LIBRI DI CINEMA – "L'ombra dell'autore. Teoria e storia dell'autore cinematografico", di Guglielmo Pescatore
Una rilettura di alcuni snodi della storia del cinema, indagati seguendo la traccia dell'autore, concetto che non ha mai smesso di cambiare aspetto, forma e funzioni. (Carocci editore)
L'OMBRA DELL'AUTORE
Teoria e storia dell'autore cinematografico
Guglielmo Pescatore
Carocci
1ª edizione
finito di stampare nell'aprile 2006
175 pag. – 17,30 euro
Nell'uso comune sono etichettati come "d'autore" quei film che sembrano distinguersi dal cinema abituale per l'utilizzo di un particolare tipo di linguaggio, per l'impegno del tema affrontato, per il blasone del regista. In tutti i casi citati "le virtù" di questi film sembrano comunque ruotare intorno alla personalità del regista-autore.
A tutti noi capita di considerare l'autore come criterio di scelta e di valutazione, come una garanzia di qualità e di corrispondenza ai nostri gusti cinematografici. Tutto questo ci appare naturale, parte integrante del modo con cui andiamo a vedere un film. E questo non è necessariamente un modo sbagliato di procedere. Ma basta allontanarsi dall'ambito contemporaneo e dalle nostre abitudini per accorgersi quanto di costruito, di culturalmente determinato ci sia dietro la nozione di autore e quanto essa stessa sia suscettibile di analisi storica, critica e teorica. Ci si accorge innanzitutto che il considerare il regista come l'autore del film sia frutto di una gestazione durata qualche decennio, lungo un percorso non privo di deviazioni, vicoli ciechi, scarti e discrasie tra le diverse cinematografie.
Cosa si intende per autore? Chi è l'autore di un film? Nel corso della storia del cinema si è provato a rispondere a queste domande in vari modi, attribuendo di volta in volta maggiore importanza allo sceneggiatore, al regista, al montatore, al produttore.
In questo volume Guglielmo Pescatore cerca di ricostruire la teoria e la storia dell'autore cinematografico, soffermandosi su alcuni snodi che ne hanno segnato la definizione e le modificazioni, e analizzandone alcuni casi esemplari (Ford, Hitchcock, Leone).
Se da un lato la lettura di questo saggio presuppone una conoscenza sia della storia generale del cinema che delle sue teorie, dall'altro esso può essere utile anche a chi è interessato, al di là del cinema, ad un affresco della cultura critica del secondo Novecento.
INDICE:
Prefazione 7
Introduzione 11
1. Nascita dell'autore cinematografico 13
1.1 Le origini: autori, inventori e artisti 13
1.2 Autore, opera e letterati 18
1.3 Ragionare per autore 21
1.4 Diritto d'autore 23
1.5 Autore come produttore 25
1.6 Autore come ruolo professionale 26
1.7 Autore come ruolo estetico 27
1.8 Un primo bilancio 29
2. Asincronismi I: Francia e Italia 33
2.1
2.2 Scenari italiani: l'autore tra gli anni Venti e Trenta. Un esempio: Augusto Genina 39
3. L'idea di autore tra classicità e modernità 59
3.1 La politica degli autori: il classico visto dal moderno 59
3.2 L'autore tra dogma, rituale e modernità 64
3.3 Intermezzo: l'autore, lo strutturalismo e il modernismo politico 71
3.4 Struttura, scrittura, sintomo 79
3.5 Aperture. L'autore: testo e contesto 86
4. La buona distanza. Analisi di Sentieri Selvaggi 89
4.1 La porta come forma simbolica e culturale 89
4.2 Sentieri selvaggi e il suo tempo 92
4.3 Due universi semantici 96
4.4 L'inglobante e l'inquadratura fordiana 100
4.5 L'autore come istanza negoziale tra le forme culturali e la materia del film 105
5. Asincronismi II: il falso, la produzione a basso costo e il caso Leone 107
5.1 Falso e intertestualità 107
5.2 Parodia e autorità 109
5.3 It's not a quote: il problema della citazione 110
5.4 Falso e iterabilità 112
5.5 La griffe contraffatta: la dinamica estetica del basso costo 115
5.6 Il caso Leone: artigianato, originalità, distinzione 119
5.7 Citazioni, prestiti, convocazioni nella trilogia del dollaro (e poco oltre) 121
6. L'autore come personaggio 129
6.1 Il luogo di una presenza: l'autore come personaggio concettuale nel cinema della modernità 129
6.2 Uno sguardo retrospettivo: Hitchcock nel bicchiere 135
6.3 Prodotti di genere/prodotti di marca: l'autore come brand e la logica autoriale del postmoderno 147
7. In conclusione: oltre l'autore 155
7.1 Narciso nella rete 155
7.2 Dalla cattedrale al bazar: nuove forme della creazione 161
Bibliografia 169
LEGGI UNA PAGINA DEL LIBRO:
6.1
Il luogo di una presenza:
l'autore come personaggio concettuale
nel cinema della modernità
E' pratica piuttosto comune e niente affatto ingiustificata che a un'idea diffusa di autore come "cosa empirica", o meglio, come persona fisica, identificabile con un nome e un cognome, storicamente determinata e collocata all'interno dei meccanismi produttivi delle varie cinematografie, si contrapponga la nozione più tecnica di soggetto dell'enunciazione, nozione che si riferisce invece a un soggetto astratto, presupposto dal testo e che nel testo è presente in forma quasi fantasmatica, attraverso tracce e indizi indiretti.
Questa contrapposizione si trova almeno in parte indebolita all'interno di quelle teorie dell'interpretazione che insistono sulla tendenza quasi istintiva e propria di ogni pratica interpretativa a investire l'oggetto in esame di caratteristiche antropomorfe o para-antropomorfe. David Bordwell, ad esempio, ha sostenuto che la maggior parte dei processi di interpretazione si realizza attraverso l'impiego massiccio di schemi personificanti (person-based schemata), cioè schemi cognitivi che funzionano in modo simile a quel procedimento linguistico descritto dalla retorica tradizionale con il termine di prosopopea: noi tendiamo cognitivamente a investire gli oggetti che abbiamo di fronte (nelle pratiche di interpretazione e lettura, come in altre pratiche dell'esperienza) di tratti personificanti. In questa prospettiva, che la teoria del cinema o la prassi critica parlino di soggetto empirico, di soggetto dell'enunciazione o di altre istanze non antropomorfe (ad esempio, il concetto di foyer proposto da Metz) non sposta il problema di molto: tutte le volte che consideriamo l'entità e nozioni come quelle di "stile", "autore", "enunciatore", "macchina da presa" nei termini di soggetti agenti in proprio, stiamo utilizzando schemi personificanti. In altre parole, secondo la teoria cognitivista, si può sfuggire alla antropomorfizzazione ma non alla personificazione di istanze impersonali. Il fatto è indicativo, poiché rispecchia una sorta di tara antropologica insita nel nostro modo di pensare, secondo cui non si riesce a concepire un oggetto comunicativo senza inserirlo in un contesto direttamente o indirettamente antropomorfo in cui ci siano dei personaggi.