LIBRI DI CINEMA – "Herschell Gordon Lewis. The GoreFather" di Michele Tosoni

Ripercorrendo con puntualità e andatura diacronica il percorso filmico e la carriera realizzativa di H. G. Lewis, l’ottimo libro di Tosoni vuole essere uno studio pulito ed esaustivo sul cinema sporco exploitation e soprattutto un’implicita riflessione sui caratteri commerciali e più sanguinosamente mediatici di cui l’horror – in particolar modo il sottogenere gore – si è sempre servito. Edito da Il Foglio Letterario

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HERSCHELL GORDON LEWIS – THE GOREFATHER

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Michele Tosoni

Edizioni Il Foglio Letterario

Finito di stampare nel settembre 2006

Pag. 226 – 15 euro

 

Si sentiva il bisogno di uno studio accurato sulla filmografia di un regista di culto e contradditorio come Herschell Gordon Lewis. Ripercorrendo con puntualità e andatura diacronica il percorso filmico e la carriera realizzativa di questo artigiano dall’innegabile talento pubblicitario, il libro di Tosoni vuole essere uno studio pulito ed esaustivo sul cinema sporco exploitation e soprattutto un’implicita riflessione sui caratteri commerciali e più sanguinosamente mediatici di cui l’horror – in particolar modo il sottogenere gore – si è sempre servito. Il suo libro sul regista di culto americano diventa allora non soltanto omaggio all’arte (termine inteso qui soprattutto nella sua nobile valenza meccanicamente “bassa” e demiurgica) di questo uomo di cinema, ma interessante e inedita riflessione sui meccanismi dell’industria cinematografica nelle sue imprevedibili e allo stesso tempo scontate diramazioni fruitive.

Herschell Gordon Lewis. The GoreFather affronta con dovizia di particolari e analisi filmica la complessa parabola del padre del gore, da professore universitario a regista di pellicole di exploitation, passando per l’amicizia col produttore David Friedman. I primi successi del duo Lewis-Friedman appartengono al filone dei nudies (ovvero quella serie di film che a cavallo tra i ’50 e i ’60 – grazie soprattutto a un autore come Russ Meyer – proponevano storie di fiction comico-grottesche con la reiterata esposizione di nudità femminili), periodo a cui Tosoni dedica le prime pagine del suo libro. Ma è nell’horror che l’apporto del duo Lewis-Friedman si è rivelato innovativo e commercialmente riuscito, grazie a piccoli capolavori quali Blood Feast (1963), 2.000 Maniacs (1964), Color Me Blood Red (1965). Ed è su queste opere che giustamente Herschell Gordon Lewis. The GoreFather si concentra maggiormente.  L’opera di Tosoni ripercorre quindi tutte le tappe della carriera di Lewis, cercando qua e là di arricchire il suo discorso con acute analisi sul concetto di perturbante da un punto rappresentativo, sul perverso voyeurismo tipico dei film realizzati dal regista americano e sui cambiamenti storico-sociali così improvvisi negli anni sessanta e sempre fortemente ravvisabili nel cinema exploitation tutto.

Nelle ultime pagine il libro ha il merito e il privilegio di offrirci un’intervista a Lewis realizzata proprio da Tosoni. Un’occasione in più per conoscere e apprezzare il modus operandi del regista proprio attraverso le sue parole: la spettacolarità grezza e iperrealistica degli effetti speciali fatti in casa, le molteplici mansioni assunte da Lewis sul set (regista, produttore, montatore, truccatore, ecc.), i debiti che registi come Carpenter e Craven ritenga abbiano nei suoi confronti, la sua scoperta idea di cinema finalizzata esclusivamente all’intrattenimento.

 

 

INDICE

 

Prefazione di Alberto Farina    p.5

 

Introduzione    p.13

 

Il cinema di exploitation    p.21

 

La prima volta (1959-1963)    p.31

 

Trilogia di sangue (1963-1965)    p.45

 

A qualcuno piace weirdo (1964-1968)    p.79

 

Ricordi di un’estate (1968-1979)    p.99

 

Gore must go on! (1970-1972)    p.121

 

Il ritorno al cinema (2002)    p.147

 

Conclusioni    p.175

 

Intervista  a Herschell Gordon Lewis    p.181

di Michele Tosoni   

 

Lewis e i suoi fratelli di Roberto Curti    p.189

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