LIBRI DI CINEMA – “Breaking Bad. La chimica del male: storia, temi, stile”

Strutturato in sei capitoli, il libro sembra scomporre il prodotto televisivo sulla “tavola degli elementi” delineandosi come analisi di dettaglio per chi abbia visto la serie. Mimesis Edizioni.

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Breaking Bad
La chimica del male: storia, temi, stile
di Chiara Checcaglini
Editore Mimesis
pp. 129, €.12,00

 

 

 

In un panorama come quello attuale, in cui la serialità di livello prolifera convulsa, Breaking Bad certamente merita un occhio di riguardo. C’ha pensato Chiara Checcaglini non tanto a dirci il perché, quanto a dotarci d’ uno strumento d’indagine che riflette sulla serie di Vince Gilligan evidenziandone “storia, temi, stile”. Strutturato in sei capitoli (Dietro le quinte, Da Mr. White a Heisenberg, Non solo Walter White, Luoghi, Appunti sullo stile, Yes Science! Appunti di chimica), Breaking Bad, la chimica del male: storia, temi, stile sembra scomporre il prodotto televisivo sulla “tavola degli elementi”. E lo osserva. A partire da quella fortunata convergenza in cui l’idea di Gilligan intercetta il restyling di AMC che, tra il 2007 e il 2008, vince una duplice scommessa con la messa in onda di Mad Man, di Mattehw Weiner e Breaking Bad appunto. Non c’è dubbio che l’intero impianto – della serie e del testo della Checcaglini – faccia perno sulla caratterizzazione di Walter White mentre muta in Heisenberg, in quel processo degenerativo che avanza sottraendo empatia allo spettatore; uno spettatore via via più insofferente al cambio di tema: il “cosa si è disposti a fare per la propria famiglia” diventa “I did it for me. I liked it. I was good at it” (da Felina, 5X16). breaking bad_

 

Il congegno narrativo della malattia di Walt, evidenzia l’autrice, nella società della crisi economica è anche metafora del self-made man nell’atto della scalata individualista/neoliberista verso uno status che, nello specifico, finisce col coincidere con l’identità di druglord. È chiaro a questo punto che la figura di Walt/Heisenberg abbia un’incidenza diretta sull’evoluzione degli altri personaggi, tasselli, a loro volta, dell’escalation di White verso il “capovolgimento dell’archetipo della redenzione finale. Il successo della serie conduce l’autrice ad affrontare la vexata quaestio della relazione tra cinema e serialità televisiva, preferendo un approccio non già ontologico ma di contenuto: che le serie abbiano raccolto l’eredità della New Hollywood? E quanto a Breaking Bad, cita lo stesso Gilligan: “I guess Breaking Bad is a post-modern Western”. A dispetto della premessa sommessa con cui l’autrice, introducendo il proprio scritto, avverte il lettore dell’impossibilità di render conto di un intreccio così vasto (5 stagioni e 62 episodi) nella molteplicità degli approcci ipotizzabili, l’opera di Chiara Checcaglini si delinea come analisi di dettaglio e certo interesse… per chi – come anticipa la stessa autrice – la serie l’abbia già vista.

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