LIBRI DI CINEMA – “Federico Fellini. La dolce vita”


“Non c’è titolo di film italiano che sia conosciuto in tutto il mondo come La dolce vita. Famosissimo ancor prima che il film uscisse, questo titolo ha finito per significare di tutto: uno stile, un’epoca, un modo di vivere. Un nome capace di evocare Italia e italianità ancor più e ancor meglio della pizza, degli spaghetti e della camorra”. Così inizia il libro di Antonio Costa, edito da Lindau, dedicato al film italiano più famoso di tutti i tempi. Non sappiamo se veramente più degli spaghetti o della pizza. Della camorra, poi, ma che c’entra?

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Federico Fellini - La dolce vita

“Federico Fellini. La dolce vita”
Antonio Costa
Universale Film Lindau, 2010
p. 216 – euro 18,00

 

 

“Non c’è titolo di film italiano che sia conosciuto in tutto il mondo come La dolce vita. Famosissimo ancor prima che il film uscisse, questo titolo ha finito per significare di tutto: uno stile, un’epoca, un modo di vivere. Un nome capace di evocare Italia e italianità ancor più e ancor meglio della pizza, degli spaghetti e della camorra”. Così inizia il libro di Antonio Costa dedicato al film italiano più famoso di tutti i tempi. Non sappiamo se veramente più degli spaghetti o della pizza. Della camorra, poi, ma che c’entra? Comunque, Antonio Costa già nell’introduzione prospetta un approccio al film a trecentosessanta gradi. Forse non può essere diversamente. Forse non avrebbe senso un solo approccio, e neanche qualcuno in più. In effetti, si ha subito la sensazione che Costa voglia spingere la pluralità dei sensi che partono dal film, e naturalmente pensiamo al termine “dolce vita” che entra nell’uso comune della lingua italiana, vale a dire il maglione aderente al collo indossato da uno dei protagonisti del film, Pierone, fino ai giorni nostri. Dice addirittura Costa: “La dolce vita continua a essere un riferimento per ogni momento cruciale della storia d’Italia…” E passa ad un paio di riferimenti concreti: l’appellativo da parte  della rivista “Entertainment Weekly” ad un film di Zeffirelli, Un tè con Mussolini, “la duce vita”; e poi l’editoriale di Anne Applebaum columnist del “Washington Post”, intitolato La dolce Berlusconi, con riferimento a una versione caricaturale della vita ideale degli italiani. A questo punto c’è tanta passione politica che passa attraverso il film. E non è un caso. Anche perché in alcune recensioni, come quella strepitosa di Pier Paolo Pasolini (che fu peraltro tra gli sceneggiatori del film), nella parte conclusiva del libro, ritorna la considerazione politica, o almeno ideologica del film. E la sensazione è che la scelta di Costa non sia tanto casuale. Ma torniamo all’organizzazione delle varie parti di questo libro. Molto completo, perché suddiviso in capitoli che affrontano direttamente alcune questioni. E per quelli più pigri, che non hanno la voglia o il tempo di rivedersi il film, Costa dedica i primi quattro capitoli alla rievocazione dell’opera. I capitoli sono: il film, La storia, Le sequenze, Sylvia e Marcello. Nelle sequenze è sempre riportata la durata precisa ed il numero delle inquadrature, a partire dalla copia restaurata e pubblicata in dvd da Cinema Forever, mentre i dialoghi originali della sceneggiatura sono riportati in nota a piè di pagina; tutto ciò per una netta definizione del testo filmico, ma soprattutto per rilevare l’analisi delle varianti che si fa nei capitoli successivi. Per brevità diremo soltanto che attraverso l’analisi delle varianti si percepisce lo straordinario lavoro di regia di Fellini, testimoniato anche dall’opera che più influenza questo libro, vale a dire il testo diaristico di Tullio Kezich, nell’ultima versione, quella edita da Sellerio, Noi che abbiamo fatto la dolce vita. Nel capitolo “Linee per un’analisi”, il paragrafo “Ibridazione” parla di forze centrifughe nel film, ma anche di una forte spinta centripeta. In soldoni quella verso l’esterno è una direzione troppo acclamata del film, considerato anarchico, ribelle, se non altro troppo fantasioso. La forza centripeta corrisponde alla struttura narrativa molto precisa addirittura classica (e direbbe Pasolini anche “sostanzialmente” cattolica). Costa dimostra in breve come La dolce vita segua gli stilemi del cinema classico hollywoodiano, quelli descritti dal noto studioso David Bordwell. La dolce vita, infatti, presenta i principi strutturali del film classico hollywoodiano che sono per Bordwell: azione orientata al raggiungimento di un determinato obiettivo; doppia trama; fasi distinte; cause penzolanti; tempi massimi. Il capitolo successivo, “Persone e Luoghi” descrive le caratteristiche dei personaggi, tra i quali quello che è considerata un’invenzione di Flaiano, ovvero Paparazzo, che deriverebbe dall’abbruzzese (vongole). Nel capitolo sulla moda, Costa ricorda la caratteristica di film rotocalco, ribadita anche in una recente intervista (apparsa su http://cinefestival.blogosfere.it/): “Per il lancio del film, e della protagonista Isa Miranda, Rizzoli mobilitò le sue principali testate giornalistiche («Lei», «Novella», «Comoedia», «Cinema Illustrazione»). Con La dolce vita seguì la stessa strategia: il film e i suoi episodi più piccanti e spettacolari erano già diventati popolari grazie ai servizi pubblicati durante la lunga gestazione del film sui settimanali del gruppo Rizzoli, «Oggi» e «L’Europeo». Né meno importante, come scrivo nel libro, è stato il ruolo delle testate del gruppo nel sostegno del film dopo la sua uscita”. Infine il capitolo che raccoglie alcune testimonianze, recensioni sul film, scelte tra scrittori famosi, sia italiani che stranieri, e a prescindere che il giudizio espresso sia stato positivo o negativo. L’apparato iconografico comprende 32 scatti di immagini dal film.

 

Indice

Introduzione

Il film

La storia

Le sequenze

Sylvia e Marcello

Dal soggetto al film: critica delle varianti

Linee per un’analisi

Persone e luoghi: questione di punti di vista

Mutamenti (e costanti) del costume di casa: percorsi intertestuali

Antologia

Pier Paolo Pasolini

Indro Montanelli

Franco Fortini

Elio Vittorini

Georges Simenon

Alberto Arbasino

Jean-Marie G. Le Clézio

Pio Baldelli

John P. Welle

Gian Piero Brunetta

Bibliografia

 

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