LIBRI DI CINEMA – “Klaus Kinski. Del Paganini e dei Capricci” di Stefano Loparco

ll punto di partenza che muove il “vampiro” Kinski è l’ossessione per Nicolò Paganini: in cui specchiare i propri vizi e le proprie virtù. Una figura mefistofelica capace di sedurre e di atterrire

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Klaus Kinski. Del Paganini e dei Capricci.

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Stefano Loparco
Edizioni Il Foglio pp 190
15 euro
Chi era Klaus Kinski? Un attore fuori categoria che imprimeva il suo tocco d’artista ad ogni film che interpretava? Un Nosferatu folle che confondeva l’arte con la vita? Un padre incestuoso e un compagno tirannico e violento? Stefano Loparco, scrittore e saggista già apprezzato per le sue biografie su Edwige Fenech e Gualtero Jacopetti, prova a dare le giuste coordinate nel libro “Klaus Kinski, Del Paganini e dei Capricci” edito da Il Foglio.

Nella illuminante introduzione di Fabio Zanello si stabilisce con chiarezza il punto di partenza che muove il vampiro Kinski: l’ossessione del grande attore polacco per la figura di Nicolò Paganini, una specie di Doppelganger in cui specchiare i propri vizi e le proprie virtù, una figura mefistofelica capace contemporaneamente di sedurre e di atterrire. Il perturbante nasce proprio dalla deformazione di ciò che ci è familiare in qualcosa che improvvisamente diventa estraneo: la follia di Kinski, che si esplicava in distruttivi scoppi d’ira ingestibili da registi e produttori, trae le sue origini da un passato piuttosto tormentato. Loparco nella prima parte del libro traccia l’excursus del giovanissimo Kinski che nel 1942 a soli 16 anni è costretto ad arruolarsi nell’esercito nazista del Terzo Reich (Wehrmacht) per poi finire nel campo di prigionia inglese Camp 186. Quando tornerà a casa nel 1946 troverà solo macerie e si scoprirà orfano di entrambi i genitori. Nel campo di prigionia inglese era intanto nata la sua passione per il teatro e il giovane Kinski con pochi mezzi ma un talento naturale da animale da palcoscenico scala rapidamente i gradini della notorietà recitando magistralmente Ibsen e Jean Cocteau; quest’ultimo ne individua subito le caratteristiche: “Il volto di Klaus Kinski è giovane come quello di un bambino e i suoi occhi sono quelli di un vecchio, ma un attimo dopo è il contrario. Non ho ancora visto un volto simile…”.

Ma accanto alla grandezza interpretativa cresce in Kinski una instabilità emotiva che da eccesso di sensibilità si trasforma presto in sindrome ossessiva-compulsiva e comportamenti violenti. In realtà in un ricovero presso una struttura psichiatrica negli anni 50 il referto medico era già piuttosto chiaro: “Il paziente mostra una personalità egocentrica e incorreggibile che non si adatta a nessun rapporto civile, perseverando con ostinazione nella sua visione egocentrica del mondo.

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Quando Kinski si esibisce con performance di una intensità strabiliante non sta recitando, ma è lui stesso parte vitale della rappresentazione. Il confine fra arte ed esistenza si fa sempre più labile e nonostante i successi mondiali inizia a moltiplicarsi il virus della paranoia. Il fantasma della follia prende le sembianze di una figura che ha sempre ossessionato Kinski sin dal suo periodo berlinese: quella del musicista Niccolò Paganini, di cui crede di essere la reincarnazione. Nella seconda parte del libro, attraverso le testimonianze di George Hilton, Alfredo Bini, Edoardo Margheriti, Augusto Caminito, Werner Herzog e tanti altri ancora (ricordiamo che Kinski dimorò nel nostro paese per alcuni anni), si ricostruisce la via crucis che vede il progetto di un film sul grande musicista genovese, passare dall’abbozzo di una sceneggiatura scritta da Kinski alla fine degli anni 50, ai fallimentari tentativi di messa in scena, tra liti furibonde e rescissioni di contratti. La lettura è appassionante perché condita da aneddoti, resoconti, cronache, leggende che lo stesso Kinski continuava ad alimentare con il suo comportamento imprevedibile.

Dopo l’ennesimo rifiuto di Herzog a dirigere una sceneggiatura improbabile, Kinski, al culmine di un delirio di onnipotenza e accecato dalla infatuazione per l’ultima fiamma, la bellissima Debora Caprioglio, deciderà di essere lui il regista dell’opera. Ne verrà fuori un prodotto informe illuminato da lampi di genio ma praticamente non fruibile o vendibile. Le critiche del tempo sono impietose e rimproverano a Kinski la totale anarchia nel montaggio finale e una grande confusione nello sviluppo narrativo. Sarà il De Profundis della sua carriera di attore e regista. Loparco attraverso una rendicontazione rigorosa delle cronache del tempo e basandosi su diverse interviste di amici e nemici del grande attore polacco, riesce a fornire al lettore un quadro onesto, senza alcuna tentazione agiografica ma con la schiettezza del giornalista imparziale che pone in primo piano il lato oscuro di un uomo con evidenti disturbi della personalità. Kinski viene rivelato in questa terribile ambiguità di fondo: grandissimo artista dal pathos strabordante e contemporaneamente uomo totalmente vampirizzato dai propri demoni interiori. Un genio-orco la cui candela faceva una luce vivissima proprio perché bruciava da due lati.

Indice
IO SONO NOSFERATU Prefazione di Fabio Zanello p. 15
KINSKI V (agitato)
I. KLÄUSCHEN p. 23
II. UN ARTISTA A BERLINO p. 27
III. KINSKI IN ITALIA p. 35
IV. JESUS CHRISTUS ERLÖSER p. 43
V. PAGANINI, IL VIOLINISTA DEL DIAVOLO p. 47
VI. IL RITRATTO DI VIENNA p. 50
VII. PAGANINI? ≪CHE SE LO FACCIA DA SOLO!≫ p. 54
VIII. IL CONTRATTO p. 59
IX. NOSFERATU A VENEZIA p. 62
X. DELLA FAVOLA DI DEBORA E DI ALTRE STORIE p. 69
XI. L’ATTESA p. 77
XII. PROVE GENERALI DI DISFATTA: COBRA VERDE p. 81
XIII. SUL SET DI PAGANINI – VOCI DAL PROFONDO p. 84
XIV. T(RI)ONFI E MESTIZIE DI PAGANINI: DA CANNES… ALL’OBLIO p. 103
XV. LAGUNITAS
 p. 110
XVI. QUEL PUNTINO SULL’OCEANO p. 114
XVII. DE PROFUNDIS p. 116

KINSKI VIII (maestoso)
I. LE VOCI DELLA CRITICA OVVERO ≪QUELLA COSA INCREDIBILE≫ p. 121

II. PAGANINI, TRA ARTE, KITSCH E NONSENSE p. 126
III. NELLA MENTE DEL MOSTRO p. 131
KINSKI XXIV (posato)
I. LA SCENEGGIATURA DI PAGANINI di Domenico Monetti p. 143
II. LA RICERCA SULLA VOCE: LA PHONÈ p. 149
III. CIÒ CHE CONTA È L’ATTORE di Gianni Garko p. 156
IV. LA VOCE DI NOSFERATU p. 158
VOCI OVER
 p. 162
GRAN BUGIARDO, GRANDISSIMO ATTORE p. 165
KINSKI PAGANINI p. 170
LOCATION p. 171
CRONISTORIA p. 172
IMMAGINI p. 175
RINGRAZIAMENTI p. 183
BIBLIOGRAFIA p. 184

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