LIBRI DI CINEMA – Brivido caldo. Una storia contemporanea del neo-noir

Pier Maria Bocchi traccia una mappatura originale e a tratti “illuminante” su un genere sempre più contaminato da corpi, sguardi e industrie differenti. Per Rubettino

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“Questo libro nasce dal presupposto che nel cinema contemporaneo – diciamo nell’ultimo ventennio – il neo-noir abbia sostituito l’horror quale genere capace di parlare della realtà”. Sin dall’attacco introduttivo mette subito le cose in chiaro Pier Maria Bocchi, firma storica di Cineforum e FilmTv e già autore di monografie dedicate a Michael Mann, Woody Allen e Cinema Queer. Diviso in quattro capitoli, più un’introduzione, dedicati rispettivamente alla femme fatale, alla centralità dell’attore, agli spazi urbani e geografici e, in ultimo, alla mascolinità, il libro di Bocchi è soprattutto un personalissimo viaggio nel mondo del neo-noir che attraversa decenni, tematiche e contesti industriali differenti. Non cede all’accademismo storico, ma anzi cerca di distanziarsene attraverso una induttiva e libera ricerca in work in progress. La sua contagiosità sta tutta nella continua associazione di idee, interpretazioni, correlazioni, messe a fuoco e stravolgimenti critici e metodologici. 

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Lo studio e il “gioco” della critica, come del cinema, qui convergono ed emerge la passione per un dialogo costantemente rinnovato con corpi e testi filmici quasi generazionali, come Brivido caldo di Lawrence Kasdan ovviamente, ma anche e soprattutto Basic Instinct di Paul Verhoeven che l’autore usa quasi come bussola attraverso cui distinguere e raccontare coordinate e approdi. Spuntano recuperi sorprendenti, Triplo gioco (1993) di Peter Medak la cui dark lady interpretata da Lena Olin è “una visione pressoché post-apocalittica, un dopo-bomba dove è stato spazzato via ogni elemento di formazione sessuale”. 

Leggendo Brivido caldo. Una storia contemporanea del neo-noir si scoprono fili rossi inter-culturali che legano ad esempio John Woo ai film di Melville o Chow Yun-fat in dissolvenza incrociata su Alain Delon. E poi Michael Caine con la sua emanazione sullo schermo in quanto presenza in contrapposizione alla performance, o Mickey Rourke nel suo abissale lavoro di scavo nel genere e nelle sue contraddizioni, fino ad arrivare all’alienazione di Takeshi Kitano, fatta di immobilità e violenza improvvisa.

La parte più interessante forse è proprio quella dedicata alla città. A differenza del noir classico, il set in film come Carter di Mike Hodges (1971) sembra per certi versi distanziarsi dai personaggi e da una dimensione psicologica per “stracciare i confini e rischiarare gli angoli svestendosi en plein air e offrendosi quale set illuminato”. Recuperando qui come altrove le intuizioni del “suo” maestro La Polla, Bocchi sottolinea a più riprese la spazializzazione del neo-noir, l’ampiezza degli spazi geografici, la loro astrazione (The Mission e PTU di Johnnie To), l’esibizione del colore. Ma quali sono i tratti distintivi del neo-noir? L’autore ne rintraccia sei: femme fatale, neon, musica e parole, sangue, sesso, punti cardinali. Ognuno di essi dialoga con l’altro e garantisce a tessere una architettura simbolica in continua trasformazione. Infine si tratta anche – e per fortuna! – di un libro che a suo modo si prende i suoi piccoli rischi. Il movimento #MeToo è più volte accostato a una rappresentazione della sessualità moralistica e neopuritana, con effetti di normalizzazione negli anni Duemila su alcuni elementi tipici del genere. 

Brivido caldo. Una storia contemporanea del neo-noir
di Pier Maria Bocchi
Ed. Rubettino
Pagine: 122
Prezzo: 14,00

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