"Lincoln", di Steven Spielberg
Lincoln è un politico realista fino alla spietatezza e alla disperazione, . Ma non è questo a renderlo un personaggio oscuro. Il lavoro di Spielberg di ridimensionamento della statura iconica dice che il vero lato oscuro di un'immagine pubblica è, letteralmente, la sua dimensione invisibile, oltre l'ufficialità della tradizione, il controcampo privato
Per Spielberg e per lo sceneggiatore Tony Kushner, Lincoln è, prima di ogni altra cosa, un narratore. Un affabulatore, certo, capace di incantare e piegare l'uditorio ai suoi voleri, al punto da far scappare ministri e consiglieri. Ma soprattutto un cantore, il depositario delle memorie e dei racconti orali di un popolo intero, l'uomo che tramanda storie, prima ancor di esser personaggio storico. È una sorta di grande vecchio attorno al cui focolare si raduna ancora una nazione ferita e spaventata, per ritrovare l'illusione di una guida saggia che sappia condurla oltre il mare in tempesta (proprio quello che angoscia Lincoln nel sogno iniziale), un baleniere senza paura (siamo tutti balenieri). C'era una volta… mi ricordo. Lincoln dà alla sua visione la forma di un racconto e dona la prospettiva di un'altra avventura. Se l'Abramo biblico è l'uomo che rinnova il patto con Dio, Lincoln è l'uomo che rinnova il patto con il popolo, cioè con il pubblico, chiedendogli di aver fede in lui, nella sua narrazione. Ed è disposto, pur di adempiere al patto, a sacrificare i suoi figli.
Sì, Lincoln è un politico realista fino alla spietatezza, fino alla disperazione, un idealista capace delle scelte più disincantate, di macchinazioni sorprendenti. Ma non è questo a renderlo un personaggio oscuro. Il lavoro di Spielberg di ridimensionamento della statura iconica dice che il vero lato oscuro di un'immagine pubblica è, letteralmente, la sua dimensione invisibile, oltre l'ufficialità della tradizione, il controcampo privato. Spielberg riprende Lincoln sempre a parte, al lato della storia, degli eventi. Ma anche a disagio negli affetti. Il rapporto con la moglie Mary Todd, straziata sino alla "follia" dalla morte del figlio William, e i conflitti con il primogenito Robert, deciso ad arruolarsi per dare il suo contributo alla causa della nazione, sono solo gli estremi punti di tensione nella vita di un personaggio costretto a conciliare i suoi due ruoli fondamentali: padre della patria e padre della famiglia. Chiuso nelle stanze oscure della Casa Bianca, ben lontano dai dibattiti accesi che scatenano putiferi nel Congresso, Lincoln, nonostante l'amore del popolo, sconta il peso della sua solitudine. Che diviene magnificamente insostenibile quando deve dettare al generale Ulysses Grant il messaggio con cui rifiuta di accogliere i commissari sudisti venuti a negoziare la pace. O nel momento in cui il suo domestico negro lo vede allontanarsi, andare incontro al suo destino. Ecco. Come il profeta nell'orto del Getsemani, Lincoln è già morto, una voce senza carne, il protagonista assente del film. Per questo non ha senso farci vedere la sua morte. E solo per questo l'interpretazione di Daniel Day-Lewis è straordinaria: rendendo trasparente se stesso, rende trasparente anche Lincoln. Un fantasma che si aggira nel buio della Storia.
Spielberg prova ancora a raccontarci la storia segreta, quella che Redford ci nega, facendocela solo intuire, per uno slancio del cuore e dell'intelligenza nell'ultimo The Company You Keep. Ma è sempre quello che conta. Dire la verità. E non è un caso che, come in un reverse della storia e del cinema, Lincoln si fermi proprio lì dove inizia The Conspirator, con l'assassinio del Presidente. La parola, la voce di Lincoln si disperderà nelle babele delle lingue, il suo realismo magico diventerà cinismo e la vista oscurata di Mary Surratt non riuscirà più a distinguere la forma delle cose. Ucciso il tiranno, è il caos del Logos. Bene. Non importa cosa mostrare. Redford filma l'attentato, Spielberg no. Quello che conta è rifondare, anche nell'imperfezione dell'immagine, la verità della Storia, delle storie.
Titolo originale: Id.
Regia: Steven Spielberg
Interpreti: Daniel Day-Lewis, Tommy Lee Jones, Sally Field, Joseph Gordon Levitt, David Strathairn, James Spader, Jared Harris, Hal Holbrook
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 150'
Origine: USA, 2012
avevo postato un commento, non so che fine abbia fatto. Suggerivo, per il rapporto con la storia, di leggere Storia del popolo americano di Zinn. Paragonavo l'uscita di E.T. dal film a quella di Lincoln. Suggerivo di rivedere Nascita di una nazione. Paragonavo la performance in questo film di Daniel Day Lewis con quella de Il Petroliere, sempre di America si parla….Quanto a The conspirator per quanto ingenuo, lo preferisco a Lincoln. Lascio a voi la poesia delle immagini, private di qualsiasi potenziale trasformativo rispetto ad un rapporto corretto con la storia.
Giusto una precisazione: quello del finale non è il discorso di Gettysburg (1863) ma il secondo discorso inaugurale (1865).
Mi è sembrata tutt'altro che ridimensionata la statura iconica di Lincoln in questo film, anzi mi è parso uno spottone pro-Obama mascherato da film storico. Una figura ieratica, quasi sacrale (la scena finale sul letto con le candele…). Mah, avrò visto un altro film…
Sì è vero, è il secondo discorso inaugurale. Quello di Gettysburg è citato all'inizio dai soldati. LI ho sovrapposti. Grazie.