LIBRI DI CINEMA – Le novità di Agosto/Settembre

filmare l'abissoFilmare dall'abisso – Sul cinema di James Cameron, Il buio e la luce – La mia vita e i miei film: William Friedkin, Vedo … l’ammazzo e torno, Ma cos'è questa crisi – Letteratura e cinema nell'Italia del malessere, L'immagine della città nel cinema, La natura sadica del racconto e altre storie, Fuori i Rossi da Hollywood!

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Filmare dall'abisso – Sul cinema di James Cameron

Daniele Dottorini

 

James Cameron, ovvero Titanic, Avatar, Terminator, The Abyss, è il regista di un cinema come grande forma del vedere, come immersione in mondi fantastici, come luogo del desiderio e del terrore, come messa in gioco dei corpi e della tecnica. Il cinema come ultima forma del mito. Dal cortocircuito tra tempo e spazio in Terminator al grande saggio sul vedere come desiderio in Avatar, passando per l’attrazione e il terrore della visione come immersione, precipizio, forma liquida e cangiante in The Abyss o in Titanic, Cameron non si presenta come un regista che prefigura un “oltre” il cinema, ma come un autore che mostra la forza espressiva e attuale del “classico”, portando all’estremo le sue forme mediante un’incessante ricerca tecnologica. Nel suo gesto costante – riprendere ogni volta le forme del cinema e del suo immaginario – sta l’attualità dello sguardo cameroniano, e dunque la sua capacità di essere rivoluzionario, di inventare immagini che ripensano in profondità il cinema tout court. In questo libro si di-spiegano le immagini della produzione cinematografica di Cameron che sorgono su un abisso, reali e spettrali al tempo stesso, immagini catastrofiche e mitologiche, corpi che condensano in sé i più antichi racconti e che sono al tempo stesso proiettati nel futuro, nel nostro futuro.

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KIM KI-DUK: LA MONOGRAFIA DEFINITIVA!

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[Edizioni ETS – pp. 142 € 13,00]



Il buio e la luce – La mia vita e i miei film

William Friedkin

 

Esordisce nel 1962 con un documentario contro la pena di morte. In seguito gira due film sullo stesso tema, rivedendo le proprie posizioni. Incrocia Alfred Hitchcock, improvvisa un musicarello con Sonny e Cher, conquista la fiducia di Harold Pinter. William Friedkin è il regista di successi epocali da Oscar come Il braccio violento della legge e L’esorcista, ed è responsabile di alcuni dei fallimenti più costosi della storia di Hollywood. Dirige opere liriche, film a basso costo, telefilm. La sua carriera è unica, nel cinema americano e non solo. E unica è anche la sua autobiografia. "Mi chiedo che cosa mi attragga così ossessivamente verso temi inquietanti," dice di sé. Ma a differenza di tanti suoi colleghi, non coltiva il mito di una vocazione autoriale. Non che non sia cinefilo: dopo tutto è un ragazzo di Chicago folgorato da Quarto potere e dalla nouvelle vague. Ma in questa autobiografia mostra, con grande onestà intellettuale, che il cinema è un’impresa faticosa e spesso dominata dal caso. Errori grossolani si possono rivelare provvidenziali; mentre l’impulso di un attimo può compromettere mesi di lavoro. Più che celebrare i propri trionfi, Friedkin è interessato a svelare i retroscena, le occasioni perdute, le scelte sbagliate e le coincidenze fortuite, la follia propria e altrui. Riconosce la propria hybris, con la serenità di chi ha alle spalle una carriera avventurosa e imprevedibile, e ha saputo ogni volta ripartire da capo.

[Bompiani Editore – pp. 576 € 20,00]



Vedo … l’ammazzo e torno

Marco Giusti

 

Con lo sguardo di chi è sempre pronto a premiare il coraggio e la sperimentazione, a emozionarsi davanti a un congegno narrativo perfetto, e a esaltarsi davanti a una gag geniale o una sparatoria mozzafiato, Giusti ci accompagna in un viaggio lungo più di un anno tra commedie borghesi e «scorreggione», film autoriali e kolossal hollywoodiani in 3D. Vedo… l’ammazzo e torno è il diario colto di un cinefilo sui generis che non risparmia niente e nessuno: l’imbarazzante diplomazia internazionale del cinema italiano, la pavidità dei produtt ori e la qualità sempre più scadente delle sceneggiature, i budget ministeriali che si assottigliano e la ridicola pervasività degli sponsor locali, la critica parruccona impantanata in logiche sorpassate. Ma la sconfortante situazione del nostro cinema è solo lo specchio della deriva culturale e politica di un’Italia ormai fuori controllo, in cui i comici spopolano al governo e le battaglie elettorali si combattono in televisione: un paese di cui Giusti ci regala un affresco vivido e indimenticabile.

[Isbn Edizioni – pp. 480 €16,00]



Ma cos'è questa crisi – Letteratura e cinema nell'Italia del malessere

Dario Tomasello

 

«Ma cos’è questa crisi?» chiedeva un celebre ritornello della prima metà del Novecento. Ripercorrendo sessant’anni di storia italiana, il libro misura la crisi come condizione naturale della cultura del nostro paese. È una contraddizione solo apparente che il malessere deflagri proprio nell’epoca del boom, nel vivo dei favolosi anni Sessanta. E da allora assume forme via via diverse, prolungando la propria ombra fino alla stagione presente. Tra letteratura e cinema del malessere, gli antieroi passati in rassegna hanno i volti e i nomi dei personaggi di Risi, Calvino, Bianciardi e Volponi, per incarnare poi in tempi più recenti i tratti parodistici del cinema dei Vanzina, quelli melanconici dei libri di Tondelli o, infine, quelli ossessivi della «Gomorra» di Saviano.

[Il Mulino Editore – pp. 232 € 20,00]



L'immagine della città nel cinema – Descrivere, comprendere e promuovere il territorio attraverso i film

Sergio Bisciglia

 

Per lungo tempo il cinema ha cercato la città come scenario o come oggetto di rappresentazione. Oggi sono invece le città e i territori a cercare il cinema e le immagini che questo crea come fattori di identità culturale e di marketing. Ne discende l’importanza sempre maggiore che a queste immagini viene attribuita nell’influenzare alcune scelte di vita quotidiana: quelle che facciamo in quanto consumatori, ma soprattutto le nostre scelte residenziali e quelle associate alle nostre esperienze di viaggiatori e di turisti. Questo libro propone un’analisi dei percorsi di formazione dell’immagine della città cinematografica, un’immagine pervasiva che si intreccia con la nostra esperienza reale ma che è anche in grado di produrre immaginari diffusi e una “socializzazione anticipatoria” dei luoghi, cioè quella conoscenza virtuale che ne abbiamo prima di viverli direttamente. L’autore scompone l’eterogeneità dei fattori che convergono e spesso si sovrappongono nella produzione di queste immagini della realtà, dei territori e dei luoghi. Tutti fattori che rientrano tra i discorsi di natura estetica e artistica ma anche nella prassi dell’industria culturale e delle sue filiere, che risentono delle generali atmosfere culturali tanto quanto dei singoli ambienti locali, della loro aspirazione a una identità o a una posizione vantaggiosa in un sistema competitivo.

[Edizioni Progedit – pp. 268 € 25,00]



La natura sadica del racconto e altre storie

Domenico Matteucci

 

Ogni autore non fa altro che prendere dei personaggi per infilarli in una storia che inesorabilmente li fara? soffrire. Questo atteggiamento, solo in apparenza perverso, accomuna i racconti drammaturgici di tutti i tempi: le storie del Vangelo, i film, i racconti mitologici, le serie televisive. Da qui il titolo di questo libro. Del resto, Aristotele dice che l’arte – e il dramma in particolare – e? basata sull’imitazione della vita e oggetto dell’imitazione deve essere qualcosa che generi pieta? e paura. Partendo da questa indicazione, l’autore propone di interpretare l’affermazione aristotelica enunciandola al contrario: il racconto drammaturgico e? imitazione della morte. Ovviamente non solo quella vera, ma anche tutte le piccole morti: la perdita di un amore, la perdita di una condizione di privilegio, la perdita dell’identita?, lo smarrimento dell’integrita? morale e giu? fino alla classica buccia di banana che, nel suo minimalismo comico, e? pur sempre una piccola morte. Su questo nucleo teorico si innesca la riflessione sulla cosiddetta “drammaturgia dello spettatore”, elemento esterno alla pagina scritta ma interno ed essenziale al funzionamento di ogni drammaturgia. Solo la dinamica percettiva del fenomeno narrativo, e quindi la dinamica delle emozioni nello spettatore, permette di analizzare la generazione di senso nella rappresentazione, che sia teatro, cinema o televisione. In margine a questo itinerario di ricerca, l’autore tenta anche un’analisi dei caratteri peculiari del racconto drammaturgico italiano. Si addentra nei caratteri sociali e psicologici del nostro Paese per metterne in evidenza l’assoluta peculiarita?. Di qui, un ulteriore approfondimento con il proposito di individuare una drammaturgia che non scimmiotti quella d’Oltreoceano.

[Audino Editore – pp. 128 € 14,00]



Fuori i Rossi da Hollywood! Maccartismo e cinema americano

Sciltian Gastaldi

 

Una Commissione parlamentare che inquisisce le stelle del cinema sulla base di sospetti. Processi politici senza diritto alla difesa. Incarceramenti senza prove. L’accusa: aver cercato di insinuare elementi di «antiamericanismo» nei film. Questo, e molto altro, racconta Fuori i Rossi da Hollywood!, attraverso i verbali – in gran parte inediti in Italia – delle udienze tenute dalla Commissione per le attività antiamericane, davanti a cui sfilarono personaggi come Ronald Reagan, John Wayne, Walt Disney, Gary Cooper, Bertolt Brecht, Edward Dmytryk e molti altri. Scrive Oliviero Diliberto nella prefazione: «Ci fu, come sempre avviene in questi casi, chi apertamente si schierò con la Commissione, chi affrontò il carcere, chi rimase disoccupato, chi si uccise. Erano passati pochissimi anni dal periodo della cinematografia statunitense impegnata contro il nazismo, esaltatrice delle libertà e della democrazia, ma sembravano secoli. Il sonno della ragione generava i suoi mostri».

[Lindau Editore – pp. 416 € 24,00]

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