L’incidente, di Giuseppe Garau
Vivere e guadagnare attraverso il dolore, la distruzione e l’ossessione. Tra dramma familiare e cinema grottesco, l’esordio di Garau girato in soli dieci giorni in 16mm a Barriera di Milano
Tra una ballata dolente di Fabrizio De André sulle conseguenze dell’amore folle e disperato e un’altra invece grottesca e tragica, sulle sinistre e pericolose ossessioni di una vita, intonata da Nick Cave and the Bad Seeds, si colloca L’incidente. Vincitore del gran premio della giuria allo Slamdance Film Festival di Park City, Utah, L’incidente è il primo lungometraggio di finzione di Giuseppe Garau.
Era il 2013, quando Steven Knight costringeva un già rodato Tom Hardy ad interpretare un intero film – Locke -, chiuso nell’abitacolo di un’auto in corsa. Non vi erano scelte, se non quella di proseguire fino al termine della notte, così da giungere definitivamente a patti con la vita e con gli errori commessi. Dal fallimento matrimoniale, ad un trauma familiare e di crescita mai realmente elaborato. Lo stesso discorso vale per Marcella (Giulia Mazzarino), protagonista assoluta del lungometraggio in forma di “one woman show” L’incidente. Anch’essa reduce da un recente divorzio e da un’evidente incapacità di gestirne le conseguenze. Soprattutto rispetto alla crescita della figlia piccola, prima dimenticata a scuola e poi coinvolta in un improvviso incidente d’auto, destinato a mutare per sempre l’esistenza di Marcella e così delle poche persone che ancora la circondano.
Lo si potrebbe indagare come effetto di un trauma, altrimenti come un’ossessione scoperta nella più inaspettata delle situazioni. Poiché all’incidente, che dà inevitabilmente titolo al film, Marcella non risponde come d’attese. Al contrario, è la possibilità di vestire una nuova pelle e vivere una nuova vita, che per quanto anomala e pericolosa possa essere, tanto per sé stessa, quanto per gli altri, sarà capace di risvegliarla dal torpore.
Da qui la decisione di acquistare un carroattrezzi, mettendosi in proprio. Ricercando e inseguendo instancabilmente, sia di giorno, che di notte, ogni possibile incidente d’auto, traendo da tutte quelle situazioni di sconforto, panico, dolore o altrimenti puro terrore, un tornaconto economico. Ciò che non sa, è che non è sola. Qualcun altro fa la sua stessa vita, seguendo le medesime logiche e strategie. Ha dunque inizio una competizione, che ha a che fare tanto con la morte, quanto con la vita. Quella che Marcella sembra però aver dimenticato.
Girato interamente con una piccola 16mm, nel quartiere Barriera di Milano a Torino, nell’arco di soli 10 giorni, L’incidente di Giuseppe Garau riflette con sguardo maturo, inedito e morboso, sulle conseguenze delle nostre ossessioni più cupe e così la capacità di riconoscerle. Funzionale in questo senso, un 4:3 claustrofobico, fortemente limitante e in qualche modo perfino respingente, come la stessa protagonista.
Il primo approccio di Garau al cinema di finzione, ha coraggiosamente inizio dalle parti di Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher, per poi muoversi e radicarsi sempre più nel cinema grottesco, surreale e talvolta nonsense del meraviglioso e feroce Doppia pelle di Quentin Dupieux. Inevitabili le suggestioni del Cronenberg di Crash. Dalle carcasse delle auto, al soddisfacimento perverso generato dal dolore e dalla distruzione.
Regia: Giuseppe Garau
Interpreti: Giulia Mazzarino, Anna Coppola, Toni Pandolfo, Nathalie Bernardi, Betani Mapunzo, Alice Dente, Elena Savio
Distribuzione: Flickmates
Durata: 72′
Origine: Italia