LIBRI DI CINEMA – "Bad Boys. La figura del cattivo nell'immaginario cinematografico" di Marcello Gagliani Caputo, Sergio Gualandi, Andrea Salacone

Bad Boys. La figura del cattivo nell’immaginario cinematograficoUna carrellata di 29 malvagi del cinema (e 5 donne pericolose) presentati attraverso un percorso cronologico che partendo dai primi cattivi degli anni ‘20, che passando attraverso tutte le declinazioni del bad boy – fascinose e romantiche icone horror, psicotici, killer, fuorilegge – arriva fino ai giorni nostri, in cui nascono figure sempre più ambigue e complesse, spesso portatrici di una propria etica del male. Per la giovane e promettente Morpheo Edizioni.

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Bad Boys. La figura del cattivo nell’immaginario cinematograficoBAD BOYS. LA FIGURA DEL CATTIVO NELL’IMMAGINARIO CINEMATOGRAFICO

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Marcello Gagliani Caputo, Sergio Gualandi, Andrea Salacone

Edizioni Morpheo

Finito di stampare nel mese di febbraio 2007

Pag. 352 –  18 euro

 

 

Il testo offre una carrellata di 29 malvagi del cinema secondo un percorso cronologico: si parte dalle origini con i cattivi espressionisti, destinati a influenzare tutta la cinematografia successiva, specie quella orrorifica – il vampiro muto di Max Schreck, lo scienziato folle Rudolf Klein-Rogge in Metropolis e nel Dr. Mabuse – ci si imbatte nei villain eleganti degli anni dei ’30, cattivi dongiovanneschi che facevano sospirare le signore dell’epoca sotto i brividi di paura, come Peter Lorre, Boris Karloff, Bela Lugosi e Lon Chaney Jr., e in corsa verso il noir e i gangsters dei ’40, James Cagney; per navigare tra i nomi leggendari della prolifica stagione degli anni ‘50/’60, segnata soprattutto dalla fabbrica Corman: Peter Cushing, Christopher Lee, l’immenso Vincent Price. Il libro segnala poi una fase di rottura in cui il cattivo abbandona un pò  del suo alone romantico – e distante – per trasformarsi in  una possibilità di malvagità più prossima – il “vicino di casa”, figura apparentemente anonima come Perkins-Norman Bates di Psycho, o l’incontro pericoloso, come  Robert Mitchum-Harry Powell de La morte corre sul fiume.  A ciascun bad boy spettano alcune pagine con breve biografia e una panoramica sui film in cui si è regalato interpretazioni di mostro, gangster, sadico manipolatore o assassino che sia (e particolare, e giusta attenzione è riservata ai cattivi sempre più complessi, come si fa sempre più complessa la realtà, che attraverseranno i ’70 e gli ’80 fino ai giorni nostri: come Robert Englund, in chiave sempre più ironica, il feticcio Jack Nicholson e gli indimenticabili deliri di Dennis Hopper, su tutti il suo Frank di Blue Velvet) o semplicemente la rappresentazione del Male spesso portatori di principi morali che tendono a evidenziare le contraddizioni della società moderna o a distruggerne gli ipocriti pilastri, e che sempre più rispecchiano tanto la banalità del male, quanto la possibilità che attecchisca su cultura e brillanti intelligenze – da John Malkovich, a Kevin Bacon, al buongustaio Hopkins-Hannibal Lecter – e non manca una sezione consacrata alle perfidie femminili, che dalla bellissima signora gotica Barbara Steele alla grande Bette Davis, dal corpo ambiguo, impassibile, fragile e perverso della Huppert nei film di Chabrol e Haneke, alla massiccia furia cieca di Kathy Bates in Misery non deve morire. Forse, senza venir meno all’intento compilativo di questo inventario di uomini e personaggi, alcune figure, pur prese in considerazione dal volume, di cattivi di culto (ma in fondo lo sono tutti, di culto, i bad boys e le bad girls) meritavano una riflessione profonda sull’impatto che sono state capaci di esercitare su un immaginario collettivo, non soltanto meramente cinematografico: è il caso di aderenza quasi “lombrosiana” di Malcom McDowell ad A-lex, faccia mobile e indistinta nata per agire con purezza nella violenza e trasformarsi in vittima di una violenza che agisce per regole accettate,  secondo l’assunto filosofico preveggente e agghiacciante di Burgess; o di Anthony Perkins, che col suo Norman Bates seminava crepe psicotiche nell’identità del corpo sociale degli anni ’60, impossibilitato a raffigurarsi ancora color pastello come desiderava; approfondimenti di pensiero che non avrebbero affatto appesantito la struttura, volutamente agile, del testo: si pensi alle esatte e irresistibili mescolanze di filosofia, humor e cinema della della Pervert's Guide To Cinema di Slavoj Zizek. È apprezzabile la scelta dei tre autori, esplicitata nella prefazione, di rifarsi a un personale “travolgente amore per il cinema” , anziché  ad una (impossibile) obiettività assoluta nel criterio di selezione dei cattivi per eccellenza da indagare, così come quella di privilegiare gli attori che sono stati in qualche modo divorati da un personaggio, finendo per essere associati per sempre con l’icona, nonché quelli che hanno in qualche modo trovato un’aderenza, anche dolorosa, tra la propria personalità e il personaggio (Klaus Kinski) ma se tra i contemporanei appaiono doverose le pagine dedicate a Hopper o Nicholson, e per una certa predisposizione a ruoli di serial killer, assassini eccentrici, bizzarri campioni di crudeltà e portatori di etiche feroci, anche a Willem Dafoe, Gary Oldman, Kevin Spacey, Christopher Walken (perlomeno, splendido, in Ferrara), un po’ meno giustificate quelle che catalogano come cattivi da antologia anche De Niro (è stato cattivo, ma è stato un po’ di tutto) Ralph Fiennes (non basta un nazista nel carnet per fare un’icona del male) e John Travolta come “unico bad boy che si vorrebbe per amico” in Pulp Fiction – è certamente più bad (motherfucker) il delirio mistico di Jules-Samuel L. Jackson.

 

 

INDICE

 

Gli inizi. Nascono i primi cattivi   p. 9

Max Schreck. Uomo o vampiro?     p. 11

Rudolf Klein Rogge. Lo scienziato folle    p. 18

Conrad Veidt. L’uomo dagli occhi cattivi   p. 26

 

Gli anni ’30 e ’40. Da villains a icone del cinema  p. 40

Peter Lorre. Il cattivo “straniero”   p. 42

      Boris Karloff. Una perenne maschera da cattivo  p. 52

Bela Lugosi. La metamorfosi di un attore     p. 63

Lon Chaney Jr. Il cattivo “maledetto”    p. 73

James Cagney. Il ballerino diventa gangster  p. 85

  

Gli anni ’50 e ’60. Vecchi e nuovi cattivi  p. 40

Vincent Price. Il diabolico “dottore”   p. 95

Christopher Lee. Il Male non muore mai   p. 105

Peter Cushing. Il gentiluomo della porta accanto   p. 116

Anthony Perkins. Il cattivo della porta accanto     p. 126

Robert Mitchum. La faccia triste e il cuore buono del cinema americano  p. 134

 

Gli anni ’70 e ’80. Le scorribande dei bad boys  p. 144

Dennis Hopper. Quando la libertà è tutto   p. 146

Jack Nicholson. Scusate se è poco!   p. 157

Robert Englund: “Sono Freddy Krueger e me ne vanto”  p. 169

Malcom McDowell. Il cuorenero dell’uomo dagli occhi blu   p. 181

Klaus Kinski. L’artista sull’orlo della follia   p. 193

 

Gli anni ’70 e ’80. Le scorribande dei bad boys  p. 144

Anthony Hopkins. Un signore molto pericoloso   p. 205

Kevin Spacey. “Il mio sorriso vi conquisterà”   p. 218

Robert De Niro. Il corpo del cinema   p. 228

Kevin Bacon. La follia non è mai stata così lucida   p. 243

John Travolta. “Le mie gambe ballano da sole”   p. 252

Gary Oldman. Una canaglia affascinante e spietata   p. 264

John Malkovich. “Chi è più sfinge di me?”   p. 270

Jason Isaacs. L’eleganza del cattivo   p. 279

Ralph Fiennes. Il fascino del Male   p. 287

Willem Dafoe, Un istrione di talento   p. 294

Christopher Walken. Un cattivo tra cielo e terra   p. 302

 

Le bad girls. Le nostre cattive ragazze   p. 310

 

Barbara Steele. La dama in nero  p. 312

      Bette Davis. La cattiva dei record   p. 317

      Isabelle Huppert. Madame Classe   p. 326

      Glenn Close. L’incubo di tutti gli uomini… e di tutti i cani   p. 336

      Kathy Bates. Una bad girl dal volto angelico   p. 343

 

      Bibliografia  p. 349

      Note  p. 351

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