LIBRI DI CINEMA – "Le carte di Kubrick"

le carte di kubrick a cura di umberto cantone
Le carte di Kubrick
, curato da Umberto Cantone per le edizioni Sellerio, trova ancora spazio per definire i contorni dell’universo del grande regista. Le riflessioni saggistiche esplorano il cinema di Kubrick anche attraverso il materiale grafico che correda i suoi film. Un cinema che si fa carta nelle belle riproduzioni di splendide immagini, di materiali fotografici seppelliti dall’oblio, di flani pubblicitari che restituiscono un sapore di cinema perduto. Edizioni Sellerio.

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Le carte di Kubrick

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a cura di Umberto Cantone

Sellerio

Finito di stampare nel mese di novembre 2009

Pp 181 – euro 35,00

 

L’eleganza del volume e la cura della stampa dei documenti fotografici e delle locandine dei film di Stanley Kubrick, alcune a piena pagina, sono i punti di forza di “Le carte di Kubrick” per le edizioni siciliane Sellerio.

La pubblicazione nasce dalla volontà di rendere collettivo l’invidiabile archivio dello stesso curatore Umberto Cantone, regista palermitano che da anni arricchisce la propria collezione di materiali kubrickiani. I suoi intenti sono resi espliciti nella nota che segue la presentazione di Sergio Gelardi, presidente di Cinesicilia,  al quale si deve l’intuizione di questa pubblicazione, secondo le stesse parole di Cantone.

Gli interventi critici che occupano tutta la prima parte del volume sono a firma di Goffredo Fofi in prefazione, di Michele Cometa, Gianfranco Marrone, Rino Schembri, Emiliano Morreale e Sandro Volpe, nonché dello stesso Cantone e di Fernando Greco che è anche curatore dell’intervista a Julian Senior, amico e collaboratore del regista americano.

La sequenza delle riflessioni trova ancora spazio per definire i contorni dell’universo disegnato dal grande regista e l’elemento più rilevante, che si vuole fare emerge dalla complessiva analisi è la sensibilità demiurgica di Kubrick, ossessivo controllore dell’intera produzione e distribuzione della sua opera cinematografica. Un creatore di immagini che è anche macchina creativa del proprio marketing, pienamente inserito, ma in modo del tutto indipendente e autonomo, nel meccanismo dell’industria cinematografica e che di questa, dal proprio avamposto creativo con la genialità e la propria “eccessiva” onnipresenza, ha sempre sfidato le regole e dimostrato le incongruenze.

Alla poliedrica capacità di dominio dei meccanismi produttivi e distributivi si devono le numerose elaborazioni iconografiche che, nell’immaginario popolare dei cinefili, hanno lavorato nel profondo per rendere immortale il cinema di Kubrick. Egli stesso è stato creatore di novellizzazioni, di Arancia meccanica ad esempio nel 1972, o ancora, egli stesso diretto protagonista nella scelta dei materiali pubblicitari per Barry Lyndon frutto di estenuanti sedute di selezione di bozzetti e fotogrammi, come ci informa Cantone, condotte insieme all’illustratore Joineau Bourduge e al designer Saul Bass. Episodi e riflessioni che accompagnano gli studi sulla grafica e sul lettering nella consapevolezza che quella documentazione cartacea, conseguenza di una accurata selezione, sarebbe diventata strumento essenziale di comunicazione e di diffusione di quel cinema che era stato realizzato con la pignola verifica di ogni fase di lavorazione.

Un vero e proprio excursus all’interno del regime scopico kubrickiano è il laborioso testo che Michele Cometa, studioso e docente di Discipline della Comunicazione, ci offre alla lettura come ulteriore contributo. Uno studio, quello di Cometa che guarda alla prospettiva, come sistema privilegiato della visione nella cinematografia dell’Autore, nonostante si tratti, apparentemente, di una esperienza visiva che lo stesso Cometa, definisce “inattuale nell’epoca del pop, delle esplorazioni interstellari e dell’onirica surrealista”. L’esame del corpus kubrickiano conduce, quindi, all’unica soluzione della prospettiva come esaltazione di orizzonti, fughe prospettiche e simmetrie rigorose.

Il saggio di Gianfranco Marrone, professore ordinario di Semiotica della Cultura e della Pubblicità, prende avvio da quel processo che vanifica e annulla certe opposizioni fonetiche del linguaggio e che va sotto il nome di neutralizzazione. Questo concetto applicato al cinema di Kubrick si esplicita nella contiguità tra l’opera e la sua commercializzazione, nella prossimità tra “testo filmico e paratesto cinematografico” e nella osmosi che tra questi due universi si crea. Il cinema di Kubrick, lavorando su questo terreno tende a garantire la “tenuta comunicativa” del film. Sulle orme di questo stile, che diventa marchio indelebile, Marrone scava nel cinema di Kubrick rilevando le tracce di questo brand che si rivela man mano che si scorrono i titoli e i generi della sua opera complessiva.

Rino Schembri, docente di Storia e Critica del Cinema, affronta più direttamente il tema dell’epitesto, quell’elemento che pur testuale circola al di fuori dell’opera. È il caso della fotografia pubblicitaria qui esaminata in relazione a Lolita. Un film che ha una forte carica seduttiva e la cui diffusione doveva giocare proprio su questi elementi “epitestuali”. Il tema della seduzione pubblicitaria è quindi l’oggetto dell’indagine del saggio che ci conduce in un viaggio attraverso il mondo della grafica pubblicitaria del film che su questo fascino fonda la comunicazione con il fruitore.

Una puntuale storia della genesi di 2001 Odissea nello spazio costituisce il filo conduttore del contributo alla pubblicazione da parte di Sandro Volpe, docente di Teoria della Letteratura. La genesi dell’opera è guardata attraverso gli occhi, meglio le parole di Arthur Clarke, lo scrittore di La sentinella da cui il film è tratto. I meccanismi della trasposizione visiva che dominano il film quasi senza parole diventano il terreno di esame dell’intervento che, nella sua accurata digressione, diventa un pregiato vademecum alla visione del film.

Chiude la parte prettamente saggistica del volume l’intervento di Emiliano Morreale, critico, sceneggiatore e selezionatore all’interno di importanti festival del cinema. L’oggetto della sua ricerca all’interno del mondo di Kubrick è quello della novellizzazione del suo cinema e, più in generale, del paratesto della complessiva opera. Questo ulteriore aspetto di espressione fa del regista americano, come si afferma nel saggio, un vero e proprio media-man proprio per la poliforme attività che è riuscito a mettere in atto attraverso i molteplici dispostivi visuali legati al cinema e più in generale all’immagine. Dal cineracconto italiano al fumetto ispirato a 2001 il materiale cartaceo scaturito dal cinema del regista si è arrestato con la novellizzazione di Arancia meccanica difficilissimo da illustrare proprio per le sue caratteristiche che puntavano in modo deciso sulla storia, ma anche sulla cura delle musiche e delle immagini. D’altra parte i tempi stavano mutando e non si avvertiva più la necessità di dare seguito alle storie kubrickiane con i succedanei grafici.

Cinema che si fa carta e anima, afferma Cantone nella sua presentazione, e sicuramente, sfogliando le preziose pagine della seconda parte Le carte di Kubrick comunica il desiderio del curatore di trasporre su carta, attraverso le illustrazioni, un percorso tutto personale che guarda alla produzione kubrickiana con l’intensità del collezionista di immagini anche parzialmente inedite, di manifesti e pubblicazioni che sono fiorite nei vari Paesi in cui l’opera del grande cineasta è stata diffusa. Si ha il piacere di ritrovare, con la doverosa attenzione al layout di pagina, immagini di sequenze anche inedite dei film, materiali fotografici seppelliti dall’oblio, flani pubblicitari che restituiscono quel sapore del cinema perduto, quel surrogato che sostituiva, attraverso la pubblicità dei quotidiani, l’impossibilità di vedere il film in sala, per chi dalla provincia spesso sentiva soltanto l’eco del cinema e del suo immaginato splendore.

La lunga intervista a Julian Senior, amico e collaboratore di Kubrick, curata dal Federico Greco, chiude, insieme alla ricca bibliografia, il volume.

Un’intervista tutta centrata sull’ossessiva possibilità di revisione, il rifare, così nel lavoro, come nella vita era per Kubrick l’unico metodo possibile per comunicare con il pubblico. L’intervista, piacevole per gli aneddoti che Senior racconta, ripercorre quella ossessione e quella necessità.

 

Indice

Presentazione di Sergio Gelardi

Nota di Umberto Cantone

Prefazione di Goffredo Fofi

Il sistema di Stanley di Umberto Cantone

La cultura visuale di Stanley Kubrick di Michele Cometa 

Kubrick come brand di Gianfranco Marrone

Lolita e i suoi epitesti:un'ipotesi interpretativa di Rino Schembri

La mappa di Clarke: l'altra storia di 2001 di Sandro Volpe

Oltre le soglie di Emiliano Morreale

Tavole

Appendice

Alla ricerca dell'autore di Federico Greco

"ho dei problemi con la parola 'forse'": Kubrick secondo Julian Senior intervista a cura di Federico Greco

Bibliografia kubrickiana

Filmografia 

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