L’invasione degli ultracorpi, di Don Siegel

Qui siamo in un mondo nuovo in cui il western va alla conquista di se stesso e poi si impadronisce in un solo colpo di fantascienza, thriller e horror. Capolavoro

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La piccola città degli Stati Uniti sembra essere preda di strani e inspiegabili fenomeni fantascientifici. Tutto ha inizio da diffuse e incontrollabili crisi di isteria che colpiscono ormai tutti i cittadini. Anche gli scienziati non riescono a dare una risposta plausibile a tali eventi, soltanto il dottor Miles arriva a scoprire qualcosa di incredibile. Esaminando il corpo di un suo caro amico, deceduto per cause poco chiare, non trova tracce della vita passata: nessuna ruga, nessuna cicatrice, niente sangue. Qualcosa di ultraterreno sembra essersi impossessata dei corpi e della mente degli abitanti della Terra.

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Qui siamo in un mondo nuovo, quel mondo in cui western va alla conquista di se stesso per poi attraverso l’azione si impadronisce in un solo colpo di fantascienza, thriller e horror, senza soluzione di continuità. Non poteva essere altrimenti con Don Siegel regista e Sam Peckinpah sceneggiatore non accreditato. Che forza, che decisione, che superba determinazione, senza neanche doversi ammazzarsi più di tanto per i cosiddetti effetti speciali che si confanno al genere.

A Santa Mira (il luogo di Halloween III) tutto viaggia su di un filo sottilissimo di tensione, terrore. Nelle bolle di sapone si nasconde probabilmente solo il desiderio di sconfinare dai soliti cliché dei mestieranti. Il romanzo di Jack Finney poi apre spiragli ulteriori di fantapolitica in cui il comunismo alieno ci ridurrebbe tutti uguali e senza possibilità di elevarsi. Ma Don Siegel è grande ed ancora più maestoso proprio quando deve fare i conti con un finale posticcio imposto dalla produzione e mostra tutta la sua genialità nel far credere a tutti che si tratta di un lungo flashback, in realtà ci si trova invischiati nella più fantastica e vigorosa visione da incubo del mondo e della società.

Quel remake del 1978 di Philip Kaufman sarebbe per molti il riscatto vero di una pellicola dalle grandi potenzialità mai davvero sfruttate fino in fondo da Don Siegel che avrebbe sperperato la potenza del messaggio globale custodito dall’opera, senza considerare invece che l’autore persegue soprattutto un’aspirazione fantascientifica e non propriamente spionistico-politica. Il finale consolatorio è soltanto un bluff, un temibile nascondiglio di pazza e sconsiderata sobrietà. È l’inquietudine che si prende possesso della scena, perché non credere ai “baccelloni” come la minaccia della perdita della propria identità a fronte del conformismo galoppante. Il finale, altro che consolatorio, è tra i più disperati della storia del cinema. La narrativa sarà asciutta, le immagini essenziali, ma i bozzoli come fagioli dell’orto, le architetture innaturali, rendono questa visione allegorica una chiamata alla corresponsabilità dell’imminente catastrofe, proprio quando il protagonista guarda in macchina, coinvolgendo ognuno di noi. Pozzo artesiano scavato sulla crosta dell’inconscio.

Liberato da zavorre ideologiche (confutate anche da Jack Finney, autore del libro), rimane un incubo sulla disumanizzazione, secco nel mostrare gli eventi, contrastato nell’uso delle luci, immerso in una straniate profondità di campo che ne amplifica il clima paranoide. È la sindrome di accerchiamento, paradigma ineccepibile di come un nocciolo forte, un’idea semplice possa produrre livelli molteplici di lettura, prescindendo dalla loro coerenza e interpretabilità: ancora potenza espressiva del noir anni ’40. In questa memorabile e abulica concezione della vita, colui che legge il contatore del gas, Sam Peckinpah, ci guida a declinare il solito tema del pericolo “esterno” in una forma originale,una forma ultra, per cui importa poco quanto questa storia sia un punto di riferimento, un punto di partenza per tutti. Resta la consapevolezza che i reali ultracorpi siano schegge di generi filmici, invasori dallo spazio e del nostro immaginario apocalittico.

 

Titolo originale: Invasion of the Body Snatchers
Regia: Don Siegel
Interpreti: Kevin McCarthy, Dana Wynter, Carolyn Jones, Larry Gates, King Donovan, Jean Willes, Sam Peckinpah
Durata: 80’
Origine: USA, 1956
Genere: fantascienza, Horror, Thriller

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (2 voti)
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