Liliana, di Ruggero Gabbai
Pur con alcuni limiti di regia, il documentario raggiunge il suo scopo principale, restituendo la profondità umana di una donna simbolo di coraggio e resilienza. Da oggi al cinema.

“Ho scelto la vita e da allora sono stata libera”
Una donna innamorata della vita. Così si descrive Liliana Segre. Ed è così che la Senatrice a vita del Parlamento Italiano viene raccontata nel documentario diretto da Ruggero Gabbai. Il film si propone come un omaggio sentito e rispettoso alla vita di Liliana Segre, ripercorrendone la straordinaria storia, dalla tragedia della deportazione dalla sua casa a Milano in Corso Magenta 55 al campo di concentramento di Auschwitz all’età di tredici anni, fino alla nomina a Senatrice a vita da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 2018.
Il documentario ricostruisce le diverse fasi della vita di Segre attraverso materiali d’archivio ed alcune interviste recenti a membri della famiglia o giornalisti e volti noti vicini a lei come Ferruccio de Bortoli, Enrico Mentana, Fabio Fazio e Geppi Cucciari. Gran parte del film è legata, però, ad un’intervista di sette ore realizzata nel 1997 per Memoria, fondamentale documentario sulla Shoah, diretto proprio da Ruggero Gabbai, e punto di partenza obbligato per la realizzazione di Liliana. Ed è proprio qui che risiede il cuore pulsante del documentario: il racconto semplice e diretto di Liliana Segre, con la sua voce nitida e intensa, scava un solco nella coscienza dello spettatore. Ogni parola pronunciata dalla donna sulla sua esperienza di vita riesce ad assumere il peso e la gravità necessaria a tenere viva la fiamma della memoria.
Oltre a questo, il documentario riesce a spostare l’attenzione dalla figura istituzionale, amata e apprezzata da gran parte del paese, a quella umana, mostrando con discreta sensibilità il percorso di una donna che, nonostante l’orrore vissuto, è riuscita a scegliere la vita. E allora, c’è tanto spazio per i momenti intimi legati al matrimonio con Alfredo Belli Paci, all’esperienza di madre e nonna, e al lungo cammino di ritorno alla vita che illuminano una dimensione più privata e universale della Segre, avvicinandola al pubblico come esempio di resilienza e forza d’animo.
D’altro canto, ciò che convince di meno è la regia del film: efficace nel suo essere lineare e nel dare uniformità e chiarezza al racconto ma, talvolta, fin troppo didascalica e priva di originalità. A Liliana manca quello spunto che avrebbe potuto innalzare ulteriormente un lavoro sicuramente ben fatto ma che non riesce a spingersi oltre il semplice omaggio. Non sono le immagini a catturare lo spettatore ma le parole di Liliana Segre. Parole che pesano macigni. Parole che, con loro disarmante semplicità raccontano, descrivono e restituiscono con fermezza, come nessuna immagine è in grado di fare, le atrocità e le disumanità subite durante la Shoah.
Ma in fin dei conti, pur con i suoi limiti, il documentarioraggiunge il suo scopo principale, restituendo la profondità umana di una donna della statura morale di Liliana Segre. Una donna simbolo di coraggio e resilienza che ha trasformato il dolore in un messaggio di amore e di speranza universale.
Regia: Ruggero Gabbai
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 97’
Origine: Italia, 2024