LIBRI DI CINEMA – "Il cinema muto. Un linguaggio universale", di Michel Marie

Il cinema muto - LindauIndagine, divisa tra storia e estetica, sulle specificità di un linguaggio, quello del cinema muto, in grado di creare una rappresentazione in cui il gesticolare degli attori o le didascalie – quasi anticipazione del moderno montaggio – comparivano negli anni ’20 come frammenti di un unico discorso di grande splendore evocativo, e lasciavano già in eredità ad autori di oggi, come Kitano o Van Sant, una riflessione sul potere del gesto e del silenzio. Da Lindau.

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Il cinema muto - LindauIL CINEMA MUTO. UN LINGUAGGIO UNIVERSALE

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Michel Marie

Edizioni Lindau

Finito di stampare nel mese di dicembre 2007

Pag. 96 – 12,80 euro

Docente alla Sorbonne Nouvelle – Paris III, autore anche di La Nouvelle Vague, e, con Jacques Aumont, di Dizionario teorico e critico del cinema, ambedue per Lindau, Marie propone una lettura del muto non esclusivamente storica – ripercorrendo 30 anni di cinema, dalla fine del 1985 ai primi anni ’20 – ma anche necessariamente teorico/estetica, ricordando come proprio dall’avvento del sonoro in poi si sia creata una poetica del silenzio particolarmente ricercata, con personaggi volutamente muti (Persona di Bergman) fino ai registi dei giorni nostri, con “opere che si rifiutano di parlare” (Hana-Bi di Kitano è l’esempio per eccellenza; ma anche Juha di Kaurismaki, Il profumo della papaya verde di Tran Ahn Hung) o che perseguono l’utilizzo del suono (musica, ma anche rumori di fondo risucchiati dalle strade e dalle vite dei personaggi, come in Gerry e Last Days di Van Sant, o alcuni esperimenti di Philippe Garrel). Il testo è diviso in due parti.

La prima, composta da quattro capitoli di agile lettura, nei quali si va alla ricerca delle specificità del cinema muto (distruggendo anche qualche piccolo clichè spontaneo di un immaginario moderno – ricordando ad esempio come le proiezioni dei film muti fossero anche all’epoca per nulla silenziose, accompagnate da un can can di commenti pianistici, grida di imbonitori e venditori e dalle reazioni del pubblico) e individuando, da Ricciotto Canudo a Rudolf Arnheim – ma in particolare grazie agli studi dei formalisti russi – la più profonda identità del muto nelle sue istanze di universalità quasi panteistica, nella sua capacità di rendere plastica l’immagine, di dare vita a una rappresentazione in cui il gesticolare degli attori o le didascalie – quasi anticipazione del moderno montaggio – comparivano come frammenti di un unico discorso di grande potenza evocativa; di rivelare, con Pudovkin, “con una chiarezza sorprendente e sconosciuta al teatro, la vita interiore del personaggio, mostrando il luogo stesso della parola al momento in cui essa nasceva” (La passione di Giovanna d'Arco di Dreyer). Si traccia una linea tra due fasi storiche – la prima, fino agli anni ’10, dai pionieri (Lumière) ai film a episodi (i magnifici vampiri di Louis Feuillade); la seconda, dopo gli anni ’20, fa una panoramica sulle grandi scuole europee, su opere chiave come Napoleon di Abel Gance e Aurora di Murnau, toccando sia i fondali dipinti e i modelli pittorici tipici dell’espressionismo che il realismo sociale, procedendo tra autori molto diversi tra loro come Griffith, Pabst, Capellani, Louis Delluc, e passando per la grande rottura sovietica di Dziga Vertov, Lev Kulešov, Ejzenstein; si osserva inoltre brevemente l’avvento del sonoro, dalle diffidenze chapliniane alla nascita dello stile narrativo hollywoodiano, con le eredità – nel bene e nel male – di cui si è appropriato il linguaggio contemporaneo.

La seconda parte è un collage di brevi approfondimenti, corredati da foto di scena, illustrazioni in bianco e nero, dichiarazioni di celebri registi, analisi di sequenze e inquadrature (dal western muto di John Ford All’assalto di Broadway a L’ultima risata di Murnau) e uno sguardo-omaggio ai volti d’impatto delle icone d’epoca: da Louise Brooks a Rodolfo Valentino, da Gloria Swanson a Greta Garbo.

 

INDICE

Prefazione, 3

PRIMA PARTE

1. L’estetica del cinema muto
La musica del silenzio e la pantomima, 9
Il teatro del silenzio, 10
Un linguaggio interiore, 12
Un linguaggio universale, 14
Cinema muto e panteismo, 15
Un’arte plastica, 16
2. Le didascalie: immagini, montaggio e lingua scritta
Rimpiazzare la parola, 19
Découpage e montaggio, 21
La didascalia verbale, 21
La vita interiore, 23
La voce di Giovanna, 23
Un film senza didascalie: «L’ultima risata», 25
Il discorso della storia, 26
3. La periodizzazione e i modi di rappresentazione
Due grandi periodi: prima e dopo il 1918, 31
Le fasi principali dell’evoluzione del cinema muto, 32
L’estetica delle vedute Lumière, 36
Il modo di rappresentazione primitivo in Méliès e Zecca, 39
Inseguitori e inseguiti: l’alternanza e il film comico, 41
L’evoluzione del «modo di rappresentazione» nel cinema di Albert Capellani: da «Notre-Dame de Paris» a «Germinal», 43
4. Le grandi scuole estetiche del muto e i film chiave
Perché «Nascita di una nazione» ha rappresentato una svolta storica?, 47
Il dottor Caligari e i mostri di Weimar, 49
L’avanguardia francese, 52
La rottura sovietica, 56
Conclusione, 59

SECONDA PARTE

Documenti, analisi, testi, citazioni
Propositi di registi: «L’essenza del cinema è il silenzio», Charlie Chaplin. «La parola ci risveglia», Philippe Garrel, 64
Documento
Découpage del film muto, 68
Analisi di inquadrature
«All’assalto di Broadway» (1917), western muto di John Ford, 70
Analisi di sequenza
«L’ultima risata» e la «camera scatenata», 72
Testi
Tre manifesti di autori di tre generazioni, 74
Personaggi ed eredità del film muto
Muti e dintorni, 78
Riprese
Troupe cinematografiche in azione, dalla più modesta alla più ambiziosa, 82
Posterità
L’eredità del film muto, 86
Star e fotogenia
Volti di star: Louise Brooks, Rodolfo Valentino, Gloria Swanson, Greta Garbo e Mary Pickford, 89

Bibliografia, 94

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