LIBRI DI CINEMA – “Istantanee sul cinema italiano” a cura di Franco Montini e Vito Zagarrio

L’immagine dell’“istantanea”, scatto fotografico che di per sé prende il suo significato dall’essere un’impossibile traccia, impronta di un presente, di un istante che comunque rimane impossibile da cogliere, è alla base del testo curato da Franco Montini e Vito Zagarrio, per Rubettino Editore. Una mappatura esplicitamente impossibile, perché il territorio è mobile, articolato e non troppo visibile

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Istantanee sul cinema italiano. Film, volti, idee del nuovo millennio

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a cura di F. Montini, V. Zagarrio,

Rubbettino Editore

Novembre 2012

Pagg. 229, euro 14.00

 

 

L’immagine dell’“istantanea”, scatto fotografico che di per sé prende il suo significato dall’essere un’impossibile traccia, impronta di un presente, di un istante che comunque rimane impossibile da cogliere, è alla base del testo curato da Franco Montini e Vito Zagarrio, ideale proseguimento di un libro di qualche anno fa, La meglio gioventù. Film italiani 2000-2006, pubblicato dalla Marsilio in occasione della Mostra di Pesaro 2006 e curato dallo stesso Zagarrio. In entrambi i testi fa mostra di sé la stessa necessità, la stessa urgenza: il desiderio, che non può essere fino in fondo esaudito, di costruire una mappa mobile del cinema italiano del nuovo millennio, «istantanee», raccontano i due curatori del testo del 2012, «scattate da più punti di vista sulla situazione odierna, fotogrammi significativi di un cinema e di un universo mediatico che promettono ancora sorprese». Da più punti di vista perché il testo è costruito appunto come una sorta di mappatura aperta, a più voci e da molteplici punti di vista, tesa a rispondere ad un pressante interrogativo sulla “situazione italiana”, sulla domanda cioè orientata a dare un nome a ciò che si muove, confusamente e senza una chiara identità, nel cinema italiano contemporaneo. Da qui le sezioni del testo, dalla situazione produttiva (drasticamente cambiata nel corso di oltre un decennio), alle nuove forme dei generi (tra contaminazione e ibridazione continua, fino all’auteur genre, da sempre parte integrante della “differenza” italiana); dalle nuove figure autoriali (Sorrentino, Garrone, ma anche figure di più lungo corso, come Salvatores, Argento o Mazzacurati) alle nuove maschere attoriali (Lo Cascio, Timi, Gifuni, Germano, ma anche maschere al femminile e le nuove forme dei “caratteri” del cinema italiano). Infine, una sezione sul nuovo cinema del reale, parte integrante ma sin troppo sommersa di un iceberg cinematografico che lascia solo intravedere la sua punta, e sul nuovo patto creativo tra scrittori e cinema (altro elemento caratterizzante tutta la storia del cinema in Italia).

 

Una mappatura esplicitamente impossibile, perché il territorio è mobile, articolato e non troppo visibile. Il testo si muove allora su un doppio binario: da una parte la necessità di porre alcuni punti fermi, sotto forma di dati riconoscibili (sistemi produttivi, variazione degli incassi, dati sugli esordi o sulle tendenze tecniche); e dall’altra, cercare di individuare linee di tendenza, parabole visibili di una storia delle forme contemporanee, cambiamenti di segno riconoscibili. Ed è in quest’ultima direzione che il testo è senz’altro più gravido di sviluppi, nel lasciare intendere ad esempio la migrazione di alcune forme di narrazione di genere dal cinema alla televisione (Zagarrio), nel provare a pensare al digitale non solo come un necessario escamotage alla crisi produttiva degli ultimi anni, ma anche un territorio di sperimentazione narrativa e formale (Uva, Signetto) o nel pensare le nuove forme di scrittura filmica attraverso la serialità (come nell’analisi di Romanzo criminale di Pallanch). Tracce di una volontà critica e teorica che attraversa il testo al di là dei limiti (consapevoli ed esplicitati) di ogni “istantanea”.

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