fahrenheit 451, a definire l’accidentale testamento di François Truffaut, due anni prima della sua scomparsa improvvisa.
Dopo aver pubblicato Il cinema secondo Hitchcock nel 2022, Il Saggiatore ha raccolto gli interventi e le analisi offerti da Truffaut alla televisione francese in Lezione di cinema, un volume curato da Bernard Bastide e tradotto da Valeria Lucia Gili. È la lectio magistralis di un cinefilo prima e cineasta poi, che pagina dopo pagina fa a pezzi e ricompone le forme della sua opera.