LIBRI DI CINEMA – "Sergej M. Ejzenstejn – L'immagine estatica", di Alessia Cervini
E’ proprio nella nostra contemporaneità che il regista di Ivan il Terribile dimostra l’assoluta modernità del suo pensiero. Diventa allora importante e necessario continuare a fare libri su figure come Ejzenstejn. Un agile libello della serie monografica “Le Torri” dell’Ente dello Spettacolo, corredato dall’analisi di tre sequenze da film dell’Autore
SERGEJ M. EJZENSTEJN – L’IMMAGINE ESTATICA
Alessia Cervini
Collana Le Torri – Ente dello Spettacolo
Finito di stampare nel mese di novembre 2006
143 pp – 15 Euro
Bello che si scrivano ancora libri su figure come quella di Ejzenstejn. Bello, importante, e soprattutto necessario. Perchè è proprio nella nostra contemporaneità che il regista di Sciopero, Ottobre, Ivan il Terribile dimostra l’assoluta modernità del suo pensiero. Spiazzante sarebbe allora per i difensori dell’impettito “cinema impegnato” scoprire che il concetto di ‘cinema intellettuale’ per Ejzenstejn risulta alla fin fine sorprendentemente vicino all’opera di autori come Sam Raimi o (ancora, ancora) Michael Bay. Dallo scritto Prospettive, citato da Alessia Cervini a partire da pagina 44: “La conoscenza della vita è indissolubilmente costruzione della vita, sua ri-creazione. In un’epoca di costruzione non può esservi contrasto tra questi due concetti! […] L’era imminente della nostra arte ha il compito di abbattere anche la muraglia cinese che esprime la prima antitesi tra linguaggio della logica e linguaggio delle immagini […]. Noi esigiamo dall’epoca di quest’arte rinnovata la rinuncia a questa contrapposizione […]. Noi non vogliamo contrapporre ulteriormente sul piano qualitativo la scienza e l’arte. […] Non esiste arte senza conflitto. […] Restituire alla scienza la sua sensibilità. Restituire al processo intellettuale il suo ardore e la sua passionalità. Tuffare l’astratto processo del pensiero nel fervore dell’attività pratica. Restituire all’impotenza della formula speculativa tutta la turgidezza e la ricchezza della forma animalmente sentita. […] Il cinema intellettuale, dalla forma inaudita e dotato di una funzionalità sociale tesa al massimo. Un cinema dotato del massimo grado di capacità conoscitiva e della massima sensibilità, in possesso dell’intero arsenale degli stimoli visivi, auditivi e biomotori”. Oltre alla stimolante scoperta di questo scritto, perfetta, affilatissima, e quasi infallibile arma critica, il libello di Alessia Cervini si rivela prezioso per una serie di altri validi motivi: innanzitutto, l’agilità propria della collana a cui appartiene, gli studi monografici “Le Torri” dell’Ente dello Spettacolo – un centinaio di pagine in cui trovano il giusto spazio sia uno sguardo sulla sfavillante vita di Ejzenstejn, che un excursus su temi e contenuti dei suoi scritti più importanti, nel tentativo affascinante di affrontare in maniera nuova l’opus cinematografico del grande autore. In più, Alessia Cervini correda il suo studio di un’acuta e rivelatrice analisi di tre emblematiche sequenze firmate da Ejzenstejn: una da Sciopero, una da Il vecchio e il nuovo, una da La congiura dei boiardi. Proprio per “tuffare l’astratto processo del pensiero nel fervore dell’attività pratica”.
INDICE
I L’arte nella vita
II Per una teoria del cinema
Arte della regia: l’esordio a teatro
Dal teatro al cinema: il montaggio delle attrazioni
Il cinema intellettuale
La forma cinematografica: problemi nuovi
Dalla Dichiarazione del ’28 al montaggio audiovisivo
Teoria generale del montaggio
La natura non indifferente
Il colore
Il Metodo
III Tre sequenze
La sequenza finale di Sciopero: il mattatoio
Il vecchio e il nuovo: la centrifuga
La congiura dei Boiardi: la sequenza a colori
Filmografia
Bibliografia