LIBRI DI CINEMA – "Ventuno per 11"
Ventuno film come altrettanti spezzoni di un racconto sull’irrapresentabile. 11/9, l’attacco che viene da dentro: come esplicita Slavoj Zizek: non abbiamo già visto queste scene tanto nell’immaginario catastrofico del cinema, quanto dentro di noi. Per Le Mani Edizioni.
VENTUNO PER UNDICI. FARE CINEMA DOPO L’11 SETTEMBRE
Leonardo Gandini, Andrea Bellavita (a cura di)
Edizioni Le Mani
Finito di stampare nel mese di luglio 2008
Pag. 242 – euro 16,00
Smarrimento, indicibilità, colpa, giustizia e responsabilità collettiva, corpi estranei, sono i nodi intorno a cui si concentrano gli interventi degli undici critici chiamati a scegliere un film per ciascuno, a partire da Filming (in) America, speciale comparso su Segnocinema nel 2007. Uno degli elementi più interessanti su cui riflettere non è la sovrapposizione tra il piano dell’evento e quello del racconto, ma la differenza che ha dato origine al paradosso: 9/11 come il “luogo di rappresentazione convulsa dell’irrapresentabile”, di un evento né prevedibile, né immaginabile, né credibile, che proprio in quanto non rappresentabile scatena un estremo bisogno di rappresentazione (p.13).
Si gettano briciole di pane per tracciare un percorso nel vuoto lasciato da un evento eccedente e indescrivibile come
Ci si muove alla ricerca di un rimosso che, come spiegano i curatori della prefazione, sarebbe semplice e perfino pornografico identificare con una “cattiva coscienza” degli Stati Uniti: ”il punto è che non si tratta di una colpa, ma di ‘qualcosa’ che ha a che fare con la rottura del sogno americano; è una questione di ‘attaccabilità’, di rottura del frame, di venir meno delle certezze, di faglia, di rottura, di frattura. Non si tratta dunque della riemersione della colpa, ma piuttosto dell’emersione di questo ‘trauma’ dell’attaccabilità: il fantasma di 11/9 è quello di una ‘interiorizzazione’ di Pearl Harbour, di un attacco così incommensurabile (per la sproporzione delle parti) da essere addirittura interno, una ferita inattesa inferta non solo al cuore ma anche dal cuore, come una malattia, un virus.” (p. 17).
In comune con un altro testo recente – Il cinema americano dopo l’undici settembre, questa raccolta di saggi racconta una “scrittura del trauma” che se non può interpretare l’evento, tenta o tentava in qualche modo farlo (ri)accadere; non si pongono barriere esclusive tra i film del “prima” e del “dopo”, si cerca di non farsi imprigionare dalla logica manichea delle conferme e delle premonizioni a tutti i costi – come ricorda Vincenzo Buccheri nel suo saggio su Nella valle di Elah; si aggiunge anzi qui la categoria, più una riflessione sulle capacità sempre impotente e inesausta dell’immagine che una connotazione spaziotemporale, del “qui e ora”: film che tentano di raccontare la pervasività e l’inconoscibilità di un nemico che ha un volto sempre più sfuggente e che forse abbiamo covato nelle nostre proprie viscere (L’alba dei morti viventi, History of Violence, The Host e Cloverfield).
Tra le pellicole raramente citate a proposito dell’undici settembre sono da segnalare in particolare Donnie Darko, luogo in sé di paradossi temporali, di cui Emiliano Morreale racconta la non contemporaneità (ambientazione anni ’80, un gusto “decadente” nella scelta degli attori), Southland Tales, sempre di Richard Kelly, che Pier Maria Bocchi racconta come un cinema che non ha da immaginare neppure la catastrofe, un film di “impossibilità del nuovo” e al di là del bello e del brutto, esatto specchio del nostro sguardo attuale; 300 di Zack Snyder, che secondo Francesco Potassio “manifesta i fantasmi dell’Occidente odierno nella sua forma più avanzata” (p. 143) e Gerry di Gus Van Sant, film di miraggi e allucinazioni per cui, secondo Barbara Grespi, “9/11 non è il grande evento che apre il ventunesimo secolo, ma lo spettacolare colpo di coda del precedente” (p. 30). Mauro Gervasini affronta La 25°ora, "film radicale che non assolve nessuno, partecipa della sofferenza dei personaggi ma li pone di fronte al buco nero della propria colpa” (p. 42), Anton Giulio Mancino racconta l’America assetata di eroi – non un paese per vecchi, ma nemmeno di bambini resi precocemente adulti, di Mystic River; Andrea Bellavita si occupa di A History of Violence, film “solare” che espone alla luce del giorno i tratti di un’ennesima mutazione croneberghiana, che stavolta colpisce l’identità; Roy Menarini inserisce Zodiac di David Fincher come opera simbolica nell’ambito di un’archeologia del terrore in cui il Male parla, ma in una lingua estranea; attraverso codici che gli ostaggi della sua strategia non riescono a decifrare.
Il testo è arricchito da 20 pagine di illustrazioni a colori, in calce l’indice dei nomi e dei film citati.
Indice
Introduzione
Di Leonardo Gandini e Andrea Bellavita p. 7
Di Emiliano Morreale p. 20
Gerry
Di Barbara Grespi p. 28
La 25° Ora
Di Mauro Gervasini p. 37
The Fog of War. Cinema e guerra aerea
Di Giaime Alonge p. 45
Mystic River. Non è un paese per bambini; l’11 settembre
Di Anton Giulio Mancino p. 57
Una storia americana. I labirinti della memoria e la verità delle immagini
Di Luisella Farinotti p. 66
L’alba dei morti viventi. Apocalittico, ma integrato
Di Rocco Moccagatta p. 77
The Aviator. L’Occidente alla ricerca della sua identità
Di Antonio Valenzi p. 90
Crash
Di Paola Casella p. 99
A History of Violence. “Jesus Christ, my name!”
Di Andrea Bellavita p. 108
Thank you for Smoking. L’avvocato
Di Giacomo Manzoli p. 135
300. Dopo la correttezza politica? Ovvero: la quantità
Di Francesco Pitassio p. 135
The Departed. “Here, in this country”: l’America di Scorsese
Di Giulia Carluccio p. 149
The Host. Geopolitica e spazi della rappresentazione
Di Massimo Locatelli p. 159
Intrigo a Berlino
Di Leonardo Gandini p. 170
Southland Tales
Di Pier Maria Bocchi p. 179
Leoni per agnelli. So, when does it start? Ten minutes ago
Di Michele Fadda p. 187
Nella valle di Elah: post-bellico, post-umano, post-autoriale
Di Vincenzo Buccheri p. 195
Redacted: il mal d’archivio dopo l’11 settembre
Di Claudio Bisoni p. 216
Zodiac. Archeologia del terrore
Di Roy Menarini p. 216
Cloverfield
Di Luca Malavasi p. 224
Indice dei nomi e dei film p. 235