LIBRI DI CINEMA – "Cinema & Generi 2010"

nessuna verità
Tre interviste, a Werner Herzog, Jacques Audiard e Mario Lanfranchi, e sedici saggi compongono l’edizione 2010 di Cinema & Generi, puntuale perlustrazione, giunta ormai al suo sesto anno di vita, delle evoluzioni dei generi e delle nuove strade dischiuse dal cinema della trascorsa stagione. Edita Le Mani

 

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Cinema e generi 2010Cinema & Generi 2010
Autori vari (a cura di Renato Venturelli)
Edizioni Le Mani
Finito di stampare nel mese di febbraio 2010
Pag. 141 –  13,00 euro

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nemico pubblico n.1 - il profetaSi apre con l’indomabile voce di Werner Herzog, intervistato da Pisoni a proposito de Il cattivo tenente, l’edizione 2010 di Cinema & Generi, puntuale perlustrazione, giunta ormai al suo sesto anno di vita, delle evoluzioni dei generi e delle nuove strade dischiuse dal cinema della trascorsa stagione. Il lavoro di dissezione che Herzog, seguendo le torsioni emotive di una mente fuori controllo, opera sul genere e un parallelo tra visione del regista di Monaco e quella di Abel Ferrara sono al centro dell’intervento su Il cattivo tenente firmato da Pisoni. Ancora un autore europeo, Jacques Audiard e il suo straordinario Il profeta, sono i protagonisti della seconda intervista inclusa nel volume curato da Renato Venturelli. Il neo-polar francese è l’oggetto del prezioso saggio di Pisoni, che traccia le coordinate di un genere vitalissimo (e purtroppo poco visto in Italia) soffermandosi sui lavori di Richet e di Audiard e sulla spinta rinnovatrice apportata da Abdel Raouf Dafri, non a caso sceneggiatore del dittico su Mesrine e de Il profeta. Nella sua approfondita riflessione, Mancino si affida ad un parallelo con John Wayne per parlare del corpo divistico di Clint Eastwood. Il dialogo che Eastwood intrattiene con la morte è il punto di partenza per l’acuta esplorazione, firmata da Trotta, della geografia della maschera stanca dell’eroe “underplay”, primo tra tutti Bogart, fino al volto di John Wayne in Sentieri selvaggi che, nel suo essere “maschera come morte”, rimanda all’Eastwood di Gran Torino. Ma a differenza di Sentieri selvaggi, in Gran Torino Eastwood è il corpo della fragilità, la stessa fragilità abbracciata in The Wrestler da Mickey Rourke e dalla “maschera rifondata dal Metodo” in un percorso totalmente opposto a quello eastwoodiano, dove la glorificazione non scaturisce dalla dignità del corpo, ma dalla sua degradazione. L’Italia dei film di Natale e l’appassionata difesa del “cinepanettone” occupano l’intervento di Alessandro Bencivenni. Si torna invece al cinema a stelle e strisce con il saggio di Massimo Causo, che partendo dalla contrapposizione di due figure “pubbliche”, Melvin Purvis e John Dillinger, “l’Indice e il Simulacro”, sulla quale è costruito Nemico Pubblico, analizza il Dillinger di Mann, presenza inafferrabile che “si mostra giocando sulla sua riconoscibilità, ma non sulla sua visibilità”; al contrario di Milius e del suo Dillinger, Mann “attraversa il mito, lo sfugge nella gentilezza della dinamica trasparenza delle sue immagini”. E’ la linea di continuità che lega Harold Ramis e Judd Apatow e le “figure sospese nel tempo” che s’incontrano nel loro cinema ad aprire la riflessione di Simone Emiliani sulle nuove strade aperte da Apatow. Ripercorrendo la carriera del regista, Emiliani traccia le coordinate di un’estetica dove anche nel demenziale continuano ad aprirsi “zone d’ombra” e dove, a partire da 40 anni vergine e Molto incinta e trovando il suo compimento in Funny People, il privato irrompe nella finzione e trasfigura la commedia. Da Suzuki Seijun e il suo Elogio della lotta, passando per i due capitoli di Battle Royale, fino ad arrivare ai miikiani Crows Zero e Crows Zero II, il cinema nipponico ha continuato a confrontarsi con la realtà del mondo scolastico e con le sue spietate leggi basate su una logorante competizione. La violenza giovanile, la tensione della vita scolastica e la ribellione all’autorità e al sistema sociale sono i temi esplorati da Stefano Locati nel suo viaggio all’interno di un genere che ritrae “la scuola come un campo di battaglia”. Locati è anche l’autore dell’interessante saggio che, oltre a tracciare la storia produttiva de La battaglia dei tre regni, mette a confronto le due versioni (quella nessuna verita - state of playeuropea di 148 minuti e quella destinata al pubblico asiatico di 280 minuti) del film di John Woo. Tre sono le pellicole analizzate da Roberto Lasagna, Antichrist, Martyrs e Lasciami entrare, per parlare dell’”horror dalle contaminazioni metafisiche”, mentre Andrea Fontata si occupa del cinema di fantascienza che, tra “remake, sequel, reboot e spin-off”, senza dimenticare le possibilità offerte dall’animazione e dalla serialità televisiva, cerca una nuova spinta propulsiva volta ad un necessario rinnovamento del genere. Nella sua analisi sulle nuove tendenze del thriller statunitense, Sergio Sozzo rintraccia un filo che lega film come Eagle Eye, The International, State of Play, Nessuna Verità, A prova di spia e Una notte da Leoni (il cui “ritmo da detection” rende assai sottile la demarcazione tra commedia e thriller): è il ruolo centrale dei rapporti di coppia, che diventano la “riduzione di un campo di battaglia più vasto, quello del conflitto globale, della guerra permanente su scala mondiale”. Ne esce l’immagine di un’America che, ostinandosi a cancellare “le tracce dei tradimenti”, ha perso ogni contatto con la realtà e ha dato vita ad un Sistema che “incorpora in sé mille versioni della stessa verità, infiniti frammenti della stessa immagine”. La ricerca di nuove forme narrative e le innovazioni che stanno moltiplicando le possibilità del genere documentaristico, insieme alla sempre maggior visibilità che i documentari continuano a guadagnarsi, sono il punto di partenza per la ricognizione di Maiorino sullo stato di salute del documentario in Italia. Con la lunga intervista di Renato Venturelli a Mario Lanfranchi, “figura-chiave” nel panorama cinematografico italiano degli anni ’60 e ’70, si passa alla sezione “Storia” di Cinema & Generi, uno sguardo sul passato che conta anche il saggio di De Fornari su Monsieur Verdoux. Chiude il volume la sezione “Cronache”, che ospita una breve riflessione su Cannes 2009, “il festival dei generi”, e il resoconto dei film e degli eventi che hanno segnato la passata stagione cinematografica.

 

INDICE

interviste
Do fish have dreams? Intervista a Werner Herzog, a cura di Roberto Pisoni
Il detective selvaggio, Roberto Pisoni
Self made criminal. Intervista a Jacques Audiard, a cura di Roberto Pisoni
Le blanc et le noir. Movimenti del neo-polar francese, Roberto Pisoni

attori
Wayn&astwood, Anton Giulio Mancino
Il lungo addio, Renzo Trotta

generi
La mia fetta di cinepanettone, Alessandro Bencivenni
La trasparenza del mito. Nemico pubblico di Michael Mann, Massimo Causo
L’universo Apatow, Simone Emiliani
Elogio della lotta. Il Giappone degli studenti in guerra contro l’autorità, Stefano Locati
La battaglia dei tre regni. I due “Picchi Rossi” di John Woo, Stefano Locati
Horror non Horror, Roberto Lasagna
Ripensarsi per un futuro migliore: la fantascienza tra passato e innovazione, Andrea Fontana
The flirt of a nation. Il cuore rivelatore della Nazione, Sergio Sozzo
Documentario italiano. Percorsi e nuove tendenze, Gaetano Maiorino

storia
Eroi senza pietà. Intervista a Mario Lanfranchi, a cura di Renato Venturelli
Chaplin in noir, Oreste de Fornari

cronache
Cannes 2009: il festival dei generi, Renato Venturelli
Film – Festival – Rassegne

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