LIBRI DI CINEMA – "La regia di frontiera di John Carpenter"

la regia di frontiera di john carpenterA metà strada tra il saggio e la fanzine il lavoro di Manieri non convince sia dal punto di vista grafico e di impaginazione (curato dalla Elara Edizioni), che per la sua struttura fatta di tagli orizzontali sull’opera del Mastro che si lascia dietro buchi clamorosi: così riescono a ricavarsi pochissimo spazio nel volume opere fondamentali del regista come Il seme della follia, e il suo dirompente carico metacinematografico, oppure Essi vivono con la sua spietata analisi sociale, ancor’oggi pienamente valida

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La regia di frontiera di John Carpenter
di Pier Luigi Manieri
Elara Edizioni pp. 256 € 14,50
 

La frontiera, certo! Come quella dei pionieri del west, quella di Un dollaro d’onore che tanto a ipnotizzato Carpenter e il suo “fratello di sangue” Romero costringendoli a girare e rigirare quel film, quell’assedio. Ma anche la nuova frontiera del sogno americano di Kennedy, quel sogno finito troppo presto e tramutatosi spesso in incubo che, ancora una volta, ha trovato in Carpenter un attento osservatore capace, come un moderno Fedro, di smascherarne, in chiave metaforica, gli eccessi.Frontiera dunque è una parola che si accosta benissimo al cinema (forse più che alla regia) di John Carpenter; ma, in un certo senso, è anche la parola migliore per definire il lavoro di Manieri. Un saggio, infatti, che sembra situarsi al confine tra l’amatorialità della fanzine e l’approccio “scientifico” del saggio.

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Già dal punto di vista grafico, infatti, la sensazione di avere in mano una fanzine è forte visto che le immagine (fastidiosamente seguite da una pagina bianca) sono per lo più disegni a carboncino di personaggi o scene tratte dai film, intervallate, saltuariamente, da locandine, tutte rigorosamente in bianco e nero. Il lavoro, poi, trasuda passione da ogni pagina che l’autore cerca di incanalare in una struttura saggistica così da creare un percorso originale ma nello stesso temo completo sul lavoro del regista. Purtroppo però, il lavoro non riesce a raggiungere questo obiettivo, intanto per lo scarso spazio dato a The Ward (a onor del vero riconosciuto dallo stesso autore già in premessa) che non rientra praticamente mai nei giochi di incastri e rimandi sui quali è costruito il volume ma viene liquidato con una breve recensione verso la fine del volume. Ma questo gioco di tagli orizzontali, per così dire, sull’opera del Mastro, se da una parte è indubbiamente meritoria in quanto cerca di scardinare la classica struttura saggistica a compartimenti stagni sulle filmografie dei registi cercando, invece, altre strade, altre fascinazioni; dall’altra corre il rischio di lasciarsi dietro buchi clamorosi: così riescono a ricavarsi pochissimo spazio nel volume opere fondamentali del regista comeIl seme della follia, e il suo dirompente carico metacinematografico, oppure Essi vivono con la sua spietata analisi sociale, ancor’oggi pienamente valida.

 

Essi Vivono poi è l’esempio perfetto per segnalare una lettura a dir poco superficiale delle opere di Carpenter e la loro valenza politica. Alla domanda che apre lo specifico capitolo: John Carpenter regista politico?, l’autore risponde perentoriamente di No! (e siamo d’accordo con lui), ma sono le motivazioni e le generalizzazioni che non convincono. Manieri infatti sostiene: “La fantascienza poi, per sua vocazione, fotografa le ansie e le paure diffuse, ma questo non fa di ogni regista, sceneggiatore, scrittore, cartoonist, fumettista, un regista, sceneggiatore, scrittore, cartoonist, fumettista: politico, dove, per altro, per politico s’intende invariabilmente di sinistra.” Dunque per Manieri un regista, ma meglio ancora un film è politico ma meglio ancora ha valenza politica solo se parla di destra e sinistra, ma meglio ancora se si butta a sinistra. E’ evidente che con una simile premessa gli è difficile riconoscere la forte valenza politica (intesa non come film a tesi, ma come sguardo critico sulla società) che traspira in Essi Vivono o in Distretto 13 a proposito del quale il brano dell’intervista a Carpenter riportato da Manieri a favore della sua tesi in realtà la sconfessa: “ Io però non volevo fare un film a tesi, qualcosa di troppo didascalico e politicamente classificabile, così ho rappresentato la gang in modo totalmente finto e ridicolo. … Il film parla sicuramente della società del periodo, ma io, razionalmente, non volevo lanciare nessun messaggio politico: ho rifatto Un dollaro d’onore e questo è tutto.” Questa è, ed è sempre stata, la forza del Maesto: parlare della società rifacendo Un dollaro d’onore.

 

Indice
Nota introduttiva: In cerca della frontiera di Ugo Malaguti
Premessa
Chi è John Carpenter?
Un errore di fondo …
La differenza di Carpenter
John Carpenter, Ridley Scott, Paul Verhoven e James Cameron: così lontani e così vicini
Carpenter: maestro del western
Il western e i suoi cow boys metropolitani
Gli eroi ideali: Starman, John Nada, Il dr. Chaffee, Jack Burton & il poliziotto di Distretto 13
Le relazioni pericolose
Il mio nome è john
Chiamami Jena: un equivoco di successo
Jena e i suoi fratelli: antologia dell’antieroe
Il futuro dispotico di Carpenter
Ispirazioni: dal fumetto agli ellenici
Tra cinema e letteratura
Sequel trasposizioni & remake
Il pericolo urbano
Un regista claustrofobico
Essere o no essere: le identità nascoste e la percezione della realtà
Carpenter regista politico?
Carpenter e l’orrore
The Ward di John Carpenter: a volte i genii ritornato
Un regista musicale
Conclusioni
Tutte le donne di John Carpenter
Protagonisti, antagonisti e comprimari
Bibliografia
John Carpenter: Filmografia, regia e altri ruoli
Appendice: Le interviste a Michelangelo La Neve, Marco Spagnoli, Sergio “Alan” Altieri, Roberto Genovesi, Marco Manetti
 
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    4 commenti

    • francescaenrico86@gmail.com

      vorrei segnalare anche un errore clamoroso che fa manieri elencando i crediti di carpenter a fine libro, e cioe che carpenter e comparso come attore nel film quinto potere, quando invece e un suo omonimo. errore imperdonabile per un fan di carpenter.

    • Gentile Rosa,spero che non se ne abbia a male se mi permetto di dirle che non condivido nulla della sua recensione. Essendo un appassionato Carpenteriano ho letto il libro e l’ho trovato molto interessante con punti di vista inediti e convincenti. Non solo ma tutte le critiche che lei gli muove sono di una debolezza sconcertante per venire di una firma come la sua.Andando con ordine: The Ward è citato in diversi passaggi. Sarebbe stucchevole indicarle le pagine,mi permetto di suggerirle che ne troverà trattazione all’inizio in cui è ripresa una battuta di Harris, nel paragrafo dedicato ai personaggi femminili, nel capitolo sull’horror e in un articolo dello stesso autore pubblicato su Primissima.it. Lo stesso dicasi riguardo Il Seme della Follia ed Essi Vivono che sono trattati diffusamente e profondamente nel testo. Riguardo al Carpenter politico mi permetta di dirle che ha preso un abbaglio clamoroso!A mio parere quel passaggio dice esattamente l’opposto.Tra l’altro cita un punt …

    • Condivido in peno l'opinione di Trent. La parte sulla metafisica e la percezione della realtà, rper e.riguardano proprio quei film che secondo te hanno poco spazio. Il capitolo sulla politica mi sa che non l'hai capito proprio. Se il libro non t'è piaciuto fai bene a scriverlo ma fanzine mi pare offensivo, non solo verso il libro che mi risulta essere anche un testo universitario ma pure verso di noi che lo abbiamo letto e apprezzato! Io non mi reputo un lettore da fanzine e anzi, visti i toni e l'analisi secondo me del tutto sbagliata che hai proposto, il fanzinaro potresti tu! Un Carpenteriano DOC

    • Accidenti quanta veemenza, DOC! Nonostante neanche a me sia piaciuta l'analisi di Rosa, quanto meno riduttiva e neanche precisa, francamente non mi pare il caso di fare guerre di religione per un libro. Credo che ognuno abbia il diritto di esporre le proprie opinioni senza per questo essere aggredito. Non voglio dare lezioni a nessuno per carità, dico solo che certi toni mi sembrano esagerati. A parte ciò, ho verificato ed hai ragione, La regia di Frontiera di John Carpenter è un testo universitario a Torino. Onestamente io non ho la presunzione per dire se sia o meno un testo valido, però posso dire che a me è piaciuto molto e l'ho pure consigliato e che le illustrazioni mi sembrano tutt'altro che amatoriali. Del resto mi è capitato spesso di leggere pezzi di Manieri su testate come 35MM.it e Moviesushi.it e ne ho spesso apprezzato lo stile.