LIBRI DI CINEMA – “Lo schermo di Dio”

Obiettivo di questo volume, edito da Le Mani, che prende in esame i percorsi artistici di dieci registi, è comprendere in che modo autori diversi per formazione, sensibilità, ispirazione si siano confrontati con molti degli interrogativi che da sempre interpellano l’uomo sul terreno del rapporto con Dio. Rivelare e nascondere, ovvero generare nuove domande nel momento stesso in cui sono elaborate o proposte delle risposte, è per l’autore carattere essenziale del cinema che affronta il tema del sacro.
 
 
 
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Lo schermo di DioLo schermo di Dio. Cinema e pensiero religioso
di Auro Bernardi
Le Mani editore
2011
pp. 194 – € 16
 
 
Termine che designa quella particolare struttura della sala cinematografica che permette la visione, schermo indica anche, nella lingua italiana, ciò che al contrario nasconde alla vista, che occulta; estremizzando questa dicotomia (affermando cioè che schermo indica contemporaneamente qualcosa che nasconde e che mostra), si scopre un’immediata vicinanza di significato con una delle definizioni più affascinanti della divinità e del suo rapporto con l’uomo: Dio rivelato e nascosto. Auro Bernardi usa questa semplice corrispondenza semantica per sottolineare il carattere essenziale del cinema che si interroga sulle tematiche della fede, che è appunto quello di rivelare e nascondere, di generare nuove domande nel momento stesso in cui elabora o propone delle risposte. In che modo autori diversi per formazione, sensibilità, ispirazione si siano confrontati con molti degli interrogativi che interpellano l’uomo sul terreno del rapporto con Dio è l’obiettivo del volume, che prende in esame i percorsi artistici di dieci autori, seguendo il filo conduttore che lega alcuni rispetto ad altri, rintracciabile nella capacità di cogliere in anticipo fermenti e conflitti emersi in epoche successive (Buñuel, Dreyer, Bresson), nel sistematico interrogarsi sul sacro (Olmi, Godard, Chanine) o nel carattere provocatorio di molte loro opere (Bellocchio, Greenaway, Kieslowski, Von Trier). La via Lattea come summa theologiae dell’“eretico” Buñuel, l’incessante conflitto tra fede e ragione in Dreyer, l’analogia che Bresson instaura tra i propri eroi umiliati e offesi e la figura terrena di Gesù, sono i punti salienti dell’analisi che Bernardi compie sulla prima generazione di cineasti.
 
Posto di rilievo nella riflessione dell’autore sull’epoca immediatamente successiva occupa invece Ermanno Olmi, che a motivo della sua adesione al cristianesimo, colloca l’uomo al centro della sua personale riflessione teologica, riproposta in modo ultimativo attraverso lo “scandaloso” Gesù di Centochiodi, che arriva ad affermare che“le religioni non hanno mai salvato il mondo” proprio perché hanno perso di vista l’uomo. Come c’è tutta l’umanità dei Vangeli nella Marie godardiana, lettura estremamente rigorosa dei testi sacri che non affronta il mistero della fede “ma ne rappresenta la dimensione umana, perché come appunto insegnano le Scritture la salvezza è entrata nel mondo per opera di Dio ma si attua attraverso gli uomini e le donne che vivono in questo mondo, anche in coloro che non hanno piena coscienza della propria fede o che ne mancano del tutto”.
 
Tra le tante, accurate analisi che occupano l’ultima parte del libro, attenzione particolare è dedicata a L’ora di religione di Bellocchio, in cui la riflessione su uno degli aspetti più discutibili della società contemporanea, la spettacolarizzazione delle questioni religiose, si attua nello scontro tra l’etica farisaica dei parenti del protagonista e le sue convinzioni profonde di uomo che constata l’immutabilità di un mondo incapace di evolversi, morte delle idee e tomba delle libertà, eppure “persevera nell’idiozia di credere che la società (le persone) possano cambiare e persino cambiare in meglio”. La lucidità di sguardo di un cinema come quello di Bellocchio, sempre rivolto all’oggi, è (al pari di molte delle altre voci prese in considerazione) l’anima di quella filosofia del dubbio, di quel rivelare e nascondere che è il fermento più fecondo del pensiero artistico quanto di quello religioso.
 
 
Indice:
 
Parte prima
I precursori: Buñuel, Dreyer, Bresson
Luis Buñuel
Il pessimismo, l’utopia e lo scacco della storia
Il circolo ermeneutico di un eretico del XX secolo
Una Biblia pauperum al negativo
Carl Theodor Dreyer
Il silenzio di Dio tra fede e ragione
Le intemperanze giovanili di Absalon
Da Munk a Dreyer attraverso Kierkegaard e i folli di Dio
Robert Bresson
Lo “scandaloso” cristianesimo degli sconfitti
Il Diavolo, sicuramente
 
Parte seconda
I teosofi: Olmi, Godard, Chanine
Ermanno Olmi
La pietra angolare
Dio, i libri e Ia Parola che si fa carne
Cinema e senso cristiano della vita
Conversazione con Ermanno Olmi
Jean-Luc Godard
La forma dell’arte nella “fabbrica” del cinema
Maria, il corpo di un’anima
Youssef Chahine
Il mite estremismo di un moderato
Un emigrante di successo
Alle radici islamiche dell’Europa
 
Parte terza
I predicatori: Bellocchio, Greenaway, Kieslowski, Von Trier
Marco Bellocchio
Un autore “contro”: il ’68 e dintorni
Onora il padre e la madre
Peter Greenaway
Il cinema è morto, viva il cinema!
La vergine darà alla luce un figlio
Krzysztof Kieslowski
Sulle macerie dell’ideologia
Dieci questioni aperte tra l’uomo e Dio
Lars Von Trier
Il Diavolo è donna
Identità e alterità di un Dio minore
 
 
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