LIBRI DI CINEMA – "Cinema & Generi – 2008", AA.VV. (a cura di Renato Venturelli)

Cinema & Generi 2008Appuntamento annuale per un “giro del mondo” tra i generi, tra mutazioni, declinazioni e strumenti del cinema contemporaneo, in 16 saggi che toccano anche fumetto e letteratura noir. Dalla rivoluzione linguistica in atto con l’uso del digitale in Mann e Lynch alle serie tv, dalle evoluzioni del wuxia orientale allo sviluppo della generazione americana formatasi sui video musicali, dall’estetica del (super)eroe moderno al fenomeno di un cinema della tortura prettamente “mediatico”, e come riflessione extra, una monografia sul cinema americano di genere tra il crollo dello studio system e l’impero di Lucas  e Spielberg. Le Mani editore.

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Cinema & Generi 2008CINEMA & GENERI – 2008

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Autori vari (a cura di Renato Venturelli)

Edizioni Le Mani

Finito di stampare nel mese di febbraio 2008

Pag. 144 –  12,00 euro

 

 

 

 

 

L’edizione 2008 di Cinema & Generi (la prima è del 2005) ricognizione appassionata e precisa su stato e tendenze del cinema contemporaneo, con uno sguardo sempre rivolto però alle radici dei generi e alle influenze che continuano a germinare nella produzione attuale, anche televisiva, si apre con un’interessante intervista a Michael Mann che traccia le coordinate del suo cinema straordinario, dall’importanza delle locations all’idea di viaggio notturno come esperienza sensoriale, concentrandosi sul suo approccio al digitale che vuole “disegnare uno stato mentale”, seguita da un saggio di Borri e Pisoni che, attraverso una carrellata sui suoi film più significativi in tal senso – Collateral, Miami Vice, coglie la portata rivoluzionaria insieme tecnica e “pittorica” dell’HD, la capacità di creare un rapporto tra corpo e spazio attraversato da un movimento di energie esplosive, e precisa le necessarie differenze nell’uso che fanno del digitale David Lynch in INLAND EMPIRE e David Fincher in Zodiac;  Fincher ritorna anche nel saggio di Palmieri, che parte dall’analisi della Digitale: Michael Mann VS David Lynchsua ultima opera, forse la più autoriale, per ripercorrere una carriera (anche attraverso una serie di dichiarazioni del regista) che miscela diverse personalità, rielaborando il genere noir senza staccarsi dal gusto per i vezzi visivi e le soluzioni a effetto; uno stretto rapporto con il paesaggio dei videoclip e con un’estetica pubblicitaria che è anche, in modo differente, il terreno in cui è cresciuto Michael Bay, che Simone Emiliani analizza nel suo Elogio osservando come in tale estetica i suoi film, perfino rozzi nella loro semplicità, metaforicamente basati su un “set da distruggere”, come nei blockbuster hollywoodiani, lascino penetrare però in modo personale “declinazioni stranianti dei generi”, dalla commedia al poliziesco, dall’horror alla fantascienza, e individua in un percorso di cinema elementare e adrenalinico una sua coerenza di fondo; Roberto Lasagna si occupa di un’indispensabile riflessione sulll’orrore contemporaneo, più sublimazione ludica di luoghi comuni, come in Saw e Hostel e nella fioritura di  prodotti “torturelli” che si basano più su una sorta di voyeurismo da reality show che non su un autentico pensiero sviluppato intorno al male sociale, come in passato accadeva significativamente con autori come Carpenter e Romero; ma individuando nel cinema di Rob Zombie un’originalità più sincera, mentre Matteo di Giulio indaga le trasformazioni del wuxiapian asiatico, tra letteratura cavalleresca e azione, rintracciando minuziosamente le sue declinazioni, e dunque le sue connotazioni anche culturali, in paesi diversi: Thailandia, Corea, Hong Kong, e i suoi rapporti con la proliferazione di serie tv e lo scarto tra uso della computer grafica in qualche modo richiesto dal mercato internazionale e comprensibile affezione degli spettatori nostalgici per un artigianato di grande splendore. Stefano Locati con l’usuale competenza si concentra sul gioco tra tradizioneWuxia&Samurai e miscele pop nei film storici giapponesi contemporanei, segnalando un recupero della figura arcaica del samurai in chiave di eroe quasi di puro intrattenimento e tracciando due grandi linee: da un lato il realismo storico, dall’altro l’approccio fantastico che si nutre di folklore, magia, horror e attinge volentieri anche ai manga, e dunque la tradizione del jidai-geki ma anche uno sfrenato approccio pop come in Versus di Ryuhei Kitamura, linee non per forza nettamente separate ma che non sempre si coniugano felicemente come in passato. Una panoramica (giustamente non troppo confortante) sulla situazione italiana a cura di Mancino osserva come nel “cinema dei telefonini bianchi” l’onnipresenza della tematica amorosa sia un tentativo di estraniarsi dalla società, in un clima “vacanziero” che coglie a piene mani da un’estetica anni ’80 e ripropone persistentemente una “tenerezza giovanile” basata sul largo consumo di figure adolescenziali più o meno stereotipate; a Sacchi spetta una considerazione sull’evolversi della figura del (super)eroe, dal dittico guerresco di Clint Eastwood alle tribù di Apocalypto fino a Spider-Man, ipotizzando qualche esito della bulimica appropriazione da parte degli studios dei comics più disparati e anticipando il fenomeno di una progressiva “normalizzazione” del supereroe, sempre più chiamato a interpretare l’american way of life, ma non necessariamente in senso esclusivamente rassicurante. Pierpaolo Vigevani traccia un percorso sui serial tv, con un’utile selezione di valide fiction americane degli ultimi anni e una sintetica storia che arriva alle produzioni cinematografiche come i Masters of Horror. Gunfight at the O.K. Corral & The Stalking MoonNel saggio sul noir Luca Briasco fa una veloce ma attenta ricerca, tra romanzo e immagini, delle ossessioni che si collocano a cavallo della ricodificazione del noir messa in atto da Ellroy, segnalando topoi e sconfinamenti del poliziesco degli ultimi anni, fino ad autori “ibridi” come Joe Lansdale. Particolare attenzione per un genere per eccellenza, il western, negli anni del tramonto hollywoodiano e dei suoi diversi tentativi di resurrezione in altre forme, tra ’60 e ’70, con i sostanziosi Appunti di Aldo Viganò, che analizza film come Tempo di Terrore di Burt Kennedy, L’ora delle pistole di John Sturges e La notte dell’agguato di Robert Mulligan. Completano questa edizione 2008 un ritratto di Lamont Johnson, un testo sul fumetto Il Grande Blek; al curatore del volume, Renato Venturelli, spettano l’interessante monografia sul cinema americano tra il  1967 e il 1875,  “L’esplosione dei generi”, un’intervista a Joseph Sargent e una sintetica finestra sulle tendenze attuali, da Cannes 2007 (la rivisitazione dei ’70 di Tarantino con Death Proof, la prevedibile reazione che ha sottovalutato We Own the Night di James Gray) e da Venezia (la retrospettiva western, la ricomparsa del giallo nel cinema italiano).

 

INDICE

Roberto Pisoni, Intervista a Michael Mann
Alessandro Borri e Roberto Pisoni, Michael Mann e il digitale
Matteo Di Giulio, Wuxia panasiatico
Stefano Locati, Samurai giapponesi
Anton Giulio Mancino, Il cinema dei telefonini bianchi
Emanuele Sacchi, Nuovi eroi americani
Simone Emiliani, Elogio di Michael Bay
Roberto Lasagna, Torture Porn Horror
Luca Palmieri, David Fincher
Luca Briasco, Scrittori neo-noir americani
Pierpaolo Vigevani, Guida ai tv-movie
Renato Venturelli, America 1967-1975
Aldo Viganò, Western tra anni '60 e '70
Oreste De Fornari, Ted Post
Giulio d'Amicone, Lamont Johnson
Renato Venturelli, Intervista a Joseph Sargent
Oreste De Fornari, Il grande Blek
Giancarlo Santi, Ode in lode der cinema italliano

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