LIBRI DI CINEMA – “Cinemania”

Cinemania

Adottando il criterio dell’importanza e della significatività talvolta a scapito di quello puramente estetico, Canova vuole dimostrare come, nella desolazione culturale del decennio appena trascorso, il cinema italiano non solo offra uno scenario a suo modo paradigmatico delle potenzialità e dei problemi che l’industria cinematografica porta con sé dal Novecento al nuovo millennio, ma dimostri anche di saper raccontare una realtà diversa dall’artificio mediatico costruito giorno per giorno dalla televisione. Da Marsilio editore.
 
 
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Cinemania. 10 anni, 100 film: il cinema italiano del nuovo millennio
di Gianni Canova
Marsilio editore
Novembre 2010
pp. 288 – € 19,50
 
 
 
 
Quella che potrebbe sembrare la scelta più convenzionale per una rassegna critica definire in astratto e a priori i limiti in cui far entrare l’oggetto di studio, 10 anni e 100 film vuole invece rappresentare, ci dice Gianni Canova stesso nell’introduzione, la rinuncia a ogni pretesa di esaustività nell’analisi di uno scenario ancora in piena evoluzione, a favore di un criterio meramente empirico che attraverso il meccanismo delle inclusioni e delle esclusioni aiuti a individuare i film più rappresentativi degli anni zero del cinema italiano. Alla luce, quindi, del “valore simbolico di un ordine arbitrario”, il direttore di “Duellanti” non ha selezionato le pellicole che considera in assoluto le migliori o le sue preferite (operando dunque anche vistose esclusioni, come quella di Corso Salani) e ha incluso talvolta film che ritiene canonici e omologati, ma che gli sono apparsi essenziali per capire il rapporto che il nostro cinema intrattiene con l’immaginario collettivo. Quel che è certo, è che le riflessioni che compongono questo volume vogliono dimostrare che il cinema italiano non è morto, gode anzi di ottima salute e rimane uno dei più interessanti del panorama internazionale. Non si tratta di negare o sottovalutare alcune croniche carenze indiscutibilmente tipiche del nostro cinema, e che Canova individua sinteticamente ed efficacemente nell’arretratezza produttiva, intesa come incapacità di concepire moderne modalità di promozione e comunicazione del prodotto film, nel pessimo rapporto con le tecnologie, che porta, ad esempio, a vedere la rete quasi sempre come possibile concorrente e non come opportunità di crescita e di sperimentazione, e nell’“emergenza critica”, ovvero nella progressiva riduzione del cinema a gossip e nella pratica di modelli che sono “o di insopportabile snobismo esoterico o di inquietante e preoccupante conservatorismo”. Né sarebbe possibile sottovalutare il peso che l’eterna ossessione del confronto con la stagione del neorealismo ha avuto nel soffocare molti dei possibili slanci verso altri registri (il visionario, l’onirico, il grottesco). Eppure secondo l’autore, nella desolazione culturale del decennio appena trascorso, il cinema italiano non solo offre uno scenario a suo modo paradigmatico delle potenzialità e dei problemi che l’industria cinematografica porta con sé dal Novecento al nuovo millennio, ma dimostra anche di saper raccontare una realtà diversa dall’artificio mediatico costruito giorno per giorno dalla televisione. In quest’ottica, si comprende l’inclusione di pellicole che testimoniano la resa al culto dell’apparenza di derivazione televisiva (Come tu mi vuoi di Volfango De Biasi) o l’appiattimento del cinema alle forme di rappresentazione proprie delle fiction tv (Ricordati di me di Gabriele Muccino) accanto ad altre (La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana) che hanno tentato di muoversi nella direzione opposta. Adottando il criterio dell’importanza e della significatività talvolta a scapito di quello puramente estetico, Canova sottolinea, come nel caso di Notte prima degli esami di Fausto Brizzi, la rilevanza di una campagna comunicativa e promozionale dai tratti fortemente innovativi o l’interesse che, al di là dei meriti artistici, un film come Eccezzziunale veramente – Capitolo secondo… me può suscitare sul piano della comprensione delle strutture profonde del costume nazionale. Tra esordi sorprendenti Private di Saverio Costanzo, Il dono di Michelangelo Frammartino, Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti – e “grandi vecchi” (Olmi, Bellocchio), sguardi lucidi sul nostro tempo (Virzì, Soldini) o sul nostro passato più recente (Placido), passando per gli “imprescindibili” Gomorra e Il divo, il volume restituisce un quadro più limpido e variegato del decennio che il nostro cinema si è appena lasciato alle spalle.
 
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