Lily James, principessa di Hollywood

Tra ribalta, grande e piccolo schermo, la talentuosa e poliedrica attrice britannica ha saputo ritagliarsi in breve tempo un ruolo di spicco all’interno dell’industria

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What’s Love? si domanda Shekhar Kapur, autore della omonima commedia sentimentale in uscita il prossimo 16 marzo. E lungo i tratti di quale volto e corpo l’essenzialità di un simile quesito può trovare compimento? La risposta si cela forse dietro la curvatura di un sorriso, velata dall’intensità di sguardo di Lily James; la giovane sognatrice britannica illuminata dal sole californiano.

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Che cos’è l’amore, se non il fil rouge che con fare quasi destinico sembra connettere le tappe essenziali del sentiero attoriale della ragazza di Esher? Che cos’è l’amore, se non il materiale argilloso con cui Cinema e Teatro hanno forgiato il suo corpo, modellandolo tra ribalta, grande e piccolo schermo da tredici anni a questa parte?

Lily James ed “Eros”. Una relazione sfiorata sin dagli esordi (Just William, Diario di una squillo perbene), cullata nel tempo, divenuta maschera afrodisiaca shakespeariana e manifestazione plurima di un sentimento macchiato dal sangue di Desdemona (2011) e dal dolore di Giulietta (2016). Lily James, la Lady Rose MacClare (2013-14) che ha arricchito gli intrighi di corte di Downtown Abbey, contribuendo a quell’affiatamento valso al cast il riconoscimento di due Screen Actors Guild Award consecutivi. Lei, principessa hollywoodiana, accomodatasi a bordo della carrozza a forma di zucca preparatale da Kenneth Branagh (Cenerentola, 2015) per volteggiare – ad alta velocità – al ballo delle grandi stelle in compagnia del prode Ansel Elgort (Baby Driver, 2017).

A Lily James l’amore è stato cucito addosso. Trame e orditi selezionati dalla sorte per vestire di colori sempre nuovi una poliedrica interprete. Dalla bizzarria policromatica di PPZ – Pride + Prejudice + Zombies (2016) e Yesterday (2019), alle tonalità più cupe di Rebecca (2020). Tessuti prestati ai corpi di una giovane Donna Sheridan (Mamma mia! Ci risiamo, 2018) e della tolstoiana Nataša Rostova – all’interno della mini-serie BBC Guerra e Pace del 2016. Tessuti infine strappati nella ricomposizione psico-fisica dell’icona Pamela Anderson (Pam & Tommy, 2022); nello svelamento di una storia d’amore sbiadita dalla violenza, fatta a brandelli dalla tossicità voyeuristica coltivata dal Web.

Personaggi differenti, per grande parte costruiti e realizzatisi come sfaccettata declinazione di uno stesso sentimento; frutto di un percorso che dall’amore ha tratto significato, ma che in esso non si esaurisce. Perchè dagli esordi ne La furia dei titani di Jonathan Liebesman (2012), quando il sapore del successo era ancora all’orizzonte, destino e talento hanno tracciato per Lily James un cammino radioso, la cui ora più buia l’ha persino vista brillare al fianco del gigante Gary Oldman.

Una carriera di cui molto però è ancora da scrivere e plasmare. Una carriera ad oggi illuminata dalla medesima luce californiana riflessa nelle scarpette di cristallo con cui ha lasciato la contea del Surrey per varcare i cancelli dorati di Hollywood e dare vita a un incanto che dodici rintocchi non possono sciogliere.

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