LIBRI DI CINEMA – Ferzan Ozpetek
Regista amato più dal pubblico che dalla critica, innamorato a tal punto degli attori che materializzano la sua poetica tanto da definirli lui stesso come “esseri provenienti da un altro pianeta, che vanno solo amati immensamente e a cui non bisogna dare nient’altro che amore”. Edizione Le Mani.
Con sette film all’attivo, il regista di origini turche Ferzan Ozpetek si presenta come uno dei più controversi registi nel panorama cinematografico italiano. Personaggio amato più dal pubblico che dalla critica, innamorato a tal punto degli attori che materializzano la sua poetica tanto da definirli lui stesso come “esseri provenienti da un altro pianeta, che vanno solo amati immensamente e a cui non bisogna dare nient’altro che amore”. Gabriele Marcello, attore e critico cinematografico ha tentato di ripercorrere il cammino artistico del regista, partendo dagli esordi con Il bagno turco fino all’ultimo lavoro, Un giorno perfetto, presentato a Venezia lo scorso anno. Il libro di Marcello si divide in nove parti anticipate da una prefazione di Alberto Crespi. Una mappa che inizia con una breve introduzione ed una biografia del regista per concludersi con un ritratto degli attori che hanno lavorato per Ozpetek; in mezzo, aneddoti ed analisi dei sette film usciti nelle sale nei dodici anni di carriera del cineasta. Marcello analizza con particolare attenzione il percorso artistico del regista, inizialmente ancorato alle sue origine turche, esplicitando questa appartenenza con i suoi due primi film, Il bagno turco e Harem Suare, per poi passare all’”esperienza romana” da Le fate ignoranti a Un giorno perfetto. Un reticolo di storie e personaggi che Marcello riesce a sezionare con perizia, e potremmo aggiungere, con passione sentita, mettendo l’accento più che sulla linea estetica del regista, sulla sua capacità di caratterizzazione dei personaggi – soprattutto femminili – e della loro evoluzione interiore. Grande spazio riservato all’universo femminile dunque, che secondo Ozpetek è quello più compiuto, l’uomo infatti non ha (o non vuole avere) la capacità di guardarsi dentro e trovare una via di (ri)generazione per assurgere a una nuova esistenza più completa e consapevole.
Lo stile di Marcello è fluido ed accessibile, percorso ragionato dove i lavori di Ozpetek trovano corrispondenze con quelli di altri registi, da Almodovar a Sirk, da Jane Campion a Wong Kar Wai (quest’ultimo però, non è come indicato erroneamente nel testo, coreano, ma nato a Shangai e trasferitosi successivamente ad Hong Kong). Completano il libro, i giudizi dati dalla critica ai film (anche se sarebbe stato più interessante ed esaustivo, proprio da un punto di vista critico, non citare solo quasi esclusivamente i quotidiani, ma anche le riviste specializzate) e la bella galleria fotografica di 43 immagini a colori ed in bianco e nero estrapolate dai film, oltre alla completa filmografia del regista, bibliografia e indice dei nomi e dei film.