LIBRI DI CINEMA – "Il cinema americano dopo l'11 Settembre" a cura di Andrea Fontana

Il cinema americano dopo l'11 SettembreUn viaggio tra il dopo (come lo sguardo americano singolare e collettivo abbia assorbito, introiettato e rielaborato l’evento 11 Settembre senza riuscire a incorporarlo) e il prima (alle radici dei sensi di colpa, di paure e fallimenti del passato). Tra i saggi in appendice, una vertiginosa incursione di Giona A. Nazzaro su ossessione del tempo e paranoia nel serial 24. Per Morpheo Edizioni.

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Il cinema americano dopo l'11 SettembreIL CINEMA AMERICANO DOPO L’11 SETTEMBRE

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Andrea Fontana (a cura di)

Edizioni Morpheo

Finito di stampare nel mese di settembre 2008

Pag. 320 – 18,00 euro

 

 

 

 

 

Un testo ampio che affronta da più punti di vista, con grande ricchezza di contenuti, non solo il dopo: come lo sguardo americano, singolare e collettivo, abbia assorbito, introiettato e rielaborato l’evento 11 Settembre senza riuscire a incorporarlo – e nel gioco di sottintesi dell’ ”onnipresenza del nascosto”, come Hollywood non si sia mai sottratta dal rappresentare, ora con reticenza, ora con ipocrisia, ora con feroce critica, la storia dei suoi sensi di colpa e delle sue ossessioni più profonde – ma anche il prima: quanto il cinema non abbia in un certo senso profetizzato, “quasi sotteso, desiderato e invocato la Grande Catastrofe, il crollo simbolico, l’attacco che nel momento in cui mostrava al mondo la vulnerabilità degli Stati Uniti, al tempo stesso ne celebrava paradossalmente anche una specie di affermazione” (pp. 8-9).

Non solo, dunque, come il cinema ha affrontato la ferita ancora aperta, L'episodio di Sean Penn in 11'09''01ma anche le radici in cui si annidava la ferita stessa, a partire dal sogno americano sempre sull’orlo del fallimento e della compulsione (The Aviator). Il testo non si sofferma più del necessario sull’aspetto puramente sociologico della questione – già ampiamente affrontato in tante sedi – e preferisce penetrare direttamente nel cuore delle pellicole, indagando sulle “reazioni” più dirette – il collettivo di cortometraggi 11'09''01, il documentario francese 11/9, United 93, Oliver Stone e Spike Lee,  ma anche sulle tracce comparse nei generi, testimoni storici sottili, anche quando non pongono al centro la catastrofe in sé; sul ritorno prepotente dei disaster movie; sullo scarto rispetto al presente che permette al cinema la fuga in cupe visioni del futuro (The day after tomorrow) o rassicuranti visioni del passato (Troy) o sul fiorire di una riflessione anche extracinematografica sul reportage, sul vero/falso, sul racconto dell’orrore “in diretta” (REC, Diary of the dead, Redacted, Cloverfield).

CloverfieldNella prima e seconda sezione si va alla ricerca di indizi, segni ed elementi incandescenti appartenenti al vasto panorama dell’assedio e della paranoia, raccontando le “predizioni” più o meno  volontarie nei film precedenti al 2001 e i simboli disseminati in quelli successivi al disastro: il grattacielo in cui vivono asserragliati i civili potenti di Land of the dead; l’invisibilità del nemico, l’assedio psicologico e la distorsione della verità – “peccato originale dell’Occidente” (p. 78) in The Village; la società che collassa in preda a un orrore che viene dall’interno – in microcosmi naturali, The Descent, o artificiali, come un aereo in volo (Red Eye); si attraversano i non-luoghi, tra cui per eccellenza l’aeroporto – vera e propria “incarnazione geografica e architettonica dell’incubo” (p. 85); le visioni di guerra (Munich, Three Kings, Jarhead – l’impossibilità di Jarheadvedere ciò che accade) o lo scontro tra tribù (Gangs of NY, Apocalypto, The New World), passando per la riflessione su una impossibile giustizia (Inside Man, Minority Report, Le tre sepolture), su una profonda amarezza esistenziale (se anche nella terra di tutte le opportunità non si sfugge ai morsi del destino – Reign Over Me, Mystic River e tutta la poetica di Eastwood); sul ruolo del supereroe (Spider-man, Xmen, V for vendetta, Batman Begins, ma anche – a lutto ormai assorbito – il duro Willis in Die Hard 4) e sull’incarnazione dei Male nelle moderne, opache esistenze metropolitane (Collateral, A history of violence). Ci si sofferma inoltre su alcune opere fondamentali – La 25° ora che “mostra, con occhio fermo, La 25° orail vuoto” quasi a suggerire che “ogni interazione umana è Ground Zero” per tre personaggi a loro volta simbolici: un broker, un insegnante e Cristo stesso, un antieroe (pp. 135-138).

Nella terza sezione, tre appendici di grande interesse, spicca per lucidità e penetrazione il discorso di Giona A.Nazzaro sul serial 24, in cui si mettono a confronto la metafisica del noir classico, il nemico plurale dei ‘70 e la paranoia del contemporaneo. Attraverso la falla aperta dal “terremoto psichico” dell’11/9 il “serial in tempo reale” diventa “l’utopia, condivisa, di riprendere e di agire al tempo stesso”, in cui il tempo si manifesta come inganno e l’azione diventa 24definitivamente un simulacro, in cui “proprio attraverso la radicalizzazione della traccia temporale unica” giocano nel caos più tempi e più mondi. (pp. 275, 278, 279, 281). E all’eroe – “l’eroe che non c’era”, “il canto del cigno dell’eroe paranoico” – Jack Bauer, non resta che correre incontro al nulla e la missione di indagare (come noi) sul delitto perfetto: la sparizione del mondo: “la guerra ha eroso l’immagine del mondo […] Essendo diventato il mondo il territorio di una guerra invisibile, il mondo stesso è infine scomparso” (p. 279). In questo mondo in cui il tempo e il mondo stesso scompaiono, complice il crollo (delle torri, e “crollo interiore di una percezione della realtà”), se viene meno ogni possibilità di sguardo, si individua però qualcosa che resta:  “l’ineluttabilità del dolore singolare, la prova dell’esistenza della carne del torturato. La carne testimonia che (forse…) qualcuno il mondo lo abita e dunque sarà la carne a condurci da coloro che vivono nel mondo” (p. 278).

 

 

 

 

INDICE

 

Prefazione

di Renato Venturelli p. 7

 

Il diario dei morti

Prefazione di Fabio Zanello p. 13

 

Introduzione p. 17

 

   Parte prima: Sguardo p. 23

 

CAPITOLO I:

CINEMA E STORIA p. 25

 

CAPITOLO II:

11 SETTEMBRE 2001 p. 41

L’evento p. 41

Predizioni involontarie p. 105

L’11 Settembre al cinema p. 111

 

CAPITOLO III:

IL CINEMA POST 11 SETTEMBRE  p. 71

Il senso dell’assedio  p. 121

Non-luoghi che diventano incubi: aerei e aeroporti nell’ immaginario cinematografico p. 82

Il passato storico-politico come causa della contingenza  p. 86

Giustizie devianti p. 105

Gli effetti militari dell’11 Settembre  p. 111

Il genere super-eroistico: un sentire fantapolitico?  p.117

La società di ieri, oggi e domani: riflesso della contingenza p. 129

  1. passato  p. 131
  2. presente  p. 135
  3. futuro  p. 150

 

    Parte seconda: Prospettive  p. 173

 

L’11/9 tra media e inconscio collettivo: caos, paranoia e nuove fondamenta del pensiero

di Federico Gironi   p. 175

 

L’11 Settembre, il terrorismo e la guerra nel cinema di Michael Moore

di Guido Levi  p. 189

 

Ground Zero del terrore

di Gianluca Pulsoni   p. 211

 

     Parte terza: Appendici  p. 227

 

Gli Stati Uniti nel contesto di politica internazionale pre e post 11 Settembre

di Giampiero Cama   p. 229

 

La serialità americana alla spettrale ombra delle Twin Towers

di Andrea Fornasiero  p. 253

 

Il complotto del tempo al tempo dei complotti. Paranoia e cronofobia in 24

di Giona A. Nazzaro  p. 273

 

Postfazione: l’irriproducibilità dello spettacolo

di Eros Torre  p. 287

Bibliografia  p. 301

Autori  p. 309

Indice dei titoli  p. 313

 

 

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