LIBRI DI CINEMA – “Il conflitto delle idee – Al cinema con MicroMega”

Impostare un’analisi sullo stato attuale della critica cinematografica muovendo da una distinzione pretestuosa tra il lettore cartaceo e il lettore digitale significa impoverire notevolmente i termini del discorso. Appare chiaro, invece, come dal corpus di scritti che compone Il conflitto delle idee emerga immediatamente una coerente linea di pensiero, una riflessione che non perde mai di vista il rapporto tra il critico e il cinema stesso,

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Il conflitto delle idee – Al cinema con MicroMega
di Giona A. Nazzaro
Bietti Heterotopia
2014
pp. 226 – € 16
 
 
 
Si può parlare oggi di una raggiunta “maturità” della nuova critica cinematografica online, come fa Marco Müller nella prefazione al volume di Giona Nazzaro? Quel che è certo, è che esiste tutta una nuova generazione di autori nata e cresciuta interfacciandosi direttamente con la rete, e che la velocità di elaborazione critica delle testate online ha messo progressivamente in crisi l’approccio tradizionale delle riviste cartacee. Tuttavia, sebbene questo processo abbia contribuito a creare nuove forme di linguaggio e di scrittura, e a moltiplicare le tipologie di pubblico, impostare un’analisi sullo stato attuale della critica cinematografica muovendo da una distinzione pretestuosa tra il lettore cartaceo e il lettore digitale significherebbe impoverire notevolmente i termini del discorso. Appare chiaro, invece, come dal corpus di scritti che compone Il conflitto delle idee – un’antologia di recensioni e interviste realizzate per il sito di MicroMega tra il 2009 e il 2014 –, emerga immediatamente una coerente linea di pensiero, una riflessione che non perde mai di vista il rapporto tra il critico e il cinema stesso – rapporto con le idee, dunque, a prescindere dal supporto che le accoglie e le diffonde –, e che vuole continuare a porre al centro l’autonomia del mezzo cinematografico, rifuggendo al contempo i limiti dell’autoreferenzialità.
 
Una poetica, dunque, che si esprime innanzitutto nella scelta dei titoli, laddove la necessità di riempire lo spazio di una rubrica settimanale diviene occasione per discernere e isolare dalla bulimica offerta cinematografica quelle opere in grado di suscitare uno scarto, uno spostamento di prospettiva e di sguardo, rispetto a quanto fa comunemente parte del nostro vedere e sentire. Ecco allora che nell’asfittico panorama nostrano un film come Su Re di Giovanni Columbu, si pone come “una dichiarazione di discontinuità impressionante”, o il Placido di Vallanzasca incarna l’idea di cinema civile di Francesco Rosi, mentre di autori come Martone e Bellocchio si sottolinea l’audacia, certamente impopolare, di affrontare la storia italiana secondo modalità che non la danno affatto per passata. O, ancora, si cerca di dare la giusta attenzione alla ritrovata vitalità del documentario, che fatica spesso a trovare visibilità nonostante un’autonomia espressiva pienamente raggiunta.
 
Nell’analisi delle opere dei grandi – da Eastwood a Cronenberg, da Spielberg a Malick – si intravede, quasi come un fil rouge, l’urgenza di non perdere mai di vista, quale dovere imprescindibile di un critico, l’idea di cinema che ognuno di essi, interprete dell’essenza di quest’arte come creazione di immaginario, come possibilità di un mondo altro, continua a portare avanti; ecco allora le appassionate argomentazioni contro certe critiche contenutistiche rivolte a The Wolf of Wolf Street, o la difesa di un’opera come The Tree of Life che ha il coraggio di assumere su di sé il rischio di “tutto quanto si può ancora dire e fare con le immagini”. Non a caso, nel lessico dell’autore sono frequentissimi termini quali frattura, sorpresa, contrasto, meraviglia, perché “ancora una volta, come accade sempre, è quanto provoca lo scarto rispetto alla norma di ciò che è già sedimentato nello sguardo a darsi, inequivocabilmente, come cinema”.
 
 
 
 
Indice:
Prefazione di Marco Müller
Introduzione
Film e interviste

Ringraziamenti
Indice dei film
Indice dei nomi
Indice delle opere

 
 
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