LIBRI DI CINEMA – "Pulp Times" di Fulvio Carmagnola e Telmo Pievani

"Il cinema è una sorta di grande ventre dell'immaginario": partendo da questa constatazione, gli autori seguono le tracce del tempo come viene rappresentato, raccontato, nella narrazione cinematografica.

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PULP TIMES


Immagini del tempo nel cinema d'oggi


Fulvio Carmagnola e Telmo Pievani

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Meltemi


Finito di stampare nell'ottobre 2003


287 pag. – 21,50 euro


 


 


Al contrario di chi ritiene che il cinema abbia perso da tempo il suo ruolo egemone nella rappresentazione di massa, sostituito da forme più recenti di spettacolo come la televisione, e da nuove tecniche di comunicazione come quelle elettroniche, gli autori partono dall'idea che "l'esperienza della visione del cinema ci appartenga pienamente, sia parte influente del nostro presente culturale. Lo sprofondamento nel buio della sala, il disporsi al piacere della passività di fronte al racconto visivo continuano a costituire una delle esperienze fondamentali della nostra cultura, anche nell'era del web e dei nuovi media. In ogni caso ci pare sensata una visione della medialità che sia in grado di considerare il panorama dei mezzi di espressione come una molteplicità di coesistenze e di embricazioni piuttosto che come una scansione di manifestazioni consecutive l'ultima delle quali soppianterebbe le precedenti".


 


Il cinema è esperienza estetica di massa e dunque anche una sorta di grande ventre dell'immaginario attuale: contiene, raccoglie, formula e riproduce temi, simboli, icone che costellano la nostra vita sociale e la nostra cultura.


A partire da questa constatazione, gli autori seguono le tracce del tempo come viene rappresentato, raccontato, nella narrazione cinematografica, nelle tre grandi declinazioni coincidenti con le figure del tempo presenti nella cultura socioantropologica, nella riflessione filosofica e nella scienza. "Mondo", "anima" e "cosmo" sono i nomi dati a queste tre grandi scansioni che la narrazione cinematografica accoglie e riproduce.


Sembra che nella cultura del Novecento vengano a stabilirsi a questo proposito alcuni grandi gruppi di immagini o grandi famiglie di frame sul tempo. La prima deriva dai percorsi del sapere scientifico, o di quella che possiamo definire come la scienza della natura e dell'essere umano stesso


in quanto essere biologico, naturale. La seconda famiglia di immagini culturali influenti appare piuttosto legata all'evoluzione della riflessione filosofica sullo statuto della soggettività, e in particolare sulla finitudine – sia intesa nel senso della filosofia laica che in quello della meditazione religiosa. In apparenza si riproduce dunque continuamente, anche nelle immagini del tempo, la classica divisione tra "scienze della natura" e "scienze umane" o "dello spirito". La terza famiglia di riflessioni pertiene invece a quello che è stato chiamato "il tempo del mondo", inteso come il reticolo delle relazioni sociali nel loro divenire. Hannah Arendt ha sintetizzato queste tre grandi famiglie della riflessione sul tempo distinguendo appunto il tempo del mondo, quello dell'anima e quello del cosmo. Da questa partizione sono partiti gli autori,  incrociandola con la fenomenologia del racconto cinematografico.


 


Pulp times, ovvero: il tempo e i suoi caratteri esplorati dalle culture alte diventano pop. Ma anche la polpa del tempo, la sua carne, la sua sostanza immaginaria della quale ci nutriamo.

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