L’IA e la deregolamentazione USA

Il vicepresidente Vance conferma la via sulla deregolamentazione dell’intelligenza artificiale intrapresa dal governo americano, tra interessi economici e politici

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“Penso che ci sia troppa paura che l’intelligenza artificiale sostituisca semplicemente i lavori piuttosto che aumentare molte delle cose che facciamo ora”, ha dichiarato Il vicepresidente JD Vance all’Andreessen Horowitz American Dynamism Summit a Washington DC, riportato da TechCrunch,  spiegando che deregolamentare l’intelligenza artificiale è un bene per i lavoratori americani e gli innovatori tecnologici. Vance ha sottolineato che, sebbene alcune professioni possano essere sostituite, la storia dimostra che l’innovazione ha sempre generato nuovi lavori. Le esternazioni del vicepresidente USA mettono in chiaro che Trump con la sua amministrazione intende mantenere un approccio deregolamentato sull’IA per favorire la crescita del settore.

Recentemente, OpenAI e Google hanno richiesto al governo degli Stati Uniti di consentire ai loro modelli di IA di addestrarsi su materiale protetto da copyright sotto il principio legale del fair use. Questa mossa è una risposta al piano d’azione sull’intelligenza artificiale della Casa Bianca che mira a rafforzare l’America nel settore evitando ostacoli normativi. OpenAI sostiene che tale concessione è fondamentale per mantenere il vantaggio degli Stati Uniti sulla Cina nei progressi dell’IA, spiegando che gli sviluppatori cinesi hanno accesso illimitato ai dati, inclusi materiali protetti da copyright. Google condivide la posizione e che questa pratica dovrebbe rientrare nelle eccezioni previste dal fair use e dal data mining. Inoltre, l’azienda informatica si oppone all’idea che i creatori di IA debbano essere ritenuti responsabili per l’uso dei loro modelli, spiegando che i sistemi di intelligenza artificiale generativa sono non deterministici, il loro output non può essere completamente prevedibile. Queste richieste avvengono in un contesto di battaglie legali in corso, come quella del New York Times contro OpenAI che potrebbe creare un precedente significativo.

Uno dei primi atti dell’amministrazione Trump è stata la revoca dell’ordine esecutivo del 2023 emanato dall’ex presidente Biden, che imponeva requisiti di sicurezza per i sistemi di IA. Trump ha definito questi requisisti “pericolosi”, sostenendo che impedivano l’innovazioni con controlli governativi non necessari. Il piano d’azione sull’intelligenza artificiale firmato da Trump il 23 gennaio 2025 ha l’obiettivo di rafforzare la competitività economica, la sicurezza nazionale e il benessere umano attraverso l’intelligenza artificiale. Per guidare la strategia nazionale sull’IA e le criptovalute, Trump ha nominato David Sacks, ex dirigente di PayPal, come consigliere speciale. Sacks, membro della PayPal Mafia insieme a figure come Elon Musk e Peter Thiel, è incaricato di sviluppare un piano d’azione sull’IA entro 180 giorni. La deregolamentazione dell’IA è sostenuta dalle cosiddette tecnocrazie e la collaborazione tra Trump e Musk e altri leader delle Big Tech rappresenta una convergenza di interessi e ambizioni tecnologiche che potrebbe ridefinire l’equilibrio di potere a livello globale.

La decisione di Washington di non aderire all’intesa internazionale sulla regolamentazione dell’IA, raggiunta a Parigi, accentua una marcata divergenza tra l’amministrazione Trump e l’Europa. Le principali aziende tecnologiche stanno facendo pressione sull’Unione Europea per adottare una posizione diversa sulla regolamentazione dell’IA, al fine di evitare multe elevate previste dal nuovo AI Act. Questo atto rappresenta il primo quadro normativo per l’intelligenza artificiale a livello mondiale. I dettagli sull’applicazione e le sanzioni devono ancora essere determinati attraverso un codice di condotta che coinvolge contributi da quasi 1.000 partecipanti, tra cui accademici e aziende tecnologiche. Questo codice fungerà da lista di controllo per la conformità. Le preoccupazioni si concentrano sulla trasparenza dei dati, in particolare riguardo all’uso di materiali protetti da copyright senza autorizzazione per addestrare i modelli di IA.

Come riporta AP News, in Italia il Garante per la protezione dei dati personali ha multato OpenAI per 15 milioni di euro per la raccolta impropria di dati personali e la mancata trasparenza durante l’addestramento di ChatGPT. A partire dal 2 febbraio 2025, sono entrati in vigore i divieti per gli usi dell’AI, che includono riconoscimento facciale, manipolazione del comportamento, categorizzazione biometrica e polizia predittiva.


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