LIBRI DI CINEMA – "David Wark Griffith"

david wark griffith

Il pregio maggiore del libro di Paolo Cherchi Usai sta nella capacità di unire la puntualità dell’analisi critica a una prosa appassionata, che ripercorre quasi come in un romanzo l’ascesa e la caduta dell’artista, i successi e i fallimenti produttivi, i rapporti di Griffith con i collaboratori e con le donne della sua vita. Ne viene fuori il lucido ritratto di una personalità complessa, sospesa tra geniale titanismo e debolezze fatali. Edito da Il Castoro Cinema

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david wark griffithDAVID WARK GRIFFITH
Paolo Cherchi Usai
Il Castoro
Marzo 2008
pp. 560 – euro 23,50
 
Ogni lavoro di ricerca ha le sue difficoltà, ma certo una monografia su Griffith ha il sapore di una sfida epica. Innanzitutto occorre far i conti con la mole impressionante di film diretti dal regista americano, oltre cinquecento titoli nell’arco di poco più di vent’anni. Se la tendenza comune è quella di dar spazio privilegiato a titoli cruciali come Birth of a Nation e Intolerance, uno studio rigoroso non può passar sotto silenzio il resto di un’opera immensa, le cui varie fasi sono essenziali non solo per comprendere il cinema di Griffith, ma anche per seguire dappresso l’avventurosa evoluzione del linguaggio cinematografico. E qui subentra l’altra grande difficoltà: la caccia alle fonti, il recupero dell’intera filmografia. Impresa complicata, quando si parla di cinema delle origini. Non è un caso che il libro di Paolo Cherchi Usai sia il compimento di un sogno inseguito per più di quindici anni, il frutto di una dedizione encomiabile. E, d’altro canto, questa pubblicazione suggella, in qualche modo, un lavoro di recupero e studio avviato dalla retrospettiva completa dedicata a Griffith dalle Giornate del cinema muto di Pordenone a partire dal 1997 e durata per ben undici anni. La prima parte del libro, all’incirca la metà, è naturalmente dedicata al cosiddetto periodo Biograph (1908-1914), dall’esordio di The Adventures of Dollie al passaggio alla Reliance-Majestic dei fratelli Aitken. E’ il periodo più prolifico della carriera di Griffith, costretto suo malgrado a girare a ritmi forsennati. “E’ come un’interminabile seduta di allenamento: Griffith prova, riesce, inciampa, sbaglia, si sfracella; si rialza riprova, riesce meglio di prima, sbaglia qualcos’altro ma intanto ha un’intuizione che mette da parte per servirsene più avanti”. Cherchi Usai, nell’approcciarsi a questo materiale infinito, sceglie una ‘soluzione intermedia’, che consiste nel soffermarsi sui titoli più importanti, “ma nel dare un’occhiata di tanto in tanto anche ai mezzi fallimenti, alle buone idee lasciate a metà, ai capitomboli rivelatori”. E a mano a mano che si procede nell’analisi, emerge chiaramente come la progressiva consapevolezza stilistica di Griffith va di pari passo con la creazione di un nuovo linguaggio. La scoperta del montaggio come legame non solo spaziale e temporale, ma soprattutto emotivo, la ricerca del massimo effetto espressivo con il minimo sforzo, il lavoro di ricerca sull’inquadratura, sui campi e i piani, la misura imposta alla recitazione. Quando si passa, poi, ai lungometraggi celebri, Birth of a Nation  e Intolerance, Cherchi Usai si preoccupa di mettere a fuoco gli aspetti più controversi della personalità e dell’ideologia del regista americana, cercando di sgombrare il campo da pregiudizi diffusi o, quanto meno, di insinuare più di un dubbio sulla lettura che molto spesso si è voluta dare del cinema di Griffith. Ma il pregio maggiore del libro resta la capacità dell’autore di unire la puntualità dell’analisi critica a una prosa appassionata, che ripercorre quasi come in un romanzo l’ascesa e la caduta dell’artista, i successi e i fallimenti produttivi, i rapporti di Griffith con i collaboratori (il mitico direttore della fotografia Billy Bitzer su tutti) e con le donne della sua vita, le tante protagoniste del suo cinema, Mary Pickford, Mae Marsh, la grande Lillian Gish, Blanche Sweet, Carol Dempster, la moglie Linda Arvidson. Ne viene fuori il lucido ritratto di una personalità complessa, sospesa tra geniale titanismo e debolezze fatali. “Sapeva aprirsi – per quanto ne era capace – facendo cinema, cioè mettendosi di fronte allo specchio della propria esperienza interiore… Era un uomo solo”.

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Indice:

Ascesa e caduta della libertà di parola in America p.4
David Wark Griffith p.28
La prima storia: la culla del presente p.29
Dalla culla del presente, ecco ora la vicenda di un popolo d’età remota, ma con gli stessi timori e le stesse speranze di oggi p.33
Un’altra immagine del passato p.39
E’ ora la volta della quarta storia, la lotta tra la creatività e il potere durante quell’età lontana in cui tutte le nazioni del mondo s’inchinavano al trono del cinema p.45
1908 (64 film): il mondo nuovo, preceduto dal ritorno alla storia moderna p.49
1909 (143 film), dove la routine dà luogo all’impennata p.77
1910 (86 film): l’ambizione premiata p.115
1911 (73 film), in cui Griffith sta perdendo la pazienza p.135
1912 (65 film), quando la perfezione non basta più p.162
1913 (34 film): più grandiose dimore p.196
Judith of Bethulia (giugno-luglio 1913), dove Griffith taglia la testa al tiranno p.216
Strategia della rottura: Reliance-Majestic (1914-1915) p.223
“La storia scritta in un baleno”: The Birth of a Nation p.241
Intolerance, o dell’onnipotenza p. 265
Il cinema, antidoto alla guerra: Artcraft Pictures (1917-1919) p.289
Il prezzo dell’indipendenza: United Artists (1919-1923) p.325
Fine di un sogno: Famous Players-Lasky (1924-1926) p.385
Gli ultimi fuochi: Art Cinema Corporation (1927-1930) p.401
Salvataggio (mancato) all’ultimo minuto: The Struggle (1931) p.416
Fuor dalla culla che perenne dondola p.420
Filmografia p. 427
Indice alfabetico dei film diretti da D. W. Griffith p.530
Nota bibliografica p.538
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