"L'intervallo", di Leonardo Di Costanzo
Tutto in una giornata. Una gran bella rivelazione che ha l'immediatezza del documentario nel modo in cui i dialoghi sembrano quasi rubati dalla vita vera ma anche una dimensione gotica che trasforma l'edificio abbandonato in un luogo incantato e spettrale il quale sembra allungarsi, estendersi, rivelare parti nascoste. I due protagonisti hanno un magnetismo che cattura lo sguardo appena appaiono sullo schermo, anche da lontano
Sospeso tra la luce e il buio, caratterizzato da una fotografia sporca, che nasconde anche dettagli nella penombra (il punteruolo per fare le granite, le 50 euro), L'intervallo è un film sull'attesa ma anche sull'illusione di una fuga non tanto fisica ma soprattutto mentale. Ecco così che fuori da un modo di filmare lo spazio che rifugge ogni teatralità, il luogo sembra allungarsi, estendersi, rivelare continuamente delle zone nascoste, mettendo frequentemente i protagonisti in una posizione decentrata, utilizzando anche la profondità di campo per mostrare, ancora più che attraverso le parole, la complicità che sta nascendo tra loro.
C'è certamente la mano del documentarista. Pur essendo scritti, i dialoghi sembrano rubati, afferrati proprio lì sul momento, alimentando spesso una tensione che si respira, una rabbia implosa, anche in una gestualità che può essere ricercata come nello schiaffo tra Salvatore e un uomo del boss. Ma al tempo stesso c'è dentro anche una dimensione quasi gotica, che fa sentire presenze fantasmatiche (la ragazza incinta che si è suicidata) o nello slancio straordinario dei due su una barca in cui lei finge di stare a "L'isola dei famosi". Lì fuori c'è un altro mondo, quello della realtà. Lì dentro invece ce ne sta un altro, incantato e spettrale, dove il rumore dei passi rimbomba, dove si avverte quel vuoto attraente che sta sotto di loro. Di Costanzo riesce a farli convivere con sorprendente spontaneità grazie anche al magnetismo dei due giovanissimi interpreti Alessio Gallo e Francesca Riso, che sembrano catturare lo sguardo della macchina da presa anche quando sono distanti rispetto all'obiettivo e si può sentire la loro presenza anche se sono fuori-campo. E lì in quel buio, prima della notte, c'è tutta la loro proiezione (anche cinematografica) del loro desiderio.
Mi permetto di far notare che il film "L'orchestra di Piazza Vittorio" non è di Leonardo Di Costanzo.
@giorgio a me risulta che L'orchestra di Piazza Vittorio è effettivamente di Leonardo Di Costanzo (riprese in tunisia) firmato in coppia con Alessandro Rossetto (riprese in argentina) fonti: catalogo anica e scheda film su festival di roma
@june a me invece risulta che il film è stato diretto da Agostino Ferrente, questo il link del sito ufficiale dell'orchestra http://www.orchestradipiazzavittorio.it/?page_id=19. Volendo si puo' scaricare il cast e credits completo:
Regia e sceneggiatura – Agostino Ferrente
Collaborazione alla sceneggiatura – Massimo Gaudioso, Mariangela Barbanente, Francesco Piccolo
Di Costanzo ha codiretto L'orchestra di piazza Vittorio-diari del ritorno, una specie diciamo così di sequel.