LIBRI DI CINEMA – Ciò che abbiamo inventato è tutto autentico. Lettere a Tullio Pinelli


A cura di Augusto Sainati un libro che rievoca una stagione gloriosa del cinema italiano attraverso l'intenso rapporto epistolare tra Federico Fellini e il suo sceneggiatore Tullio Pinelli (scomparso pochi giorni fa all'età di 101 anni). Pagine ricche di spunti, aneddoti e riflessione sul rapporto lavorativo e d'amicizia tra i due. Edita Marsilio

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fellini lettere a tullio pinelliCIO CHE ABBIAMO INVENTATO E' TUTTO AUTENTICO. LETTERE A TULLIO PINELLI
Federico Fellini
Ed. Marsilio
Finito di stampare nel maggio 2008
pp. 94 – Euro 9,00

Questo libricino epistolare a cura di Augusto Sainati, pubblicato lo scorso anno, contiene l’affettuoso carteggio tra Federico Fellini (1920-1993) e Tullio Pinelli (1908-2009), quest'ultimo scomparso pochi giorni fa all'età di 101 anni, che nell’arco di più di un trentennio – le prime lettere risalgono all’estate del 1949, mentre l’ultima, inviata da Pinelli, è del 1986 – analizzano il rapporto professionale e amichevole tra i due artisti. Diciassette lettere, che Sainati è riuscito a recuperare dall’archivio di Tullio Pinelli, che ritraggono non solo i particolari meccanismi lavorativi e umani soggiacenti al modus operandi di Federico Fellini, ma anche l’universo cinematografico e produttivo di un cinema italiano oramai scomparso in cui emergono figure come De Laurentiis, Lattuada e l’amato/odiato Flaiano. Diverse le trame che il carteggio tra i due, racchiuso in un numero non molto elevato di pagine, lascia intendere: il rapporto non sempre idilliaco tra Fellini e i suoi sceneggiatori, la stima professionale e artistica che lega il regista di Rimini con il drammaturgo Pinelli (collaboratore non solo del cinema di Fellini, ma anche di Pietro Germi, Lattuada, Cavani e Mario Monicelli). Una breve intervista rilasciata da Pinelli al curatore introduce il carteggio. Vengono rievocati gli anni de Lo sceicco bianco e I vitelloni, la funzione strategica di Pinelli nella stesura dei copioni, costantemente impegnato nella realizzazione del trattamento, il falso mito di un Fellini che lavora senza ricorrere alla sceneggiatura. Il saggio conclusivo “L’invenzione dell’autentico” riflette sul profilo felliniano che emerge dal materiale raccolto (gran parte delle lettere sono scritte dallo stesso Fellini a Pinelli), l’affettuosità, il vampirismo egoistico, la seduttività. Un volumetto scorrevole e godibile, utile per rievocare una stagione lontana del nostro cinema e un rapporto artistico emblematico per comprendere e rappresentare il forte vincolo tra la figura del regista e quella dello sceneggiatore.

 

Indice
Cinquant’anni con Fellini. Conversazione con Tullio Pinelli
Ciò che abbiamo inventato è tutto autentico. Lettere a Tullio Pinelli
Note alle lettere
L’invenzione dell’autentico di Augusto Sainati
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