LIBRI DI CINEMA – Le novità di Settembre

Steven Soderbergh, Pier Paolo Pasolini e Il Vangelo secondo Matteo, Emmanuel Carrère. Tra cinema e letteratura, L’innesto, … Intanto Johnny Depp non sbaglia un film

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Steven Soderbergh
Giancarlo Mancini

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Amato dal grande pubblico, vezzeggiato dalla critica, premiato dai grandi festival internazionali sin dal suo esordio, tutto questo è Steven Soderbergh, un autore che ad appena cinquant’anni è considerato da molti grandi registi del cinema americano contemporaneo un vero e proprio maestro.
Film come Sesso, bugie e videotape, Ocean’s Eleven, Erin Brockovich, Traffic e Bubble, hanno segnato in modi diversi delle tappe fondamentali per il cinema di questi ultimi venticinque anni.
Soderbergh ha dimostrato di essere un uomo di cinema a tutto tondo, che ama fare, oltre al regista, anche il produttore, lo sceneggiatore, il montatore, l’operatore e il direttore della fotografia.
È un artista eclettico, capace di passare da un genere all’altro con grande disinvoltura, amato dalle grandi star hollywoodiane (Julia Roberts e George Clooney su tutti) e corteggiato dalle più importanti case di produzione.
Questo libro, il primo in Italia dedicato al suo lavoro di regista, cerca di raccontare le tante facce di un personaggio e di un modo di fare cinema che si sono imposti come pochi altri nell’immaginario contemporaneo.
[Le Mani Editore – pp. 192 € 16,00]

 

Cristo mi ha chiamato ma senza luce. Pier Paolo Pasolini e Il Vangelo secondo Matteo
Roberto Chiesi (a cura di)

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«Cristo mi chiama ma senza luce» è il verso di una poesia (La domènia uliva / La domenica uliva, del 1942) dove Pier Paolo Pasolini ventenne evocava la propria contraddittoria attrazione per la figura di Cristo, un richiamo carismatico ma «senza luce», perché Pasolini era ateo e non credeva alla divinità del Messia. Quando visitò la Cittadella di Assisi dove ha sede la Pro Civitate Christiana e rilesse i Vangeli, lo scrittore-regista visse un’emozione così intensa da voler realizzare un film su Gesù. Nacque Il Vangelo secondo Matteo (1964), scritto con la consulenza dei Volontari della Pro Civitate, dove la figura e le parole di Cristo venivano contrapposte da Pasolini alla «vita come si sta configurando all’uomo moderno, la sua grigia orgia di cinismo, ironia, brutalità pratica, compromesso, conformismo, glorificazione della propria identità nei connotati della massa, odio per ogni diversità, rancore teologico senza religione».
A cinquant’anni di distanza, l’Associazione Amici dell’Osservatorio della Pro Civitate Christiana, la Pro Civitate Christiana e il Centro Studi – Archivio Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna hanno organizzato un convegno di studi proprio nella Cittadella dove fu ideato Il Vangelo secondo Matteo. Questo libro raccoglie i testi degli interventi, con l’intento di offrire nuovi elementi critici, estetici e storici utili alla conoscenza e alla visione di un film che ha segnato un’epoca.
[Le Mani Editore – pp. 152 € 18,00]

 

H17Emmanuel Carrère. Tra cinema e letteratura
Carlo Chatrian, Daniela Persico (a cura di)

Emmanuel Carrère iniziò la sua carriera come critico cinematografico per Positif. I lettori più attenti ne sono venuti a conoscenza sulle pagine di Limonov, ma tracce della passione per il cinema si ritrovano in tutta la sua opera letteraria. Si infervorò per Aguirre furore di Dio e a Herzog dedicò il suo primo (a oggi unico) saggio critico. Su Tarkovskij scrisse i testi più appassionati, il primo amore fu il genere fantastico, i b-movie scatenarono la sua immaginazione. Sono solo alcune delle scoperte che il lettore può fare leggendo questo libro, che presenta una ricca selezione di testi scritti da Carrère tra il 1979 e il 1985 (dedicati tra gli altri a Polanski, Wenders, von Trier), corredata dai saggi di importanti critici che analizzano il rapporto tra parola e immagine nelle sue opere. Così è possibile, per la prima volta in Italia, conoscere il lato cinefilo di uno dei più grandi scrittori contemporanei (nonché regista e sceneggiatore).

[Bietti Heterotopia – pp. 170 € 14,00]

 

L’innestocinema-re-realta-matrix-1q84
Valentina Re

In quale mondo viviamo? Che tipi di mondo esistono? Cos’è un mondo, e chi siamo noi? Questi gli interrogativi che sorgono di fronte a Matrix o a 1Q84, a Inception o ai Canti del caos. È possibile trovare una risposta a queste domande o sono destinate a rimanere insolute? Come comportarci di fronte al caos al quale alludono film e libri? Accettarlo e imparare a conviverci o rifiutarlo e ritrovare il nostro ordine e le nostre certezze? Questo libro decide di accettarlo, e prova anzi a trasformarlo in occasione per riflettere sui molti modi in cui gli universi plurali delle finzioni, letterarie e cinematografiche, partecipano alla costruzione del nostro “senso della realtà”.
[Mimesis Edizioni – pp. 268 € 18,00]

 

johnny depp… Intanto Johnny Depp non sbaglia un film
Mirco Gatti

Con l’avvento del digitale, mi sento di far parte di un’era che non tornerà più, di trovarmi in mezzo a due periodi storici. Uno l’ho conosciuto grazie a mio padre, l’altro lo sto vivendo in questo momento, mentre la pellicola è in procinto di andarsene per sempre e con lei i proiezionisti e i proiettori. Davanti  me un vecchio proiettore “Veronese” e un “Cinemeccanica”, che sembrano prendere vita per convincerci a non abbandonarli …
[Midgard Editrice – pp. 122 € 11,00]

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    LIBRI DI CINEMA – Le novità di Settembre

    Hayao Miyazaki. Un mondo incantato, Nell'occhio di chi guarda. Scrittori e registi di fronte all'immagine, Pura Musica Pura Visione. Ennio Morricone & Giuseppe Tornatore, L’Era postdocumentaria, TITANUS – Cronaca familiare del cinema italiano.

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    Hayao Miyazaki. Un mondo incantato

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    #SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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    Valeria Arnaldi

     

    Lo definiscono il Disney giapponese eppure alla Disney ammettono di aver preso ispirazione da molti dei suoi film. Ha tra i suoi fan Steven Spielberg, Will Smith, Akira Kurosawa, Moebius, Alessandro Baricco e Jovanotti. I suoi personaggi sono diventati icone, entrando a pieno titolo nell'arte contemporanea, e con le sue fattezze è stato realizzato addirittura un toy. Il "dio delle anime" Hayao Miyazaki è il padre di alcuni dei film e delle serie animate più amate degli ultimi quarant'anni, da "Heidi" a "II mio vicino Totoro", da "Lupin" a "La città incantata" e "Il Castello errante di Howl". Al Festival del cinema di Venezia, nel 2013, il suo addio alla carriera ha monopolizzato l'attenzione della stampa. In occasione dell'uscita del suo ultimo film "Si alza il vento", un viaggio alla scoperta di vita, pensiero e capolavori del maestro, tra aneddoti, memorie, interviste e immagini. E ancora, fotografie tratte dagli album di famiglia, manga, disegni, locandine dei film, screen-shot e racconti personali. Non mancano gli omaggi di artisti e fan, con opere realizzate ad hoc. Miyazaki oltre Miyazaki: per vedere le scene "mancanti" dei film. O meglio, il Miyazaki che al cinema non si vedrà mai.

    [Castelvecchi Editore – pp. 255 € 22,00]



    Nell'occhio di chi guarda. Scrittori e registi di fronte all'immagine

    Gianluigi Simonetti, Massimo Fusillo, Clotilde Bertoni (a cura di)

     

    Questo libro si interroga sulla relazione tra visivo e scritto in epoca contemporanea, in un mondo canonicamente classificato come «civiltà dell’immagine». È stato chiesto ad alcuni tra i più noti scrittori italiani di scegliere un’immagine e di costruire un testo intorno alle suggestioni che essa induce. In molti hanno accettato la sfida, ognuno interpretandola in modo diverso, cambiando di volta in volta le regole del gioco. Ad essi si sono aggiunti alcuni registi, figure che per statuto lavorano sulla trasformazione delle parole (il copione, la sceneggiatura) in immagini. Il risultato è un laboratorio unico per la riflessione sulle relazioni tra parola e immagine. Da questo esperimento è scaturito un Quadro molto variegato, che conferma e arricchisce la teoria estetica contemporanea: alcuni autori hanno concentrato la loro attenzione sul dato visivo, spesso su un singolo dettaglio pregnante, altri invece hanno usato l’immagine come punto di partenza per una narrazione autonoma. Tutti hanno contaminato racconto e descrizione, per far emergere di volta in volta frammenti di memoria, evocazioni liriche, riflessioni di estetica, storia, politica. Lo sguardo che si misura con le immagini sembra essere sempre inquieto, fluttuante, consapevolmente smarrito; le sollecitazioni prodotte, anziché approdare a risposte definite, si convertono in nuovi interrogativi aperti. Le immagini (fotografie, dipinti, inquadrature cinematografiche e altro) compaiono nel libro accanto ai testi, per rendere i lettori insieme spettatori e attori, mettendoli allo stesso tempo davanti all’immagine e nell’«occhio di chi guarda». A conferma che l’ibridazione fra parola e immagine è oggi sempre più intensa, e sempre più enigmatica.

    [Donzelli Editore – pp. 200 € 21,00]



    Pura Musica Pura Visione. Ennio Morricone & Giuseppe Tornatore. Da Nuovo Cinema Paradiso a La Migliore Offerta

    Manuela Dragone

     

    La collaborazione tra il compositore Ennio Morricone e il regista Giuseppe Tornatore dura da più di venticinque anni: da Nuovo Cinema Paradiso all’ultimo successo La Migliore Offerta. Pura Musica Pura Visione indaga sullo straordinario sodalizio artistico tra i due Premi Oscar che hanno fatto più grande il Cinema Italiano, fondendo con maestria immagini e musica. Partendo da una lunga conversazione con Tornatore, l’autrice tenta di svelare l’enigma che circonda l’opera di questi due artisti italiani amati in tutto il mondo. Nel 1988, il geniale Ennio Morricone sceglie, a sorpresa, di musicare il film del giovane regista siciliano. Nonostante fosse all’apice della carriera, conteso dai più importanti registi di fama mondiale, il compositore accetta di lavorare al film Nuovo Cinema Paradiso. Una scommessa vinta. La pellicola si aggiudica l’Oscar per il miglior film straniero. Inizia così un sodalizio che diverrà leggenda. Quando accadono incontri artistici come quello tra Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore bisogna inchinarsi, come se ci si trovasse di fronte ad un miracolo.” Vincenzo Mollica: dalla prefazione al libro.

    [Luigi Pellegrini Editore – pp. 150 € 15,00]



    L’Era postdocumentaria

    Ivelise Perniola

     

    Il cinema documentario è finito. Siamo entrati nell’era postdocumentaria. Se il campo del cinema a soggetto è riuscito bene o male a mantenere inalterato il proprio principio di fascinazione narrativa e di identificazione attore-spettatore tipica del suo dispositivo, il documentario è entrato in una fase di superamento totale delle proprie strutture, sino a trasformarsi in qualcosa di altro che come ‘documentario’ non è più definibile. Un prodotto così profondamente soggetto ad interventi esterni, di azionisti pubblicitari, di attivisti, di semplici utenti, di contaminazioni transmediali vede totalmente compromesso il concetto di unità dell’opera d’arte, di integrità e di rispetto dell’autore, dal punto di vista creativo e legale. Il documentario è finito perché è scivolato in un maëlstrom di linguaggi impossibili da districare, sedotto dal linguaggio televisivo e dalla finta democrazia emanata dalla Rete, impoverito nel linguaggio e sempre al traino di una cronaca fittizia. Il resto è solo resistenza.

    [Mimesis Edizioni – pp. 186 € 16,00]



    TITANUS – Cronaca familiare del cinema italiano

    Sergio M. Germani, Simone Starace, Roberto Turigliatto (a cura di)

    Casa di produzione cui la famiglia Lombardo ha dato vita e forma, la galassia Titanus oltrepassa i confini dettati dai suoi presidenti e non si lascia riassumere in una definizione, tantomeno in un film. Il suo essere al contempo il risultato di una volontà precisa e il precipitato di un insieme di opportunità, accolte di volta in volta, fa della sua storia uno splendido prisma attraverso cui leggere il cinema italiano. Questo è il desiderio che ha mosso il Festival del film Locarno a intraprendere l’impresa di riassumere una delle più grandi “fabbriche di sogni” in un insieme di titoli che da soli ne raccontano la ricchezza. L’osmosi tra arte e società è l’asse su cui la Titanus più ha operato: i melodrammi di Raffaello Matarazzo, le commedie di Dino Risi, o ancora i “musicarelli” – per non citare che alcuni modelli forti – hanno contribuito a formare un’identità nazionale di cui il cinema è stato matrice e specchio. In questa direzione “il cinema Titanus” è fin dal suo esordio plurale e poliedrico, la casa di produzione nata a Napoli opera seguendo più linee, talvolta in contrasto tra loro. Immagine di un territorio da sempre diviso nelle sue culture e nei suoi linguaggi, la Titanus prende il via in un contesto geografico e culturale ben preciso per allargarsi subito, procedendo per innesti e trapianti. Come bene emerge dai vari saggi che compongono il presente volume, leggere la storia del cinema italiano attraverso questa prospettiva significa mettere in luce piste non sempre illuminate a dovere dalla critica: l’arte di Valerio Zurlini ha più spazio di quella di Roberto Rossellini, l’opera di Matarazzo o di Alberto Lattuada prevale sui film di Federico Fellini o di Michelangelo Antonioni.

    [Coedizione Centro Sperimentale di Cinematografia e Edizioni Sabinae– pp. 440 € 25,00]

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      LIBRI DI CINEMA – Le novità di Settembre


       Il cinema americano attraverso i film, Emir Kusturica, Luchino Visconti – Rocco e i suoi fratelli, La sceneggiatura. Forme, dispositivi, modelli, Sogna Federico sogna.

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      Il cinema americano attraverso i film

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      #SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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      Leonardo Gandini  (a cura di)

      Il cinema americano rappresenta una forma contemporanea e laica di mitologia: un repertorio di racconti, figure e luoghi destinati a imprimersi con forza nell’immaginario collettivo. Questo carattere è legato alla capacità di condensare – decennio dopo decennio, dall’inizio del secolo scorso alle prime battute di quello attuale – paure e speranze, ansie e desideri degli spettatori. Per riavvolgere il filo del rapporto tra cinema hollywoodiano e società, sono stati scelti dodici film capaci di illuminare propriamente questa relazione. L’analisi dettagliata di ciascuno di essi "apre", per così dire, il film, mettendone in luce i nessi e le traiettorie, non di rado estremamente articolate, che lo collegano alla società e alla cultura del proprio tempo da una parte, alla storia e alla storiografia del cinema dall’altra.

      [Carocci Editore – pp. 220 € 18,00]

       

       Emir Kusturica

      di Giorgio Bertellini

      Il Castoro n. 179 della collana non è solo una riedizione ma un’integrazione e una rilettura attenta della precedente edizione di quindici anni fa, che tiene conto dei cambiamenti intercorsi nella storia di un paese devastato dalla guerra e nella poetica cinematografica e artistica stessa di un regista che ne è stato attento testimone. La più facile reperibilità dei primi lavori, oltre a una pubblicistica e una critica più attenta ed esaustiva delle opere, ha consentito a Giorgio Bertellini un’articolata rilettura dell’intero percorso artistico di Emir Kusturica a partire dalla realtà attuale, dall’oggi, apportando alla sua trattazione sensibili integrazioni e riscritture delle sezioni sui film usciti prima del 1996 e integrando il testo di un capitolo inedito, dedicato agli esordi. Oltre a un aggiornamento bibliografico e filmografico, il nuovo Castoro presenta un ritratto completo del regista fino ai suoi più recenti lavori, cinematografici e televisivi.

       [Ed. Il Castoro – pp. 208 € 16,00]

       

      Luchino Visconti – Rocco e i suoi fratelli

      di Mauro Giori

      Nei suoi cinquant’anni di vita, Rocco e i suoi fratelli non ha mai perso il suo status di opera-chiave di un’epoca in cui il cinema assolveva un ruolo capitale nella cultura del nostro paese. Raccogliendo l’eredità trasgressiva di La dolce vita, il film di Visconti ha urtato sensibilità molto accese in un momento di delicata transizione politica, suscitando un aspro dibattito che ha coinvolto la censura, la politica e la magistratura. Facendo ricorso a documenti in buona parte inediti reperiti in vari archivi, e prendendo le mosse da un’analisi filologica delle carte del regista, questo volume propone nuove ipotesi sulle complesse e tormentate fasi che portano alla stesura della sceneggiatura, sulle fonti (in particolare sul ruolo svolto da Giovanni Testori), sulle vicende censorie e sulla ricezione di quella che resta una delle opere più studiate di Visconti, riletta alla luce del suo contesto culturale.

      [Lindau Editore – pp. 248 € 19,00]

       

      La sceneggiatura. Forme, dispositivi, modelli

      di Francis Vanoye

      «I manuali americani di sceneggiatura basano le proprie prescrizioni sull’analisi di film finiti che hanno avuto successo al box-office, molto più raramente sui grandi classici o sulle pietre miliari della storia del cinema. In tal modo, collocano i modelli in una morale del profitto, cosa senz’altro “naturale” dal loro punto di vista. Il nostro sarà meno soggetto alle dure leggi del mercato, il che non è una qualità in sé, ma una scelta dettata da partiti presi estetici. La presente opera, dunque, non è un manuale. Vuol essere piuttosto una riflessione sulle sceneggiature modello e sui modelli di sceneggiatura, non per teorizzare né per legiferare. Il nostro obiettivo è quello di osservare, di individuare, di comprendere dalle interazioni, dalle evoluzioni, la diversità delle forme di sceneggiatura, le loro funzioni nella produzione del senso e dell’emozione, le loro relazioni con lo spettatore e con la società che le ha prodotte.»
      Francis Vanoye

      La sceneggiatura è ciò che si scrive prima, durante e in vista della lavorazione di un film. Risponde a regole precise, in un certo senso è già una "messa in scena". Vanoye l'analizza come insieme di proposizioni e di dispositivi, come adattamento, come contenitore di dialoghi, prendendo a spunto le sceneggiature di autori quali Gance, Rohmer, Bresson, Antonioni, Ford, Coppola, Cameron, tra gli altri. Lindau ripubblica un grande classico dei “manuali” di sceneggiatura.

      [Lindau Editore – pp. 248 € 22,00]

       

      Sogna Federico sogna. Fellini, quel mio unico perfido amico

      di Moraldo Rossi

      Una insolita conversazione tra due amici di vecchia data di Federico Fellini: “MacMorald”, secondo l’appellativo che il Maestro aveva adottato per Moraldo Rossi, e il suo interlocutore: l’amico (Benedetto Benedetti). Alla ricerca dell’Aureola di Fellini. Ma dove? Negli incubi, nell’erotismo, nelle angosce dei suoi sogni? No, piuttosto nei suoi cieli. Fellini utilizza il cielo come un pittore utilizza i suoi colori per il capolavoro. Lui s’immagina, si vede e si disegna come il Dio Eolo galleggiante tra le nubi. Forse il cielo lo ha già designato. Ma c’è un suo gesto a confermarlo; una catena di gesti, misteriosi, istintivi, coatti, e quindi inconsapevoli, nel percorso della sua mano quando traccia fisicamente, sulle pagine del suo incredibile librone, i Segni dei suoi Sogni. In quel gesto Lui è libero da tutto, è incoercibile, niente lo può influenzare; nel suo spirito che trionfa c’è l’Aureola. Lo spirito di un Genio peccatore che va ad affollare l’Empireo, in attesa dell’ultima deliberazione del suo Dio.

       [Le Mani Editore – pp. 256 € 18,00]

       

      Il potere dell'attore – Ivana Chubbuck

      Valentina Leotta, Alessandro Piersimoni (acura di)

      Il potere dell'attore presenta la tecnica di insegnamento di Ivana Chubbuck, insegnante di recitazione statunitense fondatrice della scuola per attori più prestigiosa di Los Angeles, da cui sono usciti attori fra i più famosi di Hollywood, come Charlize Theron, Brad Pitt e Halle Berry. Questo libro guida l'attore verso straordinari risultati ottenuti con una tecnica che parte dalla grande didattica del passato (Konstantin Stanislavskij, Sanford Meisner e Uta Hagen) per portarla a un livello più completo. La forza principale della tecnica Chubbuck risiede nel capire qual è l'obiettivo che il personaggio vuole/deve ottenere. È proprio la necessità di raggiungere l'obiettivo ciò che guida e informa le azioni del personaggio. Il libro è diviso in due sezioni. Nella prima, l'autrice presenta i dodici strumenti per entrare nel personaggio e farlo vivere, il tutto anche grazie ad affascinanti racconti del "dietro le quinte" di come molte celebrità sotto la sua guida hanno perfezionato la loro tecnica e raggiunto poi clamorosi risultati. La seconda sezione è costituita da un compendio di esercizi pratici per imparare a gestire gli stati d'animo più diversi: dal sentirsi ubriachi o su di giri al provare paura, dal simulare una malattia mentale al pensare come un serial killer e così via.

      [Audino Editore – pp. 224 € 22,00]

        

      Breviario di estetica del cinema. Percorso teorico-critico dentro il linguaggio filmico da Lumière al cinema digitale

      di Angelo Moscariello

      Alle soglie della “terza età” del cinema, appena iniziata con l’avvento del digitale,questo breviario vuole essere un memorandum per i fedeli di vecchia data e un manuale di agevole consultazione per i neofiti affinché imparino a vedere, con l’aiuto degli opportuni riferimenti teorici vecchi e nuovi, il vero film e non quello che credono di vedere,senza per questo dover rinunciare al piacere della visione. L’intento del libro è quello di fornire al lettore una sintesi delle parole-chiave dell’estetica del cinema, un “percorso attrezzato” che lo guidi a entrare per la giusta via dentro i film e a sostare nei punti che richiedono esercizi di lettura adeguati per poter giungere alla fine del tragitto con un minimo di giovamento .Il percorso proposto risulterà più agevole per chi ha un po’ di esperienza e conosce già qualche capolavoro (magari di Kubrick se non proprio di Ejzenstejn),ma comunque cercherà di non stancare più di tanto chi è ancora inesperto dei sentieri della visione cinematografica ma è stato appena folgorato dall’ultimo film di Tarantino o di Haneke. Conoscere il linguaggio del cinema e le dinamiche della visione resta la condizione primaria per meglio capire e gustare la magia di un’arte in continua evoluzione, sopratutto oggi che i film dagli schermi stanno trasmigrando nell’etere per continuare a raccontarci storie antiche in forme sempre nuove,storie piccole e grandi che da L’innaffiatore innaffiato ad Avatar sanno intrattenere,emozionare e anche far pensare.
      Attraverso le riflessioni di grandi teorici di ieri e di oggi e le parole di registi famosi, fatte dialogare tra loro in un confronto sincronico, questo breviario si propone di aiutare il lettore-spettatore a meglio penetrare quel mistero che secondo Godard resta ancora oggi il cinema.

      [Mimesis Edizioni – pp. 144 € 14,00]

       

      Messico! Cinema e rivoluzione

      di Beniamino Biondi

      Il Messico è un paese seducente e contrastato, caotico miscuglio di benessere e povertà, superstizione e progresso. Ancora negli anni ’70, non mancavano vistose contraddizioni: la presenza di una forte tradizione combattiva a sinistra e un’aspra tradizione repressiva nell’apparato dello stato; una notevole libertà di azione ed espressione contro oscuri ed indeterminati meccanismi di potere; una democrazia contorta e troppo implausibilmente approssimativa per non rassomigliare, nella forma e nella sostanza, ad un regime. Eccetto che per Emilio “el Indio” Fernandez e per l’esule spagnolo Luis Buñuel, il cinema messicano non esisteva, o , peggio, era la sciocca espressione di un bizzarro e futile esotismo. Neppure negli anni ’60 il Messico conoscerà la nouvelle vague del rinnovamento (come a Cuba, in Cile e soprattutto nel Brasile del cinema nôvo) o le inquietudini sperimentali e significanti dell’avanguardia. Ma il 19 novembre 1975 un gruppo di dodici cineasti messicani, costituitisi in Fronte di Lotta, firma e pubblica su vari organi di stampa e diffusione un Manifesto nel quale si constata che il cinema messicano è stato per vari decenni uno strumento esclusivo della classe dominante, a sostegno di un ordine iniquo e servile, responsabile operoso del colonialismo culturale mediante la fabbricazione di prodotti deteriori, alienanti e intesi a divulgare valori ideologici il cui ruolo è perpetuare tale dominio. Il Manifesto rappresenta la sintesi compiuta di un percorso solidale tra personalità disparate: cineasti rigorosi o velleitari parodisti, autori esigenti o grotteschi mattatori. Il Fronte di Lotta assurge a simbolo di un cinema rivoluzionario per l'America Latina e il Terzo Mondo, e l'esperienza consumata da questi cineasti irriconciliati col sistema non ha smesso di incidere, con le sue inquietudini sociali e le sue controversie formali, sul discusso panorama del cinema messicano odierno. Chi sotterraneamente, chi manifestamente, in percorsi contigui o isolati, effimeri o duraturi, ma sempre e comunque aggredendo la realtà “per un cinema di resistenza”.

      [Edizioni Arcipelago – pp. 140 € 12,00]

       

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