Il cinema americano attraverso i film
Leonardo Gandini (a cura di)
Il cinema americano rappresenta una forma contemporanea e laica di mitologia: un repertorio di racconti, figure e luoghi destinati a imprimersi con forza nell’immaginario collettivo. Questo carattere è legato alla capacità di condensare – decennio dopo decennio, dall’inizio del secolo scorso alle prime battute di quello attuale – paure e speranze, ansie e desideri degli spettatori. Per riavvolgere il filo del rapporto tra cinema hollywoodiano e società, sono stati scelti dodici film capaci di illuminare propriamente questa relazione. L’analisi dettagliata di ciascuno di essi "apre", per così dire, il film, mettendone in luce i nessi e le traiettorie, non di rado estremamente articolate, che lo collegano alla società e alla cultura del proprio tempo da una parte, alla storia e alla storiografia del cinema dall’altra.
[Carocci Editore – pp. 220 € 18,00]
Emir Kusturica
di Giorgio Bertellini
Il Castoro n. 179 della collana non è solo una riedizione ma un’integrazione e una rilettura attenta della precedente edizione di quindici anni fa, che tiene conto dei cambiamenti intercorsi nella storia di un paese devastato dalla guerra e nella poetica cinematografica e artistica stessa di un regista che ne è stato attento testimone. La più facile reperibilità dei primi lavori, oltre a una pubblicistica e una critica più attenta ed esaustiva delle opere, ha consentito a Giorgio Bertellini un’articolata rilettura dell’intero percorso artistico di Emir Kusturica a partire dalla realtà attuale, dall’oggi, apportando alla sua trattazione sensibili integrazioni e riscritture delle sezioni sui film usciti prima del 1996 e integrando il testo di un capitolo inedito, dedicato agli esordi. Oltre a un aggiornamento bibliografico e filmografico, il nuovo Castoro presenta un ritratto completo del regista fino ai suoi più recenti lavori, cinematografici e televisivi.
[Ed. Il Castoro – pp. 208 € 16,00]
Luchino Visconti – Rocco e i suoi fratelli
di Mauro Giori
Nei suoi cinquant’anni di vita, Rocco e i suoi fratelli non ha mai perso il suo status di opera-chiave di un’epoca in cui il cinema assolveva un ruolo capitale nella cultura del nostro paese. Raccogliendo l’eredità trasgressiva di La dolce vita, il film di Visconti ha urtato sensibilità molto accese in un momento di delicata transizione politica, suscitando un aspro dibattito che ha coinvolto la censura, la politica e la magistratura. Facendo ricorso a documenti in buona parte inediti reperiti in vari archivi, e prendendo le mosse da un’analisi filologica delle carte del regista, questo volume propone nuove ipotesi sulle complesse e tormentate fasi che portano alla stesura della sceneggiatura, sulle fonti (in particolare sul ruolo svolto da Giovanni Testori), sulle vicende censorie e sulla ricezione di quella che resta una delle opere più studiate di Visconti, riletta alla luce del suo contesto culturale.
[Lindau Editore – pp. 248 € 19,00]
La sceneggiatura. Forme, dispositivi, modelli
di Francis Vanoye
«I manuali americani di sceneggiatura basano le proprie prescrizioni sull’analisi di film finiti che hanno avuto successo al box-office, molto più raramente sui grandi classici o sulle pietre miliari della storia del cinema. In tal modo, collocano i modelli in una morale del profitto, cosa senz’altro “naturale” dal loro punto di vista. Il nostro sarà meno soggetto alle dure leggi del mercato, il che non è una qualità in sé, ma una scelta dettata da partiti presi estetici. La presente opera, dunque, non è un manuale. Vuol essere piuttosto una riflessione sulle sceneggiature modello e sui modelli di sceneggiatura, non per teorizzare né per legiferare. Il nostro obiettivo è quello di osservare, di individuare, di comprendere dalle interazioni, dalle evoluzioni, la diversità delle forme di sceneggiatura, le loro funzioni nella produzione del senso e dell’emozione, le loro relazioni con lo spettatore e con la società che le ha prodotte.»
Francis Vanoye
La sceneggiatura è ciò che si scrive prima, durante e in vista della lavorazione di un film. Risponde a regole precise, in un certo senso è già una "messa in scena". Vanoye l'analizza come insieme di proposizioni e di dispositivi, come adattamento, come contenitore di dialoghi, prendendo a spunto le sceneggiature di autori quali Gance, Rohmer, Bresson, Antonioni, Ford, Coppola, Cameron, tra gli altri. Lindau ripubblica un grande classico dei “manuali” di sceneggiatura.
[Lindau Editore – pp. 248 € 22,00]
Sogna Federico sogna. Fellini, quel mio unico perfido amico
di Moraldo Rossi
Una insolita conversazione tra due amici di vecchia data di Federico Fellini: “MacMorald”, secondo l’appellativo che il Maestro aveva adottato per Moraldo Rossi, e il suo interlocutore: l’amico (Benedetto Benedetti). Alla ricerca dell’Aureola di Fellini. Ma dove? Negli incubi, nell’erotismo, nelle angosce dei suoi sogni? No, piuttosto nei suoi cieli. Fellini utilizza il cielo come un pittore utilizza i suoi colori per il capolavoro. Lui s’immagina, si vede e si disegna come il Dio Eolo galleggiante tra le nubi. Forse il cielo lo ha già designato. Ma c’è un suo gesto a confermarlo; una catena di gesti, misteriosi, istintivi, coatti, e quindi inconsapevoli, nel percorso della sua mano quando traccia fisicamente, sulle pagine del suo incredibile librone, i Segni dei suoi Sogni. In quel gesto Lui è libero da tutto, è incoercibile, niente lo può influenzare; nel suo spirito che trionfa c’è l’Aureola. Lo spirito di un Genio peccatore che va ad affollare l’Empireo, in attesa dell’ultima deliberazione del suo Dio.
[Le Mani Editore – pp. 256 € 18,00]
Il potere dell'attore – Ivana Chubbuck
Valentina Leotta, Alessandro Piersimoni (acura di)
Il potere dell'attore presenta la tecnica di insegnamento di Ivana Chubbuck, insegnante di recitazione statunitense fondatrice della scuola per attori più prestigiosa di Los Angeles, da cui sono usciti attori fra i più famosi di Hollywood, come Charlize Theron, Brad Pitt e Halle Berry. Questo libro guida l'attore verso straordinari risultati ottenuti con una tecnica che parte dalla grande didattica del passato (Konstantin Stanislavskij, Sanford Meisner e Uta Hagen) per portarla a un livello più completo. La forza principale della tecnica Chubbuck risiede nel capire qual è l'obiettivo che il personaggio vuole/deve ottenere. È proprio la necessità di raggiungere l'obiettivo ciò che guida e informa le azioni del personaggio. Il libro è diviso in due sezioni. Nella prima, l'autrice presenta i dodici strumenti per entrare nel personaggio e farlo vivere, il tutto anche grazie ad affascinanti racconti del "dietro le quinte" di come molte celebrità sotto la sua guida hanno perfezionato la loro tecnica e raggiunto poi clamorosi risultati. La seconda sezione è costituita da un compendio di esercizi pratici per imparare a gestire gli stati d'animo più diversi: dal sentirsi ubriachi o su di giri al provare paura, dal simulare una malattia mentale al pensare come un serial killer e così via.
[Audino Editore – pp. 224 € 22,00]
Breviario di estetica del cinema. Percorso teorico-critico dentro il linguaggio filmico da Lumière al cinema digitale
di Angelo Moscariello
Alle soglie della “terza età” del cinema, appena iniziata con l’avvento del digitale,questo breviario vuole essere un memorandum per i fedeli di vecchia data e un manuale di agevole consultazione per i neofiti affinché imparino a vedere, con l’aiuto degli opportuni riferimenti teorici vecchi e nuovi, il vero film e non quello che credono di vedere,senza per questo dover rinunciare al piacere della visione. L’intento del libro è quello di fornire al lettore una sintesi delle parole-chiave dell’estetica del cinema, un “percorso attrezzato” che lo guidi a entrare per la giusta via dentro i film e a sostare nei punti che richiedono esercizi di lettura adeguati per poter giungere alla fine del tragitto con un minimo di giovamento .Il percorso proposto risulterà più agevole per chi ha un po’ di esperienza e conosce già qualche capolavoro (magari di Kubrick se non proprio di Ejzenstejn),ma comunque cercherà di non stancare più di tanto chi è ancora inesperto dei sentieri della visione cinematografica ma è stato appena folgorato dall’ultimo film di Tarantino o di Haneke. Conoscere il linguaggio del cinema e le dinamiche della visione resta la condizione primaria per meglio capire e gustare la magia di un’arte in continua evoluzione, sopratutto oggi che i film dagli schermi stanno trasmigrando nell’etere per continuare a raccontarci storie antiche in forme sempre nuove,storie piccole e grandi che da L’innaffiatore innaffiato ad Avatar sanno intrattenere,emozionare e anche far pensare.
Attraverso le riflessioni di grandi teorici di ieri e di oggi e le parole di registi famosi, fatte dialogare tra loro in un confronto sincronico, questo breviario si propone di aiutare il lettore-spettatore a meglio penetrare quel mistero che secondo Godard resta ancora oggi il cinema.
[Mimesis Edizioni – pp. 144 € 14,00]
Messico! Cinema e rivoluzione
di Beniamino Biondi
Il Messico è un paese seducente e contrastato, caotico miscuglio di benessere e povertà, superstizione e progresso. Ancora negli anni ’70, non mancavano vistose contraddizioni: la presenza di una forte tradizione combattiva a sinistra e un’aspra tradizione repressiva nell’apparato dello stato; una notevole libertà di azione ed espressione contro oscuri ed indeterminati meccanismi di potere; una democrazia contorta e troppo implausibilmente approssimativa per non rassomigliare, nella forma e nella sostanza, ad un regime. Eccetto che per Emilio “el Indio” Fernandez e per l’esule spagnolo Luis Buñuel, il cinema messicano non esisteva, o , peggio, era la sciocca espressione di un bizzarro e futile esotismo. Neppure negli anni ’60 il Messico conoscerà la nouvelle vague del rinnovamento (come a Cuba, in Cile e soprattutto nel Brasile del cinema nôvo) o le inquietudini sperimentali e significanti dell’avanguardia. Ma il 19 novembre 1975 un gruppo di dodici cineasti messicani, costituitisi in Fronte di Lotta, firma e pubblica su vari organi di stampa e diffusione un Manifesto nel quale si constata che il cinema messicano è stato per vari decenni uno strumento esclusivo della classe dominante, a sostegno di un ordine iniquo e servile, responsabile operoso del colonialismo culturale mediante la fabbricazione di prodotti deteriori, alienanti e intesi a divulgare valori ideologici il cui ruolo è perpetuare tale dominio. Il Manifesto rappresenta la sintesi compiuta di un percorso solidale tra personalità disparate: cineasti rigorosi o velleitari parodisti, autori esigenti o grotteschi mattatori. Il Fronte di Lotta assurge a simbolo di un cinema rivoluzionario per l'America Latina e il Terzo Mondo, e l'esperienza consumata da questi cineasti irriconciliati col sistema non ha smesso di incidere, con le sue inquietudini sociali e le sue controversie formali, sul discusso panorama del cinema messicano odierno. Chi sotterraneamente, chi manifestamente, in percorsi contigui o isolati, effimeri o duraturi, ma sempre e comunque aggredendo la realtà “per un cinema di resistenza”.
[Edizioni Arcipelago – pp. 140 € 12,00]
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